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75 anni del Consiglio d’Europa: cosa fanno le svizzere e gli svizzeri a Strasburgo?

Edificio
Il Consiglio d'Europa di Strasburgo viene spesso confuso con il Parlamento europeo dell'UE. Non è sorprendente anche perché quest'ultimo ha sede nell'edificio vicino. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

Il Consiglio d'Europa finisce raramente in prima pagina. Di recente, però, ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro dopo aver bacchettato la Svizzera rea di non fare abbastanza per contrastare il riscaldamento globale, dando ragione alle "Anziane per il clima". Ma cos'è il Consiglio d'Europa e cosa fanno lì le politiche e i politici svizzeri?

La notte sta cedendo il passo al giorno alla stazione di Basilea. Sibel Arslan raggiunge il binario con un caffè in mano. È già il secondo della giornata. La deputata dei Verdi non ha dormito molto.

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L’ultimo appuntamento si è concluso alle 23:00. “Va bene se viaggiamo in seconda classe?”, chiede la consigliera nazionale. La destinazione del viaggio in treno è Strasburgo. L’esperta di politica estera fa infatti parte del Consiglio d’Europa. Mentre fuori dal finestrino si vedono scorci della piana dell’Alsazia e i Vosgi, Arslan dà un’ultima letta al programma del giorno, che ha già studiato con attenzione nei giorni scorsi.

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Le giornate della consigliera nazionale dei Verdi Sibel Arslan sono lunghe nella settimana in cui la sessione parlamentare svizzera si sovrappone a quella del Consiglio d’Europa. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

È una settimana carica di appuntamenti per la delegata svizzera al Consiglio d’Europa. La sessione straordinaria del Parlamento svizzero si è sovrapposta alla sessione primaverile del Consiglio d’Europa. Inoltre, a Strasburgo i riflettori sono puntati sull’ex consigliere federale Alain Berset, che si è candidato alla carica di segretario generale. Da settimane, la delegazione svizzera è quindi impegnata a fare campagna elettorale per il politico socialista.

Il Consiglio d’Europa è definito il “guardiano dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto”. Fondato nel 1949, dopo la Seconda guerra mondiale, il suo obiettivo principale è promuovere una pace duratura in Europa.

Riunisce tutti gli Stati europei che si dichiarano democratici, una definizione che lascia molto spazio all’interpretazione, come evidenzia il fatto che anche Paesi come l’Azerbaigian si considerano tali. Tuttavia, è importante notare che la delegazione dell’Azerbaigian è stata esclusa dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa per almeno un anno all’inizio del 2024. Attualmente, la Bielorussia, lo Stato della Città del Vaticano e la Russia – esclusa nel 2022 – sono gli unici Paesi europei a non far parte del Consiglio d’Europa.

I 46 Stati membri hanno firmato la Convenzione europea dei diritti umani, la cui attuazione viene controllata dalla Corte europea dei diritti umani, un tribunale sovranazionale. Le decisioni della CEDU devono essere applicate dagli Stati membri e dai loro tribunali. Inoltre, le persone residenti nei Paesi membri possono far valere i loro diritti umani davanti alla CEDU.

I Governi dei 46 Stati membri, solitamente rappresentati dai loro ambasciatori e dalle loro ambasciatrici, si riuniscono nel Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. Tutti gli Stati membri inviano i loro rappresentanti all’Assemblea parlamentare. Le missioni di osservazione elettorale sono un importante elemento di controllo.

Dal 1963 nel Consiglio d’Europa, dal 2022 nell’ONU

Ora che sta per festeggiare i suoi 75 anni di esistenza, il Consiglio d’Europa ha catturato l’attenzione di molte persone in Svizzera. Infatti, all’inizio di aprile, la Corte europea dei diritti umani (CEDU, organo del Consiglio d’Europa) ha dato ragione all’associazione “Anziane per il clima” e ha condannato la Svizzera, accusata di non fare abbastanza per ridurre l’emissione di gas serra.

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Dopo la sentenza, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha chiesto di uscire dal Consiglio d’Europa. Per alcuni esponenti del partito, la Svizzera, essendo un Paese non membro dell’Unione europea, non dovrebbe occuparsi di questioni di politica europea. Tuttavia, dal 1963 la Confederazione fa parte del Consiglio d’Europa, ed è membro delle Nazioni Unite dal 2002.

Il treno regionale continua la sua corsa senza intoppi mentre Sibel Arslan si racconta. La prospettiva di entrare nel Consiglio d’Europa è stata “una delle motivazioni” che l’hanno spinta a fare politica a livello nazionale e a candidarsi per il Parlamento a Berna. Durante i suoi studi in legge è rimasta colpita dall’importanza di questa istituzione per la difesa dei diritti umani e dello Stato di diritto. Una volta diventata membro del Consiglio d’Europa l’ha sorpresa l’intensità dell’attività a Strasburgo.

Rispetto a Berna, “durante la settimana di sessione si corre da un appuntamento all’altro”. Anche da un punto di vista linguistico è richiesta una grande flessibilità: durante il primo giorno di sessione si è espressa in sei lingue diverse e la stesura dei discorsi in inglese richiede molto tempo. Una sensazione confermata da tutte le persone con cui abbiamo parlato durante la nostra permanenza a Strasburgo.

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Sibel Arslan afferma che la possibilità di far parte della delegazione svizzera al Consiglio d’Europa è stata per lei un incentivo a entrare nella politica nazionale. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

I ringraziamenti dell’ÖVP alle Anziane per il clima

Molti politici e politiche ci ricordano inoltre che il Consiglio d’Europa viene spesso confuso con il Parlamento europeo dell’UE. È un fatto che non sorprende, visto che davanti alla sede del Consiglio d’Europa sventola la bandiera blu con le 12 stelle. Inoltre, le due istituzioni si trovano a due passi l’una dall’altra. A favorire la confusione ci pensa infine una ristrutturazione che obbliga l’Assemblea del Consiglio d’Europa a riunirsi nella sala del Parlamento dell’UE.

Il dibattito di questa mattina è incentrato sulla protezione dell’ambiente e degli oceani. Anche Arslan prende la parola. Molti relatori e relatrici fanno riferimento alla sentenza della CEDU che ha riconosciuto la protezione del clima come un diritto umano, dando ragione alle “Anziane per il clima”. In Svizzera, la sentenza ha suscitato aspre reazioni, soprattutto tra i partiti del centro e della destra, mentre quelli rosso-verdi l’hanno definita storica.

A Strasburgo, i commenti hanno un tono parzialmente diverso. Ad esempio, Andrea Eder-Gitschthaler del Partito popolare austriaco (ÖVP) si congratula per “lo storico successo delle Anziane per il clima”. Come rappresentante delle persone della terza età è grata alle “Anziane per il clima”.

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La politica conservatrice austriaca Andrea Eder-Gitschthaler ringrazia l’associazione svizzera “Anziane per il clima” per la denuncia presentata durante la sessione plenaria dell’Assemblea del Consiglio d’Europa. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

Durante le votazioni, le dichiarazioni sulla protezione degli oceani e dell’ambiente trovano ampie maggioranze. L’Assemblea del Consiglio d’Europa non elabora leggi: i suoi testi sono scritti in un linguaggio più comprensibile rispetto a quello giuridico, ma non sono vincolanti e il loro impatto varia di volta in volta, a seconda del tema affrontato.

Damien Cottier: “Questa istituzione è sottovalutata”.

Damien Cottier, politico svizzero del Partito liberale radicale (PLR, destra), critica l’interpretazione “troppo politica” dell’articolo 8 – il diritto alla vita privata e familiare – da parte della CEDU. Nonostante ciò, considera benefico il processo innescato dalla Corte. “Tutte le sentenze importanti della CEDU hanno stimolato il dibattito”.

La Svizzera è ora tenuta a dimostrare di fare abbastanza per la protezione del clima. Inoltre, tutte le persone degli Stati membri possono ora ricorrere alle vie legali se ritengono che il loro Paese violi i diritti umani in base alla sentenza della CEDU.

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Damien Cottier, politico del PLR, in questi giorni è sempre pronto a distribuire un volantino a supporto della candidatura di Alain Berset come Segretario generale del Consiglio d’Europa. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

In questi giorni, Cottier è impegnato a distribuire volantini a sostegno della candidatura di Alain Berset. Il consigliere nazionale e il capogruppo del PLR nel Parlamento svizzero è una delle voci più entusiaste e attive nel Consiglio d’Europa. “Questa istituzione è sottovalutata. Abbiamo bisogno di più Consiglio d’Europa”, afferma Cottier, sottolineando il suo ruolo cruciale per attenuare le tensioni tra Serbia e Kosovo ed evitare ulteriori conflitti.

Qui lo scambio di idee ha un valore diverso rispetto a quello che si vive sulla scena internazionale come alle Nazioni Unite o all’OCSE. Quando a prendere la parola è Claude Wild, l’ambasciatore svizzero al Consiglio d’Europa, lo fa a nome dell’intero Paese.

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La sede del Consiglio d’Europa è grande e labirintica. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

“Quando esprimo un’opinione, non rappresento la Svizzera, ma la mia posizione come parlamentare svizzero”, aggiunge Cottier, un fatto che gli permette di trattare argomenti troppo delicati per il Governo elvetico. Ad esempio, il politico PLR ha votato a favore della risoluzione, adottata all’unanimità, per la creazione di un tribunale speciale per i crimini perpetrati durante l’aggressione contro l’Ucraina, una posizione che la Svizzera difficilmente avrebbe potuto assumere.

“Blabla e tanta carta”

Cottier è convinto che, se la Russia fosse una democrazia, non ci sarebbe stata una guerra di aggressione contro l’Ucraina. “Due democrazie non si affrontano in guerra. La protezione della democrazia è il nostro compito principale a Strasburgo”. Tuttavia, ammette che spesso le parole rimangono tali, riducendosi a un “blabla e tanta carta”. “Le organizzazioni multilaterali sono sempre inefficienti. Ma qui i Paesi si parlano, anziché farsi la guerra, e questo è ciò che conta”.

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I corridoi del Consiglio d’Europa sono lunghi, spostarsi richiede tempo. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

Alfred Heer: “Dare un consiglio qui e là”.

Oltre a Berset, il candidato più promettente per il posto di segretario generale è il politico belga e commissario europeo Didier Reynders, che appartiene al gruppo liberale ALDE, di cui Cottier è addirittura tesoriere. È sorprendente che, oltre ai delegati svizzeri del PLR, anche i delegati dell’UDC siano membri del gruppo, un fatto che ha ragioni storiche. Tra i conservatori, tuttavia, ci sono anche partiti con cui l’UDC ha forti divergenze, spiega Alfred Heer. Il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro è presidente della delegazione svizzera al Consiglio d’Europa.

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Il consigliere nazionale dell’UDC Alfred Heer è presidente della delegazione parlamentare svizzera presso il Consiglio d’Europa. Vera Leysinger / SWI swissinfo.ch

L’entusiasmo di Heer nei confronti dell’istituzione europea è piuttosto tiepido. “Non tifo certo per il Consiglio d’Europa”, dice. “Vengo da un Paese neutrale. Il mio obiettivo è ascoltare e dare qualche consiglio qui e là”. Mentre risponde alle nostre domande, Alfred Heer segue il dibattito sul conflitto a Gaza tramesso sugli schermi. Le sue giornate sono fitte di appuntamenti. Come presidente della delegazione svizzera è impegnato tutta la settimana a Strasburgo per “promuovere la candidatura di Berset”, anche a margine del pranzo con il principe del Liechtenstein. È piuttosto strano che un esponente dell’UDC suoni la grancassa a favore dell’ex consigliere federale socialista e ministro della salute, che alcuni leader della destra conservatrice in Svizzera avevano etichettato come “dittatore” durante la pandemia.

Heer è però sicuro di una cosa: “Berset è la persona giusta. Come politico svizzero sa come funziona la nostra democrazia. L’alternativa sarebbe un commissario dell’Unione europea proveniente da Bruxelles”. Per Heer, il motivo principale per cui ha senso che la Svizzera sieda nel Consiglio d’Europa è promuovere l’idea di democrazia svizzera, ad esempio tra le Repubbliche dell’ex Unione sovietica. “I diritti umani sono molto avanzati da noi, quasi troppo”.

Doch Heer ist in der Frage sehr klar: “Berset ist gut. Als Schweizer weiss er, wie die Demokratie funktioniert. Die Alternative wäre ein EU-Kommissar aus Brüssel.”

Das ist für ihn der Hauptgrund, warum es aus Schweizer Sicht Sinn macht, im Europarat mitzumischen: Das Schweizer Verständnis für Demokratie anderen zu vermitteln, etwa früheren Sowjetrepubliken. “Bei uns sind die Menschenrechte schon sehr entwickelt, fast überentwickelt.”

12 milioni ben investiti

Il Consiglio d’Europa riveste un’importanza cruciale “per Paesi in conflitto come l’Armenia e l’Azerbaigian”. La Convenzione dei diritti umani offre la possibilità alle persone perseguitate e agli oppositori politici di intentare azioni legali presso la CEDU.

Stando a Heer, le dichiarazioni e le richieste politiche del Consiglio d’Europa lasciano il tempo che trovano. “Come organizzazione politica non ha alcun peso”, afferma il parlamentare dell’UDC. Gli Stati Uniti d’America e la NATO sono gli attori principali che influenzano gli equilibri globali. Il Consiglio d’Europa ha una sua ragione d’essere come piattaforma di dialogo e come ente responsabile delle missioni di osservazione durante le elezioni. Per Heer, questi compiti giustificano l’importo di circa 12 milioni di franchi versati dalla Svizzera.

D’altra parte, Heer comprende molto bene perché alcuni esponenti del suo partito abbiano chiesto che la Svizzera si ritiri dal Consiglio d’Europa dopo la sentenza della CEDU. “Ma finché vi facciamo parte, possiamo esprimere le nostre critiche”, dice mentre si dirige a grandi passi verso la sala per seguire il dibattito dal vivo.

A cura di David Eugster

Traduzione: Luca Beti

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