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Turismo: la qualità sarà più forte del franco forte?

Un panorama che per molti turisti costa caro. Keystone

La debolezza dell'Euro rispetto alla valuta svizzera mette in seria difficoltà il turismo nella Confederazione, in particolare nei cantoni alpini. Le soluzioni miracolose non esistono: occorre puntare su qualità, marketing e magari qualche aiuto statale.

Andare in vacanza nella Confederazione è diventato – nel giro di un anno – più caro del 25% circa per chi proviene da un paese della zona euro. Viceversa, recarsi all’estero risulta molto più vantaggioso per i turisti elvetici.

Le conseguenze di questa situazione si fanno sentire in modo particolare nei cantoni alpini e a vocazione turistica. Infatti, se le città come Zurigo e Ginevra possono sempre contare su un’importante fetta di pernottamenti garantita dal turismo congressuale e d’affari, questo non vale per il Vallese, i Grigioni e il Ticino.

A titolo d’esempio, in questi cantoni i pernottamenti sono diminuiti del 7% nel canton Grigioni, del 4% in Vallese e del 3% in Ticino nei primi cinque mesi del 2011. Nel solo mese di maggio, nei Grigioni vi sono stati 36’000 pernottamenti in meno rispetto al 2010.

Infatti – pur calcolando che Ascensione e Pentecoste quest’anno cadevano in giugno – buona parte della clientela di queste regioni è costituita da vacanzieri provenienti dagli Stati limitrofi come la Germania, i quali prima di partire valutano le condizioni meteorologiche e… finanziarie.

Quattro elementi

«L’andamento turistico è influenzato tradizionalmente da quattro fattori: il valore della moneta, la situazione economica generale, la meteorologia e la pubblicità», riassume Susanne Daxelhoffer di hotelleriesuisse, l’associazione degli imprenditori del settore alberghiero svizzero.

«Purtroppo non possiamo agire sui tassi di cambio, ragione per cui dobbiamo concentrarci su altri elementi per tentare di migliorare la situazione. Sappiamo che la Svizzera è cara e sappiamo anche che non possiamo diventare più economici rispetto a destinazioni all’estero. Possiamo però cercare di essere i migliori dal profilo della qualità», continua.

A proposito di qualità, quella svizzera è davvero sempre all’altezza dei prezzi elevati della Confederazione? «Ovviamente ci sono delle pecore nere che per questo rischiano già di sparire dal mercato, ma complessivamente quanto viene offerto dal profilo del servizio e delle infrastrutture è di ottimo livello. D’altronde effettuiamo verifiche regolari, tendendo anche conto del parere dei turisti. Non va poi dimenticato che i costi fissi per il settore sono molto più elevati in Svizzera che altrove, ciò che influisce sulle tariffe».

Per questo, hotelleriesuisse da anni si batte per mantenere un tasso dell’IVA favorevole al settore e in favore di un accordo di libero scambio in ambito agricolo, in modo tale da poter diminuire i costi delle importazioni.

Marketing a tutto campo

Un altro punto sottolineato da Susanne Daxelhoffer è l’importanza del marketing: «L’albergatore deve agire come un imprenditore, dando prova di creatività nell’offerta, ad esempio collaborando con altre strutture di dimensioni simili».

Inoltre, «i singoli alberghi devono essere presenti su Internet con il proprio sito, ma anche nelle piattaforme di prenotazione e di valutazione. Nel contempo, in collaborazione con gli altri attori come Svizzera Turismo è necessario effettuare campagne promozionali rivolte ai mercati tradizionali come Germania e Gran Bretagna, ma anche a quelli emergenti, in particolare Cina, India, Sudamerica».

Strutture grandi e piccole

Oltre al marketing e alla qualità, per attirare i turisti occorrono strutture adeguate. Susanne Daxelhoffer fa presente che «nel 2010 sono stati investiti nella Confederazione 1,3 miliardi di franchi a favore di alberghi e ristoranti, un dato in aumento del 40% rispetto all’anno precedente».

Ciò significa che «gli alberghi avevano risorse da investire, segno quindi di buona gestione; inoltre, il settore ha attirato capitali dall’estero: la piazza turistica svizzera è dunque sempre molto attrattiva». Piazza turistica che «sta cambiando già dagli anni Novanta: la quantità di letti è rimasta pressoché uguale, ma il numero di hotel è calato».

A soffrire a causa dell’euro debole sono quindi soprattutto gli hotel a gestione famigliare, legati a una clientela tradizionale proveniente dai paesi vicini: queste strutture faticano a trovare i soldi necessari a effettuare gli investimenti – per esempio centri benessere, infrastrutture sportive – necessari per restare al passo.

Offerte per le famiglie

E nelle regioni toccate, come si reagisce alle difficoltà monetarie? Le ricette sono quelle indicate da hotelleriesuisse. «Non si tratta di abbassare i prezzi, bensì di promuovere all’estero il nostro valore aggiunto», indica anche Gaudenz Thoma, CEO di Grigioni Vacanze.

«Insieme al Vallese e al Ticino abbiamo per esempio lanciato un programma speciale a beneficio delle famiglie, che consente ai bambini sotto i 12 anni di pernottare gratuitamente durante tutta l’estate e parte dell’inverno», dice il responsabile grigionese.

A livello di infrastrutture, aggiunge, «gli alberghi grigionesi non hanno nulla da invidiare a quelli delle regioni austriache concorrenti. Gli hotel sono infatti costantemente ampliati, rinnovati e sottoposti a certificazione».

In merito alla possibilità di lanciarsi su mercati esotici, Thoma raccomanda prudenza: «Dobbiamo tenere presente che il nostro pubblico di riferimento si trova in Svizzera, Germania e in generale nella zona-euro. Anche se la situazione è difficile, non possiamo quindi puntare di punto in bianco su altre regioni in cui il nostro prodotto potrebbe non interessare abbastanza».

Lo Stato faccia la sua parte

Cantone diverso, concetti simili: Urs Zehnhäusern, direttore della comunicazione presso Vallese Turismo, sottolinea che «non ci sono ricette rapide e miracolose. La Svizzera era già cara prima, ora la situazione è ancora più difficile».

Soluzioni? «Essere autentici, proporre un prodotto unico e di grande qualità». Anche qui, la via che porta in Cina e India sembra essere difficile da percorrere: «I turisti di questi paesi si spostano in grandi gruppi, e in Vallese la maggior parte dei letti è ripartita in piccole strutture da 30-40 posti. D’altronde, il 95% dei pernottamenti di turisti provenienti da Asia e America si concentra a Zermatt».

Per quanto concerne il futuro, secondo Zehnhäusern «si calcola che la necessità di nuovi investimenti per gli impianti di risalita e gli hotel ammonta a circa 2 miliardi. Visti i tempi difficili in previsione, difficilmente i privati potranno accollarsi questa spesa».

A suo parere, «occorre quindi un aiuto da parte della Confederazione, ovviamente verificando – grazie agli standard di qualità internazionali – che i sussidi vadano a chi li merita davvero. D’altronde all’estero, per esempio in Tirolo, lo sovvenzioni statali sono molto importanti».

Con esportazioni per circa 15,6 miliardi di franchi nel 2008, il turismo si colloca al quarto posto tra i settori d’esportazione.

Gli introiti legati al turismo nella Confederazione hanno superato nel 2008 la spesa degli svizzeri all’estero di 3,8 miliardi di franchi, determinando un saldo attivo della bilancia turistica di 1,3 miliardi di franchi in più rispetto all’anno precedente.

Gli introiti derivanti dal turismo in Svizzera (domanda turistica diretta) ammontavano nel 2009 a 34,9 miliardi di franchi.

Nel 2009, l’industria turistica svizzera ha garantito circa 145’700 osti di lavoro a tempo pieno, corrispondenti al 4,1% degli occupati.

Nel 2009 la Svizzera si è confermata per la terza volta consecutiva al primo posto quale piazza d’investimenti in ambito turistico secondo la valutazione del World economic forum (WEF), soprattutto grazie all’elevata professionalità degli impiegati nel settore.

Fonte: Strategia di crescita per la piazza turistica svizzera. Segreteria di Stato dell’economia (2010)

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