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I banchieri privati vogliono maggiore autonomia

Pierre Darier, presidente dell'Associazione dei banchieri privati svizzeri Keystone

L'Associazione dei banchieri privati svizzeri critica l'inasprimento delle norme sul riciclaggio di denaro voluto dal Gruppo d'azione finanziaria internazionale.

Per l’associazione di categoria, la Confederazione «non deve inginocchiarsi di fronte alle esigenze internazionali».

I banchieri privati auspicano una maggiore autonomia della Svizzera di fronte ai regolamenti a livello internazionale. Ritengono in particolare che Berna dovrebbe difendere meglio la piazza finanziaria di fronte al Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI).

«Le grandi nazioni partecipano alle riflessioni internazionali, ma si lasciano dettare meno il ritmo dei cambiamenti legislativi rispetto ai piccoli paesi», ha affermato l’Associazione dei banchieri privati svizzeri in una conferenza stampa a Berna.

L’applicazione delle raccomandazioni del GAFI – soprattutto in materia di riciclaggio di denaro sporco – è un buon esempio di atteggiamento troppo «timoroso» della Svizzera, ha sottolineato.

Per il presidente Pierre Darier – il quale riconosce al GAFI la competenza tecnica, ma non l’autorità politica o legislativa – bisogna «riflettere prima di inginocchiarsi alle esigenze internazionali».

Critiche vane

Il progetto di legge federale sulla messa in atto delle raccomandazioni del GAFI era stato messo in consultazione due anni fa dal Dipartimento federale delle finanze (DFF). Il testo aveva suscitato una tale reazione che Hans-Rudolf Merz, ministro delle finanze, aveva decretato una «pausa di riflessione» al fine di rivederlo.

Un pausa che secondo Darier non ha giovato al dossier: «Il progetto rivisto non ha tenuto abbastanza conto delle critiche del settore bancario», ha indicato, aggiungendo che la Svizzera dovrebbe meglio esaminare le direttive del GAFI. Potrebbe inoltre permettersi di non adottarle «ciecamente» e «in extenso».

L’associazione critica soprattutto il fatto che le operazioni insider e le manipolazioni dei corsi, oggi giudicate delitti, diventerebbero crimini con la nuova legislazione. Per i banchieri privati è eccessivo mettere queste azioni allo stesso livello delle infrazioni normalmente legate al riciclaggio di denaro, come il traffico di droga o il crimine organizzato.

I banchieri chiedono quindi al DFF di riesaminare la questione o di considerare dei crimini solamente i casi particolarmente gravi. Il DFF redigerà un messaggio per il Parlamento entro la metà del 2007.

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Strumenti finanziari

Il vicepresidente dell’associazione di categoria, Konrad Hummler, ha poi criticato un altro aspetto della legislazione internazionale: gli strumenti finanziari.

La direttiva europea su questo tema (MiFID, «Markets in Financial Instruments Directive») intende proteggere l’investitore e impone al prestatario di assicurarsi che un tale prodotto sia adatto al destinatario, che deve essere messo al corrente dei rischi.

Questi principi – ha osservato Hummler – non sono sbagliati e sono contenuti nei regolamenti interni degli istituti. «È invece discutibile trasformarli in obbligo legale, siccome non hanno un carattere obiettivo».

swissinfo e agenzie

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Grazie in particolare al segreto bancario, la Svizzera occupa oggi il primo rango mondiale in materia di gestione patrimoniale privata con il 28% del mercato.

A livello globale, la piazza finanziaria elvetica si piazza al terzo rango dopo Stati Uniti e Gran Bretagna.

Il settore finanziario è responsabile in Svizzera del 14% del Prodotto interno lordo, del 5% degli impieghi e del 18% delle entrate fiscali del paese.

Introdotto nel 1934, il segreto bancario – ovvero l’obbligo di discrezione che impiegati delle banche devono garantire agli affari dei loro clienti – non è assoluto. Ad esempio in caso d’inchiesta per riciclaggio di denaro sporco, il giudice incaricato del dossier può richiedere la sospensione di quest’obbligo professionale.

Fondato nel 1989, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale (GAFI) è un organo intergovernativo che si prefigge di suscitare la volontà politica necessaria per riformare leggi e regolamentazioni.

Le sue 49 raccomandazioni costituiscono gli standard riconosciuti internazionalmente per lottare contro il riciclaggio di capitali e il finanziamento del terrorismo.

Sin dall’inizio, la Svizzera partecipa attivamente ai lavori del GAFI. La legislazione elvetica risponde in gran parte ai suoi standard.

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