
La commissione dei diritti umani dell’Onu condanna Israele

Sarà creata una commissione d'inchiesta sulle violazioni commesse dallo Stato ebraico nei territori palestinesi. A Ginevra approvata l'istituzione voluta dai Paesi arabi di una commissione sui crimini di guerra. Durissima la reazione di Israele.
Fino all’ultimo si è tentata la soluzione di compromesso per non arrivare a uno scontro frontale sulla condanna delle violenze tra israeliani e palestinesi scoppiate oltre 20 giorni fa nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Poi giovedì sera, dopo l’ennesimo tentativo di raggiungere un consenso, la diplomazia ha lasciato spazio alla legge dei numeri.
La Commissione dell’Onu per i diritti umani, riunita da martedì in seduta straordinaria per esaminare la situazione in Medio Oriente, ha votato la risoluzione di censura di Israele avanzata dai Paesi arabi e islamici. Non c’era più tempo per un salvataggio in extremis. Alle 22 la seduta doveva essere tolta. E così il testo che denuncia lo Stato ebraico per “crimini di guerra” e per “crimini contro l’umanità” è stato approvato da una maggioranza di 19 voti (16 contrari e 17 astensioni).
Gli Stati arabi, appoggiati da Cina e Cuba, sono riusciti a strappare una vittoria per soli tre voti e grazie all’alto numero di astensioni tra i Paesi in via di sviluppo. A votare contro sono stati i Paesi europei insieme a Stati Uniti, Canada e Giappone. Più intransigenti gli americani, tradizionali alleati di Israele (e che si erano opposti alla convocazione della sessione straordinaria), più disponibili al dialogo i Quindici, nonostante le iniziali diversità divedute.
Sono stati proprio i Paesi dell’Unione Europea a tentare, in extremis, dopo diverse sospensioni dei lavori nel tardo pomeriggio, di raggiungere un compromesso, cercando di smussare e moderare alcuni passaggi del testo proposto dal governo algerino. Ma la loro principale richiesta, quella di togliere il riferimento ai “crimini di guerra” contenuto nel preambolo del progetto di risoluzione, un riferimento giudicato “eccessivo” anche da Jean-Daniel Vigny, rappresentante della Svizzera – che siede nella Commissione come Stato osservatore non membro Onu insieme a Santa Sede e Palestina – non è stata accolta.
Mentre, sembra, da alcune fonti diplomatiche, che i rappresentanti arabi sarebbero stati disposti a rinunciare alla commissione d’inchiesta, che secondo l’Occidente “rischia di essere un duplicato di quella già decisa martedì a Sharm el Sheich”.
Ecco i punti principali della risoluzione: creazione di una commissione d’inchiesta in materia di violazione dei diritti umani (che sarà composta da 5 membri); invio “urgente” dell’Alto commissario per i diritti umani Mary Robinson nei territori occupati palestinesi; invio di sette rappresentanti speciali dell’Onu (ognuno per una specifica materia).
Dopo l’approvazione, salutata con un lungo applauso dai rappresentanti della Lega Araba e della Conferenza Islamica e dalle organizzazioni non governative, si sono scatenate le reazioni. L’ambasciatore francese (che ha la presidenza di turno della Unione europea) Philippe Petit ha detto che “questa risoluzione, invece di sostenere gli accordi (quello di Sharm el Sheich e quello esistente in seno all’Assemblea generale Onu nella riunione in corso a New York sul Medio Oriente), mette in pericolo la loro realizzazione”.
Dello stesso tenore gli Stati Uniti (Nancy Rubin): “Questo voto minaccia gli sforzi che la diplomazia internazionale sta facendo per rimettere in piedi il processo di pace. Il linguaggio usato stride con l’accordo raggiunto dalle due parti”.
Ancora più esplicito l’ambasciatore israelianoYaakov Levy alla conferenza stampa convocata al termine della seduta: “Una risoluzione inaccettabile, che non corrisponde alla realtà, così squilibrata e parziale che non merita neppure una discussione”. Sull’eventuale autorizzazione (e collaborazione) in occasione della visita della signora Robinson, il diplomatico ha detto “che deciderà il governo di Gerusalemme quando sarà avanzata la richiesta”. E poi, ricordando che la commissione di inchiesta e le missioni costeranno 840 mila dollari ha aggiunto malizioso “ecco come viene saggiamente speso il denaro delle Nazioni Unite….”.
Nell’ottica dei Paesi arabi si è invece trattato di una “vittoria per i diritti umani – ha detto l’algerino Mohamed -Salah Dembri in un successivo incontro con i giornalisti – e non solo per la causa palestinese”. Una decisione “che dimostra come i diritti del popolo palestinese sono stati presi in carico dalla comunità internazionale, come è avvenuto per Timor Est e per la Cecenia”.
I paesi occidentali, secondo l’egiziana Fayza Aboulnaga,”hanno perso un’occasione storica per mostrarsi imparziali e non applicare quel principio dei “due pesi e delle due misure “che sembra essere la regola anche nel campo di rispetto dei diritti umani”.
Maria Grazia Coggiola

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