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Hildebrand difende la politica monetaria della BNS

Il presidente della Banca Nazionale Svizzera (BNS) respinge le critiche riguardo agli ingenti acquisti di euro effettuati dell'istituto la scorsa primavera. Senza questo "aggressivo" intervento contro una forte rivalutazione del franco si sarebbe corso il rischio di una deflazione e di un tasso di disoccupazione dell'8%, afferma Philipp Hildebrand

La Banca Nazionale svizzera (BNS) presenta certo un “bilancio gonfiato con corrispondenti rischi”, ammette il presidente della BNS in un’intervista pubblicata sabato dal Tages Anzeiger e dal Bund. In aprile e in maggio l’istituto di emissione aveva acquistato consistenti quantità di euro al fine di evitare un franco troppo forte rispetto alla moneta europea. Malgrado questo intervento, l’euro ha perso il 10,7% del suo valore rispetto al franco nel primo semestre.

Conseguenza di questo intervento: le riserve in valuta della BNS sono nettamente aumentate. In luglio, le riserve erano di 219,3 miliardi di franchi con una tendenza al ribasso. Nel 2009 erano solo di 95 miliardi. Il massiccio acquisto di euro costituisce tuttavia, a detta di Hildebrand, la “scelta migliore”, dal momento che la Svizzera si attende per l’anno in corso una crescita economica del 2%, mentre la disoccupazione è in calo e la stabilità dei prezzi non è in pericolo.

Se la BNS avesse permesso un tasso di disoccupazione elevato e una deflazione “ciò non sarebbe stato conforme alla legge”, precisa Hildebrand, secondo il quale, se la Svizzera ha affrontato la crisi finanziaria meglio di molti altri paesi, ciò è dovuto non da ultimo alla politica della BNS.

Alla domanda rivoltagli per sapere se la Banca Nazionale abbia ancora un margine di manovra, il presidente risponde: “in ogni caso!”. Non ha voluto invece dire chiaramente se un intervento di una tale portata sia un’altra volta possibile. “In fin dei conti, è il mandato stabilito dalla legge che limite il nostro margine di manovra”.

swissinfo.ch e agenzie

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