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2004 – Petrolio e dollaro frenano l’economia

Le perdite economiche dovute all'aumento del prezzo del petrolio dovrebbero situarsi attorno allo 0,5% del PIL nel 2004 Keystone Archive

L'oro nero, troppo caro, e il dollaro, troppo a buon mercato, hanno pesato fortemente sull'economia nel corso dell'anno, frenando l'atteso rilancio.

Questi due fattori, rischiano di condizionare lo sviluppo economico anche nel 2005.

Vanamente attesa per ben due anni, dopo la crisi scoppiata nel 2001, la ripresa dell’economia svizzera si è finalmente concretizzata nel 2004.

Il tasso di crescita del Prodotto interno lordo (PIL) dovrebbe situarsi tra l’1,8 e il 2% nel 2004. Una percentuale quasi identica a quella prevista per i paesi della zona Euro (2,1%).

“Sia la Svizzera che gli altri paesi europei hanno approfittato quest’anno del rafforzamento del commercio mondiale, iniziato nella seconda metà del 2003”, osserva Bruno Parnisari, capo del settore congiuntura del Segretariato di Stato dell’economia (seco).

Effetti benefici quasi ovunque

La ripresa economica ha fatto sentire i suoi effetti benefici quasi in ogni ambito, influenzando positivamente anche dei settori che stagnavano da alcuni anni.

Dopo tre anni difficili, sul fronte del turismo si prevede ad esempio un aumento del 2% dei pernottamenti nel corso del 2004 e del 2,1% per la stagione invernale 2004/2005.

Stesso discorso per le costruzioni che, quest’anno, dovrebbero registrare un tasso di crescita del 4%.

Le note più positive giungono però dalle esportazioni che, nel 2004, hanno compiuto un balzo di circa il 5%. Nel 2003, l’aumento era stato soltanto dello 0,7% e nel 2002 vi era stata addirittura una flessione dello 0,8%.

In forte rialzo anche le importazioni che dovrebbero chiudere l’anno con un aumento del 6%, testimoniando tra l’altro il rafforzamento della domanda interna e la maggiore propensione ai consumi.

Petrolio alle stelle

Ma se l’economia svizzera ha riacceso i motori alla fine del 2003 e ha pigiato sull’acceleratore nel 2004, due fattori hanno svolto un ruolo di freno: il petrolio e il dollaro.

In seguito soprattutto alle tensioni legate alla crisi in Iraq e alle elezioni negli Stati uniti, il prezzo del greggio ha battuto record dopo record fino in ottobre, raggiungendo il livello di una ventina di anni fa.

Ancora sottovalutata all’inizio dell’anno, l’impennata del petrolio ha pesato sul portamonete e, in misura ancora maggiore, sul morale delle imprese e dei consumatori.

Gli scenari, evocati da alcuni esperti, di un petrolio a prezzi costantemente alti, tra 50 e 100 dollari, hanni richiamato i timori di una nuova crisi energetica, congelando entusiasmi e investimenti.

Crollo del dollaro

E mentre il petrolio saliva, raddoppiando quasi il suo prezzo nel giro di un anno, il dollaro ha continuato a perdere colpi negli ultimi 12 mesi.

Il declino della valuta americana, scesa al livello di 1 franco e 10 centesimi, ha chiaramente penalizzato le esportazioni svizzere verso gli Stati uniti ed altri paesi della zona d’influenza del dollaro.

“La caduta del biglietto verde ha avuto perlomeno il vantaggio di attutire gli effetti del caro petrolio, dal momento che il prezzo del greggio viene calcolato in dollari”, rileva Bruno Parnisari.

A detta dell’esperto del seco, rimane ancora difficile valutare l’impatto negativo svolto sull’economia svizzera negli ultimi mesi dal corso del greggio e del dollaro. Alcuni mesi fa si è ventilata una perdita pari a mezzo punto del PIL.

Mercato del lavoro a rilento

L’ombra più grande che ha oscurato il ritorno quasi generale del bel tempo nell’orizzonte economico è costituta sicuramente dalla mancanza di effetti positivi sul mercato del lavoro.

Dopo aver raggiunto in gennaio il suo tasso più alto dal 1998, toccando quota 4,3%, la disoccupazione è scesa solo leggermente nella prima metà dell’anno, per poi risalire nel secondo semestre al 3,9%.

“Nonostante un contesto economico favorevole, molte imprese sono rimaste piuttosto scettiche sulle prospettive di una ripresa duratura e hanno quindi limitato le assunzioni”, sottolinea Bruno Parnisari.

Ottimismo prudente per il 2005

Secondo il capo del settore congiuntura del seco, questo deficit di fiducia rischia di perdurare anche nel 2005.

“Rimane un certo divario tra indicatori che si possono definire buoni e una percezione della situazione economica ancora improntata ad un certo scetticismo”, nota Parnisari.

Condizionata dall’andamento del dollaro e del petrolio, la crescita economica non dovrebbe superare il 2% neppure nel 2005.

Un tasso di espansione economica che, forse, verrà ancora considerato “anemico” dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ma che soddisfa già gli esperti del seco.

“Tenendo conto dell’evoluzione negli ultimi anni in Svizzera e della situazione economica in Europa, una crescita del 2% su vari trimestri rappresenta già un ottimo risultato per l’economia svizzera”, ritiene Parnisari.

swissinfo, Armando Mombelli

Secondo i principali istituti di ricerche economiche, il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere tra l’1,8 e il 2% nel 2004.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe situarsi tra il 3,8 e il 4% a fine anno.
Il tasso d’inflazione dovrebbe invece raggiungere lo 0,7 – 0,8%.

Per il 2005, il seco prevede un tasso di crescita dell’economia svizzera pari al 2%.

Negli Stati uniti l’economia dovrebbe espandersi del 3,5% e nella zona euro del 2%.

Sempre l’anno prossimo, la disoccupazione dovrebbe scendere in Svizzera a quota 3,4% e l’inflazione dovrebbe rimanere inferiore all’1%.

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