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Una spinta nel mondo del business per giovani innovatori

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Da un decennio, giovani imprenditori svizzeri possono beneficiare di un programma per partire col piede giusto nel mondo degli affari. Con un sostegno appropriato, possono entrare sul mercato più velocemente ed evitare di compiere costosi errori.

Il panetto d’impasto viene inserito nella parte superiore della macchina, si schiaccia un pulsante e oplà, in men che non si dica una fresca e calda tortilla esce dall’altra parte. Se il fondatore di questa start-up svizzera riuscirà ad aver successo, la sua invenzione potrebbe ritrovarsi nella vostra cucina.

Carlo Ruiz è uno dei venti giovani imprenditori che hanno preso parte questa settimana al corso Venture Leaders a Boston. Oltre ad impartire un insegnamento, l’obiettivo è anche di allacciare dei contatti negli Stati Uniti.

«La mia aspettativa è di imparare qualcosa sulla partnership e l’imprenditorialità nella costa est», indica Ruiz a swissinfo.ch. Il giovane imprenditore auspica anche di creare una rete con le «persone giuste», al fine di sondare il mercato per il suo prodotto e riuscire a convincere potenziali investitori.

Nel cosiddetto team nazionale di start-up svizzere che si reca negli USA, vi sono persone che vogliono ad esempio sviluppare protesi a buon mercato per i paesi in via di sviluppo, farmaci contro il cancro o aiutare i contadini a risparmiare sui loro acquisti attraverso una rete online.

Il corso Venture Leaders è organizzato da venturelab, una società che accompagna giovani imprenditori nei settori dell’industria tecnologica e dei servizi. Il progetto, che fa parte di un programma della Commissione federale per la tecnologia e l’innovazione (CTI), è concepito per tramutare le idee in realtà commerciale, spiega Jordi Monserrat, responsabile della venturelab.

«Devono anche imparare a vendersi e a vendere la loro innovazione, anche se si trova ancora a uno stadio precoce e non è completamente finita; in questo modo potranno adattarla al mercato», rileva.

Secondo Monserrat, i potenziali imprenditori devono anche rendersi conto della necessità di effettuare consegne in modo tempestivo, imparare a prendere dei rischi e a pensare in grande e a livello internazionale.

«La Svizzera ha solo otto milioni di abitanti e il mercato è quindi limitato. Malgrado ciò, le aziende mantengono un vincolo stretto con il paese, per ragioni personali o per i legami con il mondo accademico», prosegue il responsabile di venturelab.

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Arnaud Bertrand, cofondatore di un sito web per l’affitto di case di vacanza, è uno degli alunni di Venture Leaders che ha avuto più successo. Grazie a un finanziamento di 60 milioni di dollari, dalla sua base di Losanna è riuscito ad espandersi a Londra e in Portogallo.

Beneficiario di un fondo destinato a finanziare iniziative innovative, sovvenzionato da enti privati e da un gruppo farmaceutico, Bertrand spiega che il ‘coaching’ lo ha aiutato a focalizzarsi molto di più sul business plan.

«Abbiamo deciso di fare meno di quanto prevedevamo inizialmente e ciò si è rivelato pagante», osserva. «Se avessimo invece cercato di fare tutto ciò che avevamo pianificato, sarebbe stato un errore, poiché non avremmo avuto le risorse necessarie».

Fabrice Moscheni, un allievo di NETS, l’antenato di Venture Leaders, è dello stesso avviso. «I corsi servono per ricordare ai partecipanti ciò a cui bisogna prestare attenzione quando si crea una ditta. Aiutano ad ottimizzare il processo di decisione», spiega.

Per Bertrand, senza il ‘coaching’ ci sarebbe voluto più tempo per capire cosa non sarebbe funzionato. Ciò non significa tuttavia che i corsi possono sostituire l’esperienza di vita reale.

«È senz’altro utile sapere come evitare certe situazioni», aggiunge. «D’altra parte un imprenditore è qualcuno che non ascolta ciò che gli altri hanno da dire, poiché se lo fa probabilmente non si tufferebbe in una simile attività».

Moscheni ritiene dal canto suo che imparare dall’esperienza degli altri è importante e questo è un aspetto che manca in molti corsi.

«Ci vengono presentati solo dei successi, quando in realtà c’è molto più da imparare dai fallimenti. Bisogna sapere quali sono gli errori da evitare», sottolinea.

Problema di finanziamento

Trovare il giusto modello di finanziamento per questo tipo di programmi è un processo in costante evoluzione.

La stessa venturelab si basa su una combinazione di finanziamenti pubblici e privati. Grazie all’appoggio della CTI, organizza due tipi di corsi nelle università, con l’obiettivo di stimolare una presa di coscienza imprenditoriale e di aiutare gli studenti a sviluppare le loro idee.

Recentemente i corsi di creazione di imprese e di sviluppo sono stati trasferiti dalla venturelab a consorzi regionali, una mossa dettata dalla volontà di passare da un approccio top-down a uno bottom-up, indica la CTI.

Di conseguenza il programma Venture Leaders ha perso gran parte del suo finanziamento. Monserrat afferma che finanziatori privati dovrebbero compensare l’ammanco.

La fondazione privata Gebert-Rüf sottolinea che vi è un reale bisogno di finanziare lo sviluppo di idee. «In questo ambito vi è un deficit che non è coperto né dai contribuenti, né dagli investitori privati», osserva la direttrice Pascale Vonmont.

La fondazione ha iniziato a contribuire finanziariamente al progetto NETS nel 2000, ma poi ha scelto di non continuare quando è subentrato il programma venturelab. L’ente ha preferito focalizzarsi sull’iniziativa Venture Kick, attraverso la quale si cerca di costruire ponti tra scienza e imprenditorialità.

Sapere se simili corsi permetteranno di creare le aziende leader di domani rimane una questione aperta. Venturelab dice di aver aiutato a far sbocciare centinaia di imprese, creando una massa critica dalla quale dovrebbero emergere aziende di successo. «Per grandi nomi dell’industria svizzera, come Nestlé, ci è voluto molto tempo, tempera Monserrat. Dopo pochi anni, non si può dire se una società ha veramente successo».

Venture Leaders è uno dei programmi proposti a giovani imprenditori svizzeri, già affermati o in divenire, organizzati da venturlab, che fa parte dell’Istituto per neoimprese di San Gallo.

Al programma partecipano ogni anno rappresentanti di più di 100 start-up. Quaranta sono invitati davanti a una giuria di esperti. Venti sono selezionati per partecipare al team nazionale delle start-up.

Queste persone partecipano a un viaggio di dieci giorni a Boston, durante il quale possono presentare il loro progetto a investitori e esperti industriali. Incontrano anche diversi fondatori di start-up americane, con cui condividere le esperienze.

Il costo, coperto dagli sponsor, ammonta a 10’000 dollari per partecipante.

Dal 2007, il progetto Venture Kick permette alle aziende derivate da progetti accademici, le cosiddette spin-off, di ottenere un finanziamento iniziale, dei consigli da parte di esperti e di accedere a una rete di investitori. I progetti sono sottoposti a una giuria.

L’iniziativa ha permesso a 250 progetti di ottenere un finanziamento complessivo di 9,4 milioni di franchi (in media più di 130’000 franchi ognuno). Queste start-up sono poi in seguito riuscite a raccogliere capitali per circa 365 milioni di franchi, creando oltre 2000 impieghi.

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