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Energia dal vento giurassiano

Le eliche del Mont-Crosin danno un nuovo carattere al paesaggio. Admin.ch

Sono stati montati martedì due nuovi rotori eolici sul Mont Croisin che fanno dell'impianto giurassiano la più grande centrale a vento svizzera. Lo sviluppo di questa forma di energia è però ancora nicchia in terra elvetica. Ma la crescente disponibilità della popolazione verso questa forma di energia pulita e i vantaggi ecologici proposti dalla tecnologia tengono alto l'interesse.

L’impianto del Mont Crosin è stato costruito in via sperimentale cinque anni fa. Adesso, con l’aggiunta di ulteriori due eliche, la potenza di 2,5 milioni di chilowattora aumenta annualmente circa del 70 per cento.

Ma anche dopo questo ampliamento, in Svizzera, le centrali che sfruttano il vento per la produzione di energia rimangono una rarità e la loro produzione copre una briciola del fabbisogno energetico nazionale. Diversamente, in Germania e in Danimarca i rotori eolici conquistano sempre più terreno. Soprattutto nelle zone costiere. Lì, dove spirano costantemente i venti marini, la produzione vive un incremento esponenziale.

Con una quota di crescita vicina al 30 per cento, nei due paesi europei, l’aumento annuo è dunque paragonabile a quello del mercato delle telecomunicazioni. Nel solo land tedesco Schleswig-Holstein, la produzione eolica copre addirittura il quaranta per cento del fabbisogno totale.

Con un costo di circa 20 centesimi al chilowatt, il prezzo dell’energia eolica elvetica è ancora superiore a quello dell’energia convenzionale. Ma nei periodi di punta, per esempio in inverno, il vento garantirebbe un approvvigionamento sicuro e costante a complemento di quello degli impianti idroelettrici.

La tecnologia necessaria è conosciuta: le turbine, i rotori, anche i materiali sono elementi classici della produzione elettrica. Negli ultimi anni ci si è limitati a degli adattamenti e a dei miglioramenti che permettono un funzionamento ancora più efficiente: a livello di manutenzione e affidabilità l’eolico non teme ormai più la concorrenza.

I progetti in Svizzera

Oltre all’impianto del Mont-Crosin, sono in funzione altri tredici impianti sul territorio elvetico, ma tutti di dimensione ridotta. In fase avanzata di progettazione ci sono invece tre grandi strutture, di cui una nelle Alpi e due nel Giura.

Ma nel gioco della domanda e dell’offerta c’è ancora un altro fattore da considerare: la diffusione delle turbine eoliche dipende dalla disponibilità dei consumatori a spendere qualcosa in più per una fonte d’energia rinnovabile.

Gli operatori si dicono fiduciosi: la richiesta dell’elettricità proveniente dai pannelli solari continua ad esserci, quindi non dovrebbe mancare l’interesse per una nuova fonte d’elettricità verde che costa quattro volte meno. Dunque anche per il finanziamento sembra si dissolvano le nubi: la prevista apertura del mercato favorisce l’interesse dei grandi produttori che vogliono assicurarsi anche delle quote di energia pulita da offrire a prezzi vantaggiosi.

Per il vicedirettore dell’Ufficio federale dell’energia, Hans-Luzius Schmid, non bisogna comunque farsi troppe speranze. “Non siamo sulle coste del Mare del Nord, in Svizzera sono pochi i posti in cui il vento è tanto forte da permettere una produzione economicamente interessante”. Inoltre la scelta di località troppo discoste dalla rete di distribuzione potrebbe influire negativamente sui prezzi.

Eppure per il responsabile di Suisse-éole, l’agenzia che si occupa della promozione della risorsa, Robert Horbaty, non è il caso di scoraggiarsi: “Le misurazioni che abbiamo effettuato hanno portato a delle sorprese, certamente non nell’altopiano, ma in molte zone della Svizzera, la media annua del vento supera i sei metri al secondo. Livelli da coste marittime”. Dunque la redditività non è da scartare a priori.

Impatto sociale

“Il compito più difficile, per la costruzione degli impianti, è il dialogo con gli abitanti della regione” continua l’esperto Horbaty. Infatti le eliche degli impianti hanno un diametro che può raggiungere gli ottanta metri, i piloni necessari i cento metri di altezza. Un impatto sul paesaggio è quindi inevitabile.

Rimane il bilancio ecologico ineccepibile. “L’energia eolica è forse la fonte d’energia più pulita. La costruzione e lo smaltimento delle strutture si ammortizza in pochi mesi di funzionamento a pieno regime”, spiega Horbaty. Anche in caso di smantellamento le tracce dei colossi rotanti possono essere cancellate completamente, “cosa che non si può avere chiudendo degli impianti idroelettrici o atomici”.

“Inoltre la disponibilità dell’opinione pubblica verso questi interventi sul paesaggio cresce ad ogni nuovo impianto”. Malgrado l’impertinente visibilità delle strutture, degli studi recenti hanno dimostrato che né uccelli, né selvaggina soffrono per l’intervento. Alla base delle torri poi è possibile continuare la coltivazione dei terreni, senza problemi di sorta.

“Anzi – rileva ancora Horbaty – sono più di 40’000 i visitatori che raggiungono la centrale giurassiana del Mont Croisin per scoprire questa nuova forma di energia ancora poco diffusa in Svizzera. Attualmente sono i rifiuti di questa massa di gente, alla scoperta dei nuovi giganti tecnologici, a causare i grattacapi ambientali maggiori”.

Suisse-éole si aspetta ora una pianificazione cantonale precisa che sostenga la diffusione, ma le cifre complessive non raggiungeranno quelle dei paesi confinanti. “Forse raggiungeremo una quota del tre per cento, salvo che – conclude Horbaty – il prezzo dei combustibili fossili non salga ulteriormente, aumentando l’attrattiva dell’energia eolica”.

Daniele Papacella

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