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Sospiro di sollievo per l’economia

Nessun inasprimento per il regime doganale tra Svizzera ed UE Keystone

Svizzera ed UE hanno raggiunto un accordo nella vicenda della tassazione delle riesportazioni elvetiche di beni comunitari. L’economia svizzera è sollevata.

Questi prodotti continueranno ad essere esentati dai diritti doganali. L’accordo dovrebbe essere formalizzato entro fine maggio.

La disputa è quindi terminata. Berna e Bruxelles sono giunte ad un accordo che pone fine ad una vertenza iniziata in febbraio, annuncia un comunicato del Dipartimento federale dell’economia (DFE).

L’intesa raggiunta mercoledì da Jean-Daniel Gerber, direttore del Segretariato di Stato dell’economia (seco) e da Robert Verrue, direttore generale della fiscalità e dell’Unione doganale dell’UE, sarà formalizzata prima della fine del mese. Probabilmente già in occasione del vertice Svizzera-UE in programma il 19 maggio.

La soluzione, raggiunta dopo mesi di trattative, si basa sull’accordo di libero scambio siglato nel 1972 con l’allora Comunità economica europea.

Questo testo, applicato per oltre trent’anni, prevede l’esenzione doganale delle merci comunitarie riesportate nell’UE da tutti i partner di libero scambio, compresa la Svizzera.

Sospiro di sollievo

«Sono felice che questa vicenda sia terminata », rileva Gregor Kündig, membro della direzione dell’organizzazione padronale Economiesuisse.

Secondo Kündig, nel contesto delle relazioni economiche attuali, barriere del genere non sono più benvenute. “D’altronde, queste proposte provenivano da un gruppo di tecnocrati senza alcun legame con la realtà”.

L’inquietudine tra gli ambienti economici era palpabile, ha aggiunto il responsabile di Economiesuisse, sottolineando come i negoziati sono stati sicuramente accelerati dalle pressioni delle associazioni padronali europee.

In effetti, una tassa sulle riesportazioni avrebbe danneggiato pure le aziende in seno all’UE.

Conseguenze importanti

Una modifica del regime doganale attuale avrebbe generato pesanti conseguenze per l’economia elvetica.

Ad esempio, la sola industria chimica avrebbe potuto essere colpita da nuove tasse comprese tra 1 e 2 miliardi di franchi annui.

Sarebbero inoltre state particolarmente danneggiate l’industria tessile e quella delle macchine.

Da parte sua, l’economia ticinese temeva una vera e propria catastrofe.

Negli ultimi anni importanti case di moda italiane, come Gucci o Versace, si sono installate in Ticino, ma la nuova tassa europea avrebbe potuto convincerle a rientrare nei confini dell’Unione.

Decisione unilaterale

In febbraio, Bruxelles aveva annunciato di voler sopprimere, unilateralmente e senza informare le autorità svizzere, il regime doganale che s’applicava da 30 anni alle merci europee importate nella Confederazione e riesportate nell’area comunitaria senza aver subito una lavorazione.

Nei progetti comunitari, il libero scambio sarebbe dovuto essere rimpiazzato da una tassa che, in determinati casi, avrebbe potuto raggiungere il 12%.

Inizialmente la disposizione avrebbe dovuto entrare in vigore già dal primo marzo.

Di fronte alle vivaci proteste svizzere, Bruxelles aveva in una prima fase concesso una proroga di tre mesi. Per poi terminare, e questa è storia odierna, compiendo un’inversione di marcia completa.

swissinfo e agenzie

In febbraio, Bruxelles annunciava un nuovo regime doganale che riguardava da vicino anche la Svizzera.

Secondo i piani comunitari, dal primo marzo, i prodotti europei importati in Svizzera e riesportati nei paesi dell’Unione sarebbero dovuti essere tassati da un nuovo dazio doganale che, in certi casi, avrebbe potuto raggiungere anche il 12%.

Ora, dopo mesi di trattative, giunge la schiarita definitiva.

La Svizzera è riuscita a convincere le autorità comunitarie a proseguire gli scambi commerciali nel quadro dell’accordo di libero scambio del 1972 tra l’allora CEE e l’Associazione europea di libero scambio (AELS, che comprende Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda).

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