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Soldati svizzeri a caccia di pirati?

Mercoledì il governo dovrebbe decidere se inviare soldati nel Mar Rosso per difendere dai pirati i mercantili battenti bandiera elvetica. Intanto, gli armatori svizzeri pensano a rotte alternative.

Era stato Pascal Couchepin, negli ultimi giorni del suo mandato presidenziale, a rivelare in un’intervista che il governo stava pensando d’inviare dei militari armati a protezione delle navi svizzere nel Golfo di Aden, infestato dai pirati.

Si tratterebbe di una prima nella storia militare della Confederazione e di una novità per la giovane marina mercantile svizzera, nata nel 1940 per assicurare l’approvvigionamento del paese durante la Seconda guerra mondiale.

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha poi precisato alla NZZ am Sonntag che «tra i dieci e i venti militari di professione potrebbero essere stazionati a Gibuti e accompagnare in drappelli di cinque–sette persone le imbarcazioni svizzere e dell’ONU in transito nella zona».

L’idea è venuta da una lettera inviata al Dipartimento degli affari esteri dal presidente degli armatori svizzeri, Eric André.

In dicembre, l’equipaggio della Sabina – mercantile della compagnia Enzian – ha visto i pirati in azione: seguivano un cargo che navigava a poca distanza. La Sabina ha lanciato l’allarme, ma nessuno è intervenuto. Anche la compagnia Suisse Atlantique, diretta dallo stesso André, aveva una nave nei paraggi e «non è stata allertata».

Verso il Capo di Buona Speranza?

Nel Golfo di Aden, i pirati fanno il bello e il brutto tempo. Recentemente hanno liberato dietro pagamento di un riscatto la super petroliera Sirius Star, un colosso da 350’000 tonnellate che insieme ai 25 membri del suo equipaggio era ostaggio dei pirati da novembre.

La soluzione più saggia sembrerebbe quella di evitare le acque pericolose del Golfo di Aden per quelle più sicure – ma niente affatto più calme – del Capo di Buona Speranza. Alcune società hanno già deciso di non passare per il canale di Suez e di circumnavigare l’Africa. La statunitense Cargill ha scelto di allungare la rotta dopo che una delle sue imbarcazioni è stata bloccata per sei settimane dai pirati.

«Anche Suisse Atlantique ha preso in considerazione l’eventualità di superare l’Africa a sud. Esamineremo la questione con i nostri noleggiatori, ma se decidono di passare, nonostante tutto, per il Golfo di Aden non possiamo forzarli a cambiare rotta. Non si tratta di una zona in guerra; in azione ci sono dei pirati, non dei terroristi. È una situazione paragonabile a quella di una presa d’ostaggi, che non è coperta dalle assicurazioni».

Accordo con l’UE

In merito al ricorso all’esercito svizzero, André fa una precisazione: «Gli armatori elvetici hanno chiesto che la loro flotta fosse integrata tra i bastimenti protetti dall’Eunavfor. Non c’era invece la richiesta di avere dei soldati svizzeri a bordo». Attualmente, questo ruolo è affidato a dei civili olandesi armati che s’imbarcano all’imbocco del canale di Suez; una soluzione che però non è del tutto soddisfacente.

Anche l’armatore di ABC Maritime, una società con sede a Nyon che controlla una quarantina di mercantili (di cui tre battenti bandiera svizzera) condivide la posizione di Eric André. «Al momento le nostre imbarcazioni si trovano nell’Atlantico e nelle acque dell’Africa occidentale», confida Peter Zürcher. «Stiamo però studiando la possibilità di passare per il Capo di Buona Speranza. Questa rotta ci costerebbe dieci giorni di navigazione in più». L’ipotesi di soldati svizzeri a protezione dei carichi? «Solo nel quadro di un accordo con l’Unione europea».

Marina francese

Il 16 dicembre si è tenuta una conferenza di coordinamento sull’Isola di Wight, quartier generale della missione Eunavfor Atalanta creata dai ministri della difesa dell’Unione Europea per proteggere le navi dai pirati. Oltre alla Svizzera, sono stati invitati nove altri paesi terzi, come la Norvegia, il Canada, gli Emirati arabi uniti, la Turchia e l’Ucraina.

Stando al settimanale romando L’Hebdo, se dei militari svizzeri dovessero partecipare alla missione Atalanta – che partirà in maggio – sarebbero probabilmente integrati nella marina francese. Attualmente sono in corso dei negoziati in questo senso.

La decisione d’inviare delle truppe svizzere nel Golfo di Aden compete a tre dipartimenti federali: affari esteri, difesa e giustizia. Jean-Philippe Jutzi, portavoce della ministra degli esteri, sottolinea tuttavia che va raggiunto un accordo a livello di governo e che il processo decisionale rischia di prendere molto tempo.

Il nuovo ministro della difesa, il democentrista Ueli Maurer, appartiene ad un partito che non ha mai nascosto la sua ostilità nei confronti dell’invio di truppe svizzere all’estero.

swissinfo, Olivier Grivat
(traduzione, Doris Lucini)

La marina svizzera – un paese che non ha sbocchi sul mare – è nata durante la Seconda guerra mondiale.

Sei armatori gestiscono 35 bastimenti con una stazza che va dalle 4’000 alle 73’000 tonnellate. Si tratta di navi che trasportano container, prodotti chimici, petrolio e – soprattutto – cereali , carbone e materiali ferrosi.

Tutte le navi portano nomi svizzeri: Lugano, Martigny, Lausanne, Général Guisan, Matterhorn ecc.

Fino a vent’anni fa, la metà dei membri dell’equipaggio era svizzero. Oggi su 600 marinai, solo sei sono svizzeri. Il capitano José Schäffli, uno svizzero d’Argentina, è l’unico ufficiale elvetico.

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