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I dirigenti economici chiedono vaste riforme

Jean-Daniel Gerber è preoccupato per la situazione del settore sociale elvetico, che considera urgente riformare Keystone

Il Segretario di Stato, Jean-Daniel Gerber, considera necessario effettuare riforme radicali per rendere più dinamica l’economia elvetica.

Intervistato da swissinfo, il direttore del Segretariato di Stato all’economia afferma che uno dei maggiori problemi dell’economia interna è la scarsa competitività.

Gerber ritiene siano necessari dei cambiamenti soprattutto nel sistema sociale elvetico. In una conferenza stampa, il direttore del Segretariato di Stato all’economia (seco) ha affermato che l’innalzamento dell’età della popolazione e la debole crescita economica mettono in pericolo il finanziamento delle assicurazioni sociali svizzere.

L’esperto economico ha aggiunto che, a lungo termine, la Svizzera ha bisogno di registrare una crescita di almeno il 2% annuo.

Le sue considerazioni sono state fatte dopo che il seco ha annunciato un lieve aumento del tasso di disoccupazione nel mese di dicembre. Le persone senza lavoro sono attualmente 158’416.

swissinfo: Lei ha affermato che i problemi economici interni stanno crescendo. Cosa intende dire?

Jean-Daniel Gerber: constato che il settore dell’esportazione è estremamente concorrenziale sul piano internazionale e funziona particolarmente bene.

Il mercato interno non è invece stato sufficientemente riformato negli ultimi vent’anni, il che lo rende sempre meno competitivo. Per quanto riguarda il sistema sociale elvetico, non si può negare che il settore della salute e quello delle pensioni siano troppo cari. In futuro lo diventeranno sempre di più.

Un’importante fetta delle nostre entrate è utilizzata per finanziare la rete sociale, un settore nel quale è necessario effettuare le dovute riforme. Dovremmo modificare il sistema in modo da diminuire i costi mantenendo però la stessa offerta, se non addirittura migliorandola.

swissinfo: Chi o che cosa blocca l’economia in Svizzera?

J-D. G.: Praticamente chiunque trae dei benefici dal sistema attuale. Ogni volta che si chiedono delle riforme si è investiti da una valanga di opposizioni: persone e aziende che si oppongono ad ogni cambiamento, perché traggono benefici dai costi elevati del sistema attuale. E’ piuttosto difficile convincerli ad accettare delle modifiche e una maggiore competitività.

swissinfo: E’ chiaro che la popolazione teme le riforme. I cambiamenti fanno paura.

J-D. G.: Da un lato è vero che le innovazioni fanno paura. D’altro canto le persone che trarrebbero dei benefici da un cambiamento del sistema attuale sono a mio parere molto più numerose di quelle che invece ne sarebbero penalizzate.

Inoltre, chi è inizialmente svantaggiato dal cambiamento, ne soffrirà soltanto fino a quando non sarà assunto da un’altra impresa e potrà così tornare ad essere attivo sul mercato del lavoro.

Se però non si effettua alcuna riforma, la popolazione ne soffrirà ancor maggiormente. Si entrerà infatti in una situazione di crisi, poiché mancheranno i soldi per appianare gli effetti negativi che ogni processo di aggiustamento porta sempre con sé.

swissinfo: L’attuale situazione del lavoro in Svizzera – dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 4% – la preoccupa?

J-D. G.: Naturalmente mi sento coinvolto per ogni uomo e donna disoccupato. Spesso la situazione si rivela tragica per il singolo individuo. Tuttavia, se la crescita economica in Svizzera rimarrà positiva anche in futuro (attualmente il tasso di crescita è dell’1.8%), si creeranno nuovi posti di lavoro.

swissinfo: In Svizzera, c’è chi pensa che l’estensione della libera circolazione delle persone ai membri dell’Unione Europea peggiorerà il mercato del lavoro interno. Qual’è la sua opinione in merito?

J-D. G.: A corto termine, potrebbe anche essere vero. Di certo però, questa previsione è errata a medio termine. Le aziende svizzere devono essere competitive. Per questo necessitano di lavoratori stranieri. All’incirca un lavoratore su quattro infatti ha un passaporto straniero.

L’offerta sul mercato del lavoro nell’UE è eccellente, con numerose persone qualificate. Se esse non potranno venire a lavorare in Svizzera, sceglieranno allora di stabilirsi in Germania, Italia, Francia o Austria, ossia nei Paesi con cui la Svizzera compete maggiormente. L’economia elvetica ne risentirebbe negativamente.

Inoltre, se non apriremo progressivamente il mercato del lavoro agli Stati dell’UE, essi faranno la stessa cosa per quanto riguarda le esportazioni di prodotti elvetici. Le aziende svizzere sposteranno le proprie produzioni all’estero, laddove potranno essere maggiormente competitive. Il che farà crescere ancor di più la disoccupazione in Svizzera.

swissinfo: Perché la Svizzera dovrebbe accettare il secondo pacchetto di accordi bilaterali con l’Unione Europea?

J-D. G.: Vi è il rischio che se la Svizzera non accetta i Bilaterali II, l’Unione Europea cancelli anche il primo pacchetto d’accordi, ossia la libera circolazione per i cittadini degli Stati della “vecchia” UE.

Non avremmo più la possibilità di inviare dei cittadini elvetici negli Stati dell’Unione europea, ad esempio gli studenti. Gli effetti sarebbero estremamente negativi.

swissinfo: Lei è in carica dallo scorso aprile. Cos’è riuscito a fare in questo lasso di tempo?

J-D. G.: Penso che il maggiore successo lo abbia raggiunto all’interno della Svizzera. Sono riuscito a fare cambiare la mentalità della mia gente, a renderla più ottimista, lasciando intravedere la possibilità di riforme. Ora sto cercando di convincere il maggior numero di persone possibile della necessità di introdurre dei cambiamenti.

swissinfo: Cosa direbbe agli Svizzeri per far loro capire che delle riforme sono necessarie?

J-D. G.: Direi loro che quanto sta accadendo sul mercato globale non è un rischio, bensì una chance di progressione per la Svizzera. Non lasciamoci quindi sfuggire questa possibilità!

intervista swissinfo: Robert Brookes
(traduzione: Anna Passera)

Secondo il seco, la crescita dell’1.8%, prevista per il 2004, dovrebbe essere stata raggiunta.
Il tasso del 2% previsto per il 2005 dovrà invece probabilmente essere rivisto al ribasso.
Fra i fattori che hanno causato il peggioramento della previsione, il seco ha indicato il rallentamento della crescita in Germania, il principale partner economico della Svizzera.

Jean-Daniel Gerber afferma che la Svizzera necessita nel lungo termine di una crescita pari almeno al 2%.

L’esperto economico chiede urgenti riforme, soprattutto nel settore sociale.

Secondo Gerber, gli Svizzeri devono vedere delle riforme come un’opportunità di progredire e non come un rischio.

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