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UBS a processo a Milano

Gli avvisi di garanzia sono stati emessi dopo la perquisizione delle sedi lombarde delle banche da parte della Guardia di Finanza di Milano. Keystone

Nuove nubi all'orizzonte per la banca elvetica. Dopo i problemi giudiziari negli Stati Uniti, UBS è chiamata, assieme ad altre tre banche, a rispondere di truffa contro la municipalità davanti a un tribunale di Milano.

Quello che comincia giovedì 6 maggio davanti a un giudice della quarta sezione penale del Tribunale di Milano è il primo processo penale per truffa ai danni di enti pubblici commessa da istituti di credito in Italia (e forse nel mondo se si esclude un precedente di una sentenza amministrativa in Inghilterra alla fine degli anni ’90).

Tredici le persone che siederanno sul banco degli imputati: undici funzionari delle quattro banche coinvolte (JP Morgan Chase, Deutsche Bank, la filiale di Londra di UBS e Depfa Bank) e due tecnici del Comune di Milano, l’ex direttore generale Giorgio Porta e il consulente Mauro Mauri, esperto della ristrutturazione del debito comunale.

I due funzionari sono considerati responsabili degli illeciti e sono stati rinviati a giudizio per truffa aggravata ai danni della municipalità milanese.

Gravi irregolarità

L’indagine, iniziata nel 2008, è stata condotta dal Procuratore aggiunto Alfredo Robledo, non nuovo a questo genere di indagini pilota. Suo è infatti il merito di aver fatto venire a galla lo scandalo dei T-red, i semafori truccati dalle amministrazioni comunali che facevano scattare il rosso due secondi dopo il giallo multando milioni di automobilisti.

A seguito della denuncia del vice presidente del Consiglio Comunale milanese Davide Corritore, grande esperto di finanza internazionale ed esponente del Partito democratico, il Pubblico Ministero ha fatto luce sulle gravi irregolarità commesse nell’emissione dei derivati da 1,685 miliardi di euro (2,4 miliardi di franchi) sottoscritti da Palazzo Marino tra il 2005 e il 2007.

Stando all’impianto accusatorio, le quattro banche avrebbero guadagnato circa 100 milioni di euro a danno della pubblica amministrazione al momento della conversione dei mutui del Comune di Milano in un’obbligazione trentennale con scadenza fissa non rimborsabile anticipatamente (bullet bond) e con la trasformazione del tasso di interesse da fisso a variabile (swap).

Truffa ai danni del Comune di Milano

In pratica, il Comune di Milano riceveva un prestito a tasso fisso dalle banche, impegnandosi a restituirlo in un’unica soluzione nel 2035, pagando nel frattempo alle banche un interesse variabile a seconda dell’andamento del mercato.

La procura ha sostenuto, nella sua richiesta di processo, che «gli indagati avrebbero detto falsamente che la struttura proposta al Comune avrebbe consentito una riduzione del valore finanziario delle passività totali a carico dell’Ente».

In realtà invece, sempre secondo l’accusa, il prodotto offerto a Palazzo Marino non rispettava il valore complessivamente nullo di uno swap all’atto della sua stipula, secondo la prassi e la condotta di mercato. La normativa infatti prevede che il valore del contratto sia nullo, ovvero i due contraenti devono partire dallo stesso livello.

Nella richiesta di rinvio a giudizio si contesta infatti, alle persone coinvolte, il reato di truffa in relazione alla falsa certificazione della «sussistenza della convenienza economica per l’ente territoriale ai fini di un’emissione obbligazionaria per la ristrutturazione del debito comunale in luogo della rinegoziazione dei mutui in essere spogliando dolosamente il Comune di Milano, nella stipulazione del contratto regolato dalla normativa inglese vigente, della tutela dovutagli in forza della qualificazione di ‘intermediate customer’ a esso spettante, violando, in particolare, i doveri normativamente sussistenti in capo a loro circa le protezioni da assicurare ai clienti così classificati».

La posizione delle banche

L’UBS difende l’operato dei tre funzionari coinvolti (tra cui Gaetano Bassolino, figlio dell’ex governatore della Campania) negando ogni addebito. «Nessuna truffa è stata perpetrata da parte di UBS, né da alcuni dai propri esponenti, ai danni del Comune di Milano», indica la banca elvetica.

«Le operazioni finanziarie oggetto dell’imputazione sono sempre state linearmente comunicate dalle Banche al Comune». Inoltre, aggiunge UBS, i costi di intermediazione praticati erano pienamente legittimi.

Sulla stessa linea di difesa anche la JP Morgan Chase, che conferma di volersi difendere con forza dalle accuse avanzate, certa che la solidità della sua posizione in relazione agli addebiti contestati verrà dimostrata nel corso del dibattimento.

«Riteniamo – comunica il gruppo statunitense – che i dipendenti di JP Morgan Chase coinvolti abbiano agito con professionalità e in modo appropriato».

Al processo, il Comune di Milano si costituirà parte civile per ottenere un adeguato risarcimento dei danni nei confronti di tutti gli imputati e delle banche responsabili di illeciti.

Michele Novaga, swissinfo.ch, Milano

L’UBS, che ha sede a Zurigo e Basilea, è la più grande banca svizzera e impiega circa 65’000 collaboratori.

Nel 2009 ha registrato una perdita di 2,7 miliardi di franchi e un deflusso netto di capitali pari a 147 miliardi. Il patrimonio in gestione ammonta ad oltre 2’200 miliardi di franchi.

È il terzo anno consecutivo che la banca chiude i propri conti con un disavanzo. Nel 2008 aveva accusato perdite record per oltre 20 miliardi di franchi, mentre nel 2007 l’eccedenza è stata di 4,4 miliardi.

L’ultimo anno positivo è stato il 2006, quando l’UBS aveva totalizzato un utile di 11,5 miliardi di franchi.

I dati del primo trimestre 2010 sono comunque incoraggianti: nei primi tre mesi dell’anno l’utile netto si è attestato a 2,2 miliardi.

Particolarmente esposta sul mercato statunitense dei crediti a rischio (subprime), UBS è stata una delle banche più toccate dalla crisi finanziaria del 2008.

La Confederazione è intervenuta aiutando UBS con un credito di 6 miliardi e con un piano per liberare la banca dai cosiddetti fondi tossici.

UBS è stata messa sotto pressione anche dal fisco USA che ha minacciato gravi ritorsioni contro la banca, accusata di aiutare cittadini statunitensi ad evadere le tasse.

Per evitare che UBS venisse trascinata in tribunale dagli Stati uniti, la Confederazione ha firmato, nell’agosto 2009, un accordo con le autorità americane.

L’intesa prevede la trasmissione al fisco USA dei dati relativi a circa 4’450 conti di cittadini statunitensi sospettati di frode o evasione fiscale.

L’attuazione dell’accordo è però stata messa in discussione: secondo il Tribunale amministrativo federale, la base legale per fornire assistenza amministrativa nei casi di sottrazione d’imposta grave e continuata è insufficiente.

Una versione rivista dell’accordo sarà sottoposta quest’estate al parlamento. Determinante sarà il voto dei socialisti, siccome l’Unione democratica di centro ha già annunciato la sua opposizione.

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