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Tassa sul CO2: prosegue lo “scioglimento”?

L'eventuale tassa colpirebbe soltanto gli oli da riscaldamento, la principale fonte d'inquinamento da CO2. imagepoint

Dopo i recenti allarmi sul surriscaldamento climatico lanciati da esperti internazionali e la conferenza di Nairobi, il parlamento svizzero torna a discutere dell'introduzione di una tassa sul CO2.

In giugno, il Consiglio nazionale aveva optato per una soluzione più moderata rispetto ai piani del governo. Ora la palla passa al Consiglio degli Stati, che appare ancor più scettico.

Mettiamola così: è un po’ come se “Elvezia”, l’ex allieva modello, avesse marinato un po’ di corsi e non avesse fatto tutti i compiti che le erano stati assegnati.

All’inizio degli anni Novanta, tra i precursori nella lotta contro il surriscaldamento climatico, la Svizzera si era detta pronta ad impegnarsi con slancio per contrastare il preoccupante fenomeno.

Dopo aver fatto propri gli obiettivi del Protocollo di Kyoto (vedi colonna a destra), la Svizzera ha adottato una rigorosa legge sul CO2 e il suo mondo economico ha creato la Fondazione “Centesimo per il clima”, con la quale, prelevando 1.5 centesimi su ogni litro di carburante, vengono finanziate misure per ridurre le emissioni nocive.

Con quali risultati? Nessuna riduzione delle emissioni. Anzi: secondo il Segretariato dell’ONU per il clima, dal 1990 le emissioni di gas a effetto serra in Svizzera sono cresciute dello 0.4%.

Tra chiari e scuri

“Il bilancio della politica climatica svizzera è imbarazzante”, dice a swissinfo Patrick Hofstetter, esperto del WWF. “Certo, c’è chi ha fatto peggio, ma questa non è una giustificazione per un paese come il nostro caratterizzato da un ecosistema tanto delicato”.

“Resto fiduciosa”, relativizza da parte sua Andrea Burkhardt responsabile della sezione clima presso l’Ufficio federale dell’ambiente. “Continuo a credere che potremo raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto grazie agli strumenti flessibili in esso contemplati. Temo invece che sia ormai troppo tardi per quelli della legge sul CO2”.

L’ex segretario di Stato David Syz, oggi presidente della Fondazione “Centesimo per il clima”, ritiene che si siano comunque fatti dei progressi. “Le discussioni sulla tassa sul CO2 sono molto avanzate e grazie alla nostra iniziativa riusciremo a soddisfare le esigenze di Kyoto”, dice a swissinfo.

Tuttavia, la Fondazione finanzia progetti soprattutto all’estero. “I costi della riduzione delle emissioni in altri paesi sono di molto inferiori rispetto a quelli in Svizzera, ma i benefici per il clima globale sono identici. Inoltre, da noi gli standard ambientali sono già molto elevati”, spiega Syz.

Andrea Burkhardt ricorda però che anche la Svizzera dovrà dare il suo contributo. “Le emissioni globali possono essere ridotte soltanto con uno sforzo comune e noi dobbiamo restare un partner credibile: se non riduciamo le nostre emissioni, come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?”.

Cura dimagrante

Ora, dopo che negli scorsi mesi il rapporto sul clima redatto da Nicholas Stern ed il documentario di Al Gore hanno riacceso il dibattito denunciando le disastrose conseguenze dell’inazione, il dossier climatico torna in parlamento sotto forma di una tassa d’incitazione sul CO2, i cui proventi andrebbero ridistribuiti tra famiglie e economia per cercare di riorientare le scelte energetiche degli svizzeri.

Nel giugno del 2006, il Consiglio nazionale, prima camera del parlamento ad occuparsene, aveva accettato una tassa sul CO2 da applicare unicamente agli oli combustibili (dei carburanti si occupa la Fondazione “Centesimo per il clima”), riducendo tuttavia le aliquote rispetto alla proposta iniziale del governo.

In effetti, mentre la legge sul CO2 prevede una tassa massima di 210 franchi per tonnellata di CO2 ed il messaggio del Consiglio federale chiedeva una tassa di 35 franchi per tonnellata (9 centesimi al litro), la Camera del popolo ha scelto una variante più soft: 12 franchi a tonnellata dal 2008, 24 franchi dal 2009 e 36 franchi nel 2010. Il tutto da introdurre soltanto nel caso in cui le emissioni dovute ai combustibili fossili risultassero troppo elevate per centrare gli obiettivi fissati.

La parola agli Stati

Durante la sessione invernale, l’oggetto passa al Consiglio degli Stati. Stando alla decisione scaturita dalla sua Commissione dell’ambiente e dell’energia, lo “scioglimento” (quasi fosse un ghiacciaio…) della tassa sul CO2 potrebbe non essere terminato.

Con 7 voti contro 5 e 1 astenuto, la Commissione ha infatti proposto un sistema secondo il quale il prelievo della tassa dovrebbe dipendere dal prezzo del petrolio.

La Commissione, secondo la quale l’avvenuto aumento del costo del greggio ha un ruolo sufficientemente dissuasivo, propone che una tassa di 35 franchi per tonnellata di CO2 potrà essere introdotta entro il 2009 soltanto se il prezzo del petrolio rimarrà per almeno sei mesi consecutivi al di sotto del livello del marzo 2005.

Una condizione “ghigliottina” che, secondo i sostenitori della tassa sul CO2, rinvierebbe la sua introduzione sine die.

swissinfo, Marzio Pescia

Il CO2 (biossido di carbonio o anidride carbonica) è di gran lunga il più importante dei sei gas a effetto serra. In Svizzera rappresenta circa l’80% delle emissioni nocive.

Gli altri gas responsabili del surriscaldamento climatico sono il metano (CH4), il protossido di azoto o gas esilarante (N2O), gli idrocarburi parzialmente alogenati (HFC), gli idrocarburi perfluorati (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6).

Nonostante gli ambiziosi obiettivi di riduzione, dal 1990 le emissioni di gas a effetto serra in Svizzera sono cresciute dello 0.4%.

Aderendo al trattato internazionale, la Svizzera si è impegnata a ridurre per il periodo 2008-2012 le emissioni di gas ad effetto serra dell’8% rispetto al 1990.

Per il raggiungimento degli obiettivi fissati, il Protocollo di Kyoto autorizza l’impiego di diversi strumenti.

La priorità va data alle misure da adottare a livello nazionale, ma sono possibili anche altre soluzioni, quali il computo dei pozzi di carbonio che favoriscono l’assorbimento di CO2 (ad esempio i boschi) e la partecipazione ai cosiddetti meccanismi flessibili (commercio di certificati d’emissione all’estero).

La legge sul CO2, entrata in vigore il 1. maggio 2000, costituisce il nocciolo della politica svizzera in materia di clima e completa gli impegni presi dalla Svizzera a livello internazionale.

Il suo obiettivo è la riduzione entro il 2010 delle emissioni di CO2 del 10% rispetto ai valori del 1990.

La legge si basa su un meccanismo a due livelli: una tassa sul CO2 può essere introdotta soltanto se gli obiettivi di riduzione non vengono raggiunti applicando provvedimenti volontari e altre misure di accompagnamento.

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