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Il posto di segreti e scudi nei forzieri elvetici

Il presidente dell'ABT Claudio Generali ti-press

Presidente dell'Associazione bancaria ticinese, Claudio Generali ritiene che l'iniziativa per introdurre il segreto bancario nella Costituzione federale sia una risposta, sicuramente perfettibile, alle legittime e diffuse preoccupazioni.

Lanciata dalla Lega dei Ticinesi e dall’Unione democratica di centro (UDC) ticinese, l’iniziativa popolare ha incassato giovedì scorso il sostegno dell’Associazione bancaria ticinese (ABT).

Secondo gli operatori del settore riuniti in assemblea, l’iniziativa esprime in modo manifesto la palpabile preoccupazione della piazza finanziaria di Lugano – la terza per importanza a livello svizzero – e di molti cittadini.

D’altronde per decenni è stato detto e ripetuto che l’abolizione del segreto bancario a tutela dei forzieri elvetici, avrebbe avuto pesantissime ripercussioni sul piano economico e occupazionale. E non si può neppure rimanere indifferenti ai progetti di scudo fiscale formulati a livello europeo, Italia compresa.

Un segnale, non una provocazione

Claudio Generali non pensa che l’iniziativa possa essere direttamente una risposta alle pressioni estere, tuttavia costituisce un segnale politico. “Credo che ai diplomatici svizzeri che in queste settimane stanno negoziando una serie di accordi sulla doppia imposizione – spiega a swissinfo il presidente – possa far bene sapere che nel Paese qualcosa si stia muovendo”.

“Un segnale politico – aggiunge Generali – che può anche rappresentare un argomento negoziale da mettere sul tavolo delle trattative, senza che diventi una provocazione nei confronti dell’estero”. Una modalità, la provocazione, di cui la Svizzera è stata ed è bersaglio. Perlomeno a parole. Basti pensare al ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrück, che per mesi ha tenuto la Svizzera sotto il tiro di quella che Generali ha definito “un’inaccettabile missilistica verbale”.

“Vale la pena ricordarsi – continua il presidente dell’ABT – che in Germania a settembre ci saranno le elezioni. Se io fossi un ministro della SPD (Partito socialdemocratico, ndr), probabilmente mi profilerei sulle questioni fiscali, esattamente come sta facendo Steinbrück, che nel frattempo ha notevolmente ammorbidito i toni”.

La retorica e la razionalità

Mentre un ministro sembra riporre le armi nell’arsenale, ce n’è un altro che sfodera l’artiglieria: il ministro francese del bilancio Erich Woerth. Commentando sul foglio economico svizzero AGEFI l’iniziativa della Lega e dell’UDC sul segreto bancario, il ministro ha dichiarato che “iscrivere il segreto bancario nella Costituzione potrebbe costare molto caro alla popolazione elvetica”.

Ha poi aggiunto che se la Svizzera non imboccherà la strada scelta dalle altre nazioni “si esporrà a seri rischi: figurerà sulla lista nera dei paradisi fiscali e potrà essere oggetto di sanzioni” che saranno determinate dopo la riunione del G20 prevista in autunno.

Missilistica verbale in salsa francese? “Oggi per fare notizia tutti mezzi sono buoni. Non conosco il ministro francese e soprattutto non conosco quale sia la sua concezione di segreto bancario. Credo comunque che sia saggio – sottolinea Generali – prendere una certa distanza dalla retorica. E da quanto trapela dai primi risultati dei negoziati avviati, si evince che la situazione è meno preoccupante di quanto è stato temuto, detto e scritto. Personalmente sono e resto moderatamente preoccupato”.

Scudi fiscali dall’Italia e dall’Europa

Che dire allora dell’ipotesi di uno scudo fiscale europeo e in particolare italiano, dopo che il ministro italiano del Tesoro Giulio Tremonti ha dichiarato di volere stilare una lista nera tutta italiana? Per il momento la piazza finanziaria ticinese resta alla finestra. Allo stato attuale delle cose, un ulteriore scudo fiscale italiano non si può escludere; una sua introduzione non sarebbe di certo salutare.

A livello europeo, e in modo particolare nel nord Europa, il condono è una misura fiscale e patrimoniale poco praticata. Molto dipenderà, sottolineano gli esperti del settore, da come si svilupperanno le revisioni degli accordi bilaterali sulla doppia imposizione attualmente al centro di delicati e complessi negoziati.

Il punto centrale riguarda la definizione o ridefinizione di “sospetto concreto e fondato” di evasione fiscale in base al quale la Svizzera sarà tenuta a fornire le informazioni alle autorità fiscali di un determinato paese. Nella sua relazione davanti agli operatori della piazza luganese, Claudio Generali ha mostrato una certa serenità, ritenendo che sia stato “sgombrato il campo dalla richiesta di uno scambio automatico di informazioni”.

Un impulso partito da Sud

Se è vero che il segreto bancario fa parte in qualche modo dei simboli svizzeri, è altrettanto vero oltre San Gottardo l’iniziativa popolare della Lega e dell’UDC non suscita grande dibattito. “Per intanto il resto della Svizzera mantiene un profilo basso, anche perché l’iniziativa è partita dal Ticino. Ma prima di prendere posizione – precisa Claudio Generali – ho parlato a lungo con l’Associazione svizzera dei banchieri, che ha espresso soddisfazione”.

“E’ chiaro – aggiunge il presidente dell’ABT – che si tratta di un progetto che può e deve essere perfezionato. Ci sono aspetti dell’iniziativa che vanno chiariti a cominciare dal definire se si allude ad un segreto bancario che tiene conto dell’articolo 26 del codice di condotta dell’Organizzaziome per la cooperazione e lo sviluppo economico”, che impone l’assistenza amministrativa in materia fiscale.

L’adesione dell’ABT è soprattutto un atto dovuto nei confronti dei dipendenti del settore bancario e parabancario, secondo i quali una presa di distanza sarebbe stato un cattivo segnale. “Ricordo – conclude Generali – che il settore finanziario fornisce direttamente 120 mila posti di lavoro e indirettamente contribuisce al 12% del Prodotto interno lordo svizzero”.

Françoise Gehring, swissinfo.ch, Lugano

L’iniziativa intitolata “Difendiamo la Svizzera! Il segreto bancario nella Costituzione federale” è stata lanciata in marzo, poco prima che il Consiglio federale decidesse di allentarlo.

I promotori hanno tempo fino al primo ottobre 2010 per raccogliere le 100 mila firme necessarie.

L’Associazione Bancaria Ticinese (ABT) approva il lancio dell’iniziativa popolare per l’introduzione del segreto bancario nella Costituzione svizzera. L’ABT non vuole comunque aderire al comitato promotore.

L’ABT è cosciente che questa iniziativa presta il fianco a due tipi di obiezione. La prima è relativa alla presunta inopportuna tempistica, ora che il Consiglio federale ha avviato negoziati con diversi paesi in vista della revisione degli accordi di doppia imposizione fiscale che tengono conto del Codice di condotta OCSE.

La seconda poiché manifesterebbe non celata sfiducia nei confronti della volontà dell’autorità politica di difendere il principio, vastamente condiviso dall’opinione pubblica elvetica, della protezione della sfera privata.

Lugano è oggi quotata come la terza piazza finanziaria svizzera, dopo Zurigo e Ginevra. La posizione geografica di Lugano hanno reso possibile la formazione di un importante mercato finanziario grazie all’afflusso di ingenti capitali

Attualmente la piazza finanziaria ticinese occupa complessivamente (sommando cioè settore bancario e parabancario) oltre 15 mila persone. La massa patrimoniale gestita dalla banche in Ticino, è stimata a 400 miliardi di franchi.

In Ticino il settore finanziario rappresenta il 25% del Prodotto interno lordo del cantone Ticino e, a dipendenza delle annate, il 50% del gettito fiscale delle persone giuridiche.

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