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Si conferma il successo del “Career Desk” di Boston

La videoconferenza: un mezzo offerto dalla Swiss House di Boston che semplifica spesso le possibilità di comunicazione tra USA e Svizzera. www.creativeswitzerland.com

L'istituzione elvetica sulla Costa atlantica riscuote sempre più consensi. Promuove contatti fra università e ricercatori, fra professionisti e imprese.

La forte presenza di pubblico, alla serata organizzata a Boston dal Career Desk per festeggiare il primo anno di vita, è l’esempio evidente dell’interesse che questa struttura sta risvegliando in città e nella regione. L’esperienza si è rivelata positiva e proseguirà anche quest’anno, grazie al contributo di nuovi sponsor.

Il Career Desk è un progetto finanziato soprattutto dall’economia elvetica. “Tra i nostri sponsor quest’anno c’è anche il politecnico di Losanna”, precisa soddisfatta la responsabile Barbara Rodel, sottolineando il buon rapporto che esiste con questo ateneo.

Contatto con gli specialisti svizzeri

Questo servizio è stato voluto dal consolato scientifico di Boston, la ormai famosa Swiss House, in primo luogo per aiutare i tanti cervelli svizzeri che si trovano nel nord-est degli Stati Uniti a ritrovare la strada di casa.

Difficile avere un quadro esatto del numero delle persone con passaporto rosso-crociato che studiano, lavorano o fanno ricerca nelle decine di atenei sparsi nella regione di Boston. Sicuramente sono più di 2000, assicura la signora Rodel.

Sono persone specializzate nel campo della finanzia, del business, del management o delle assicurazioni. Non mancano ingegneri e informatici. Molti giovani vengono per studiare, altri per preparare la tesi o per specializzarsi. Alcuni restano solo pochi mesi o pochi anni, ma c’è chi non rientra più in Svizzera.

Clima più difficile

L’11 di settembre ha reso l’America meno accessibile. “E’ diventato difficile ottenere un permesso che superi i 18 mesi”, precisa la responsabile del servizio che incontra quotidianamente gente preoccupata per i cambiamenti annunciati dall’amministrazione Bush.

“Prossimamente organizzeremo una serata per informare la gente su questa problematica” aggiunge. Anche far venire un parente non è più così facile e il permesso dura ormai solo poche settimane, mentre in passato si poteva restare sei mesi senza problemi.

E’ più difficile venire, ma anche le opportunità di lavoro e quindi di ricerca sono diminuite. La recessione che ha colpito l’economia americana negli ultimi due anni si ripercuote sul numero di posti disponibili. “C’è più gente senza lavoro e allora a parità di formazione la precedenza viene data agli americani” osserva la signora Rodel.

La crisi si fa sentire fin dentro gli atenei. Fino a pochi anni fa era l’industria ad andare nelle università a reclutare giovani, adesso sono piuttosto i giovani che devono cercare di stuzzicare l’attenzione delle imprese, ci precisa la responsabile del Career Desk, sottolineando come anche in questo campo tutto cambi molto rapidamente.

Il compito di mediazione

Il Career Desk in questo anno di attività ha stretto molti legami con atenei elvetici e università americane. Gli ateni svizzeri si rivolgono a Boston per esempio quando cercano un professore o un ricercatore con un particolare profilo.

“Un docente straniero può rivelarsi un mezzo importante per attirare studenti stranieri”, rileva l’esperta elvetica. Alcuni atenei americani invece sono interessati ad inviare studenti in Svizzera a fare uno stage in un’impresa e la signora Rodel accompagna i colleghi americani per facilitare loro la ricerca.

I giovani svizzeri invece si rivolgono al Career desk soprattutto per informarsi sulle opportunità di lavoro in Svizzera, ma c’è anche chi ha solo bisogno di un visto o di una raccomandazione. “Molti svizzeri hanno voglia di rientrare, ma sono disposti a farlo solo se hanno la certezza di trovare il lavoro al quale aspirano” precisa l’esperta.

Questa ricerca non è facile. Prima di assumere qualcuno, le imprese o gli atenei effettuano vari colloqui. “Noi possiamo aiutare in questa fase mettendo a disposizione la video-conferenza”. L’interessato ha quindi l’opportunità di scendere in Svizzera solo quando la rosa dei candidati si restringe. E’ questo, secondo la signora Rodel, uno dei segreti del successo di questa giovane esperienza: riuscire a rispondere ai bisogni di chi bussa alla porta.

Anna Luisa Ferro Mäder, Boston

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