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Il labirinto delle sovvenzioni agricole

Contadini di montagna al lavoro Keystone

Quasi 4 miliardi di franchi l'anno: tanto spende la Confederazione per sostenere l'agricoltura. Tutti per i contadini? No, ne approfittano anche aziende agroalimentari.

La piattaforma “Futuro dell’agricoltura svizzera” ha calcolato che nel 2002 più di mezzo miliardo è stato versato a società private.

Cara agricoltura: dopo la previdenza sociale e il traffico, che assorbono quasi il 60% degli oltre 30 miliardi di sovvenzioni federali, con più del 12% è la terza voce di spesa.

Il denaro non finisce però solo nelle tasche dei contadini. La piattaforma “Futuro dell’agricoltura svizzera”, che riunisce un piccolo gruppo d’agricoltori, imprese e alcune personalità politiche, ha calcolato che nel 2002 su 4,1 miliardi più di 500 milioni sono finiti nelle casse di imprese agroalimentari.

Emmi, Nestlé e così via…

I giganti del settore lattiero Emmi e Cremo, la multinazionale Nestlé, il numero uno della distribuzione in Svizzera Migros sono alcuni tra i principali beneficiari della manna federale. La sola Emmi, azienda quotata in Borsa dal 2004, ha incassato oltre 120 milioni di franchi, in particolare in aiuti a sostegno del prezzo del latte.

Una situazione – è bene precisarlo – ineccepibile dal punto di vista legale: queste sovvenzioni fanno infatti parte degli innumerevoli strumenti finanziari per sostenere il settore primario, senza i quali l’agricoltura svizzera faticherebbe a sopravvivere.

I dati, del resto, non rappresentano una novità: “Tutto era già pubblicato nei nostri conti”, sottolinea Jürg Jordi, portavoce dell’Ufficio federale dell’agricoltura.

Uno scandalo?

In pieno dibattito parlamentare sul pacchetto “Politica agricola 2011”, che regola lo sviluppo del settore primario e il sistema di sovvenzioni, queste cifre hanno però riscaldato gli animi. “Perché aziende che registrano utili milionari – si sono chiesti in molti – dovrebbero ricevere delle sovvenzioni?”.

“È uno scandalo! Evidentemente molto denaro finisce nel posto sbagliato”, ha ad esempio dichiarato Simonetta Sommaruga, parlamentare socialista e presidente della Fondazione per la protezione dei consumatori.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l’Unione svizzera dei contadini (USC) non trova nulla da obiettare. “Queste sovvenzioni non rimangono nelle casse delle imprese, ma vengono interamente riversate agli agricoltori sotto forma di un prezzo più elevato”, risponde Sandra Helfenstein, portavoce dell’USC.

“Il sistema è trasparente – aggiunge. Quando un contadino vende un litro di latte alla Emmi, ad esempio, incassa 50 centesimi per il prezzo normale del latte, altri 15 centesimi di sovvenzioni ed il tutto è scritto a chiare lettere sulla ricevuta”.

Il caso degli zuccherifici

Non tutto però è sempre così limpido. A fine gennaio, la delegazione delle finanze del parlamento ha constatato che i due zuccherifici svizzeri, che trasformano la produzione indigena di barbabietole da zucchero, hanno ricevuto negli ultimi sette anni contributi per 284 milioni e nello stesso lasso di tempo hanno costituito riserve per 100 milioni.

Una situazione inaccettabile per la delegazione, che ha invitato il governo a riesaminare questi contributi “che non devono servire per permettere a fornitori di prestazione privati di costituirsi delle riserve”.

Politica agricola 2011

“Questo tipo di strumenti finanziari sono oggetto di un’aspra discussione, in particolare nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio. Sono considerati una distorsione del mercato e l’obiettivo del governo elvetico nel quadro di Politica Agricola 2011 è di sopprimere i contributi all’esportazione e di dimezzare i fondi a disposizione del sostegno del mercato”, precisa Jürg Jordi.

I fondi così liberati dovrebbero essere trasformati in pagamenti diretti, ossia in pagamenti non più vincolati ai prodotti bensì ad altre prestazioni fornite dai contadini nell’interesse della collettività, ad esempio la cura del paesaggio rurale. Nel 2003, su quasi 4 miliardi di franchi di sovvenzioni, 2,5 erano state versate a titolo di pagamenti diretti.

“Certo, trasformando queste sovvenzioni in pagamenti diretti il denaro arriverebbe direttamente al contadino”, conclude Sandra Helfenstein. “Ciò incita però ad un’agricoltura estensiva e non produttiva. I pagamenti diretti non dipendono da quanto si produce, ma dalla superficie o dal numero di mucche allevate. In altre parole, se una mucca produce tanto o poco latte non cambia nulla”.

Contrariamente all’Unione svizzera dei contadini, gli agricoltori biologici sostengono la riforma portata avanti dal governo.

“I contadini devono essere sì compensati, ma per le prestazioni, in particolare ecologiche, che forniscono alla collettività”, afferma Jacqueline Forster-Zigerli, responsabile delle relazione pubbliche di Bio Suisse, l’organizzazione mantello dell’agricoltura biologica. “Solo se forniscono delle buone prestazioni il consumatore in futuro continuerà ad accettere di pagare 4 miliardi di franchi l’anno”.

swissinfo, Daniele Mariani

Nel 2005 nel settore agricolo lavoravano 188’000 persone, contro 254’000 quindici anni prima.
Nello stesso lasso di tempo 30’000 aziende agricole hanno cessato la loro attività. Nel 2005, ve ne erano ancora 63’000.
Nel 1990 le spese della Confederazione per questo settore ammontavano a oltre 2,6 miliardi di franchi.
Nel 2005 a più di 3.9 miliardi, pari al 7,5% del budget della Confederazione.

La Svizzera ha iniziato ad intraprendere una riforma agraria a partire dal 1993. Fino ad allora, lo Stato garantiva ai contadini l’acquisto di tutte le scorte invendute. Il settore agricolo svizzero è uno dei più protetti al mondo, assieme a quello giapponese.

I sussidi sono stati sostituiti dai pagamenti diretti. Lo Stato indennizza gli agricoltori non più per la produzione ma per prestazioni a favore della collettività, ad esempio la cura del territorio. L’obiettivo è di rendere l’agricoltura svizzera più competitiva.

Nel suo progetto Politica agricola 2011, il governo vorrebbe ridurre ulteriormente i mezzi finanziari per sostenere il mercato. La lista è lunga: supplemento per il latte trasformato in formaggio, aiuti per il latte in polvere e condensato, aiuti all’esportazione…

In dicembre, il Consiglio degli Stati ha però parzialmente riveduto il progetto del governo, mantenendo diversi aiuti di sostegno al mercato.

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