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Un secondo per l’eternità

La vittoria di Alinghi ha suscitato forte entusiasmo sulla stampa elvetica swissinfo.ch

La vittoria numero due di Alinghi nella Coppa America non è una sorpresa, ma fa comunque sensazione: la vela non si annovera infatti tra gli sport tradizionali elvetici.

Per i media, Alinghi ha costruito il suo trionfo più sull’aspetto tecnologico che su quello sportivo. In molti sottolineano come la vela rispecchi l’innovazione elvetica.

Lo strepitoso successo di Alinghi nella 32esima edizione della Coppa America, con quella vittoria nell’ultima corsa strappata ai neozelandesi per un solo secondo – «Un secondo per l’eternità», come titola il romando Le Temps – occupa mercoledì le prime pagine e gli editoriali della gran parte della stampa elvetica.

«Mille emozioni ed un finale da togliere il respiro», scrive il giornale ticinese La Regione, che sottolinea come gli spettatori abbiano assistito ad uno spettacolo «allo stato puro». Nei 156 anni di storia della Coppa – rammenta la Neue Zürcher Zeitung – non si è mai assistito ad una regata così combattuta.

Per la Tribune de Genève, ad essere cambiato è addirittura il destino degli svizzeri: «Il nostro futuro si trova in mare», annota, evidenziando che la Svizzera ha vinto una delle competizioni «più grandi e prestigiose» dello sport. L’intensità straordinaria delle sette gare – aggiunge il vodese 24 Heures – «rimarrà nella storia della vela».

La fortuna non basta, avverte la Tribune de Genève, secondo cui il team capitanato dal miliardario ginevrino Ernesto Bertarelli ha dato prova di «un ingegno svizzero», combinando modernità, organizzazione, eccellenza, precisione e costanza.

Ci manca solo… il mare

Per il bernese Der Bund, la vittoria di Alinghi rappresenta «un’eccellente carta da visita per il paese», mentre il Corriere del Ticino sottolinea che la squadra, centrando e difendendo con successo la Coppa America, «ha dato ulteriore lustro alla Svizzera».

Secondo Der Bund, Alinghi è come la Svizzera: «È un team che deve difendersi da forti concorrenti e che può esistere solo se si apre a culture e persone diverse».

Una multiculturalità messa in evidenza anche dal foglio ticinese: «Il nostro paese ha fatto dell’unione tra genti di differenti culture e lingue la sua forza e la stessa cosa è avvenuta nella grande vela da competizione grazie ad Alinghi».

«Una vittoria di Alinghi è pure una vittoria per la Svizzera», riassume la Neue Luzerner Zeitung.

L’unica cosa che ora manca alla «nazione velistica numero 1», titola ironicamente il Blick, è …un mare.

Tecnologia sopra lo sport

Nonostante tra i 17 membri dell’equipaggio di Alinghi ci fosse solamente uno svizzero (Bertarelli) – osserva il Tages Anzeiger – la Svizzera ha giocato un ruolo fondamentale nella vittoria grazie alla sua tecnologia di punta. Fondamentale, sottolinea il quotidiano zurighese, è stata la collaborazione con il Politecnico federale di Losanna per la costruzione della barca.

Alinghi non è quindi soltanto una squadra cosmopolita, un mix di talenti diversi, ma pure un «laboratorio dell’eccellenza tecnologica», scrive Le Temps. 24 Heures si spinge oltre, parlando del trionfo di Alinghi come della prova «dell’eccellenza della ricerca» condotta in Svizzera.

Reazioni in Nuova Zelanda

Nella stampa internazionale l’entusiasmo appare (ovviamente) più contenuto, sebbene i giornali esteri abbiano concesso molto spazio alla vittoria elvetica di Valencia.

Per lo spagnolo El Pais, quella di martedì è stata «la più bella, la più brillante, la più popolare e la più drammatica» finale della sotria della Coppa America.

Sul suo sito internet, il Washington Post rileva che Alinghi «è di nuovo signora dell’oceano». E questo nonostante la Svizzera sia una paese «tradizionalmente associato alla neve e allo sci». C’è tuttavia voluto l’aiuto degli «dei del tempo», osserva il britannico The Independent.

Sulla sua versione online, La Repubblica evidenzia invece il duro lavoro e i «quattro anni di sacrifici» che stanno alla base del successo di Alinghi. Il giornale sportivo italiano Gazzetta dello Sport ricorda dal canto che se la Svizzera continua ad essere una potenza mondiale della vela, il merito è anche della «truppa kiwi che nel 2000 decise di trasferirsi sotto il Cervino per cercare di portare finalmente in Europa la Coppa».

Un’opinione condivisa anche da un internauta che sul sito del New Zealand Herald sostiene che se «Alinghi avesse fatto ricorso solamente a degli svizzeri, non avrebbe potuto vincere la Coppa America».

swissinfo, Luigi Jorio

In sette anni Alinghi ha vinto una scommessa folle: entrare nell’Olimpo della vela e restarvi. E le tappe salienti della marcia trionfante.

Maggio 2000: Il miliardario ginevrino Ernesto Bertarelli, erede di una ricca famiglia, assume il timoniere neozelandese Russel Coutts e l’architetto navale Rolf Vrolijk.

Maggio-giungo 2001: Da “Swiss Challenge”, la sfida svizzera diventa “Alinghi” e nel cantiere navale di Vevey inizia la costruzuione dell’imbarcazione.

19 gennaio 2003: Nella finale della Louis-Vuitton Cup, gli svizzeri battono gli americani di Oracle e diventano gli sfidanti del Team New Zealand.

2 marzo 2003: Alinghi sconfigge 5 a 0 i neozelandesi di “Black Magic” e diventa la prima squadra europea – e la prima di un paese senza mare – a conquistare la Coppa America. Dopo 152 anni, il trofeo torna nel Vecchio continente.

26 novembre 2003: Valencia viene scelta come luogo delle regate 2007.

23 giugno 2007: Inizia la 32esima Coppa America; Alinghi, che deve difendere il titolo, affronta Emirates Team New Zealand.

3 luglio 2007: Vincendo la settima regata e portandosi sul 5 a 2, Alinghi conquista la sua seconda Coppa America. La prossima edizione si terrà probabilmente nel 2009.

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