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Hong Kong: negoziare uniti per imporsi

Il ministro Joseph Deiss tra i colleghi norvegese e giapponese del G10 alla conferenza dell'OMC Keystone

Ai negoziati dell'OMC, in corso ad Hong Kong, la Svizzera presiede il gruppo G10. Vi fanno parte dei paesi che difendono posizioni comuni sull'agricoltura.

Sugli interessi difesi dalle delegazioni del G10, swissinfo ha raccolto l’intervista del ministro elvetico dell’economia Joseph Deiss.

Martedì Joseph Deiss e gli altri ministri del gruppo G10 hanno mostrato segni d’apertura verso i paesi meno avanzati, che rivendicano una maggiore apertura dei mercati nel settore agricolo.

Il gruppo dei G10 sostiene in particolare un «pacchetto sullo sviluppo» tangibile a Hong Kong, con il quale verrebbe introdotto un trattamento speciale per i paesi in via di sviluppo.

swissinfo: Cosa unisce fondamentalmente i paesi del G10 e cosa difendono?

Joseph Deiss: Sono importatori netti di prodotti agricoli. In quanto alle importazioni di prodotti alimentari, come gruppo, rappresentiamo il 13% a livello mondiale.

Altra caratteristica comune: abbiamo bisogno di mantenere una nostra agricoltura multifunzionale. Non possiamo, come qualcuno vorrebbe, considerarla solo dal punto di vista alimentare. Ci sono anche questioni ambientali, sociali, di patrimonio da preservare. Certi nostri prodotti fanno parte di questo patrimonio. Un buon Groviera, un Emmental, non sono semplicemente un formaggio e basta!

swissinfo: Ci sono anche delle divergenze tra i paesi del G10?

JD.: Ne esistono sull’orientamento dato alle nostre agricolture. Il Giappone, ad esempio, è particolarmente interessato al riso, la Svizzera ai latticini.

Poi non tutti hanno lo stesso sistema di protezione. In Svizzera siamo molto più avanti con i sussidi interni rispetto alla Norvegia o al Giappone. Non concediamo più sovvenzioni in funzione dei chili di frumento o di latte. Paghiamo una cifra fissa per superficie.

Ma gli elementi comuni tra noi sono più numerosi e ci permettono di portare avanti la stessa agenda politica, il che ci dà evidentemente un peso maggiore nelle discussioni.

swissinfo: Quali sono gli elementi a disposizione del G10 per intervenire attivamente nella discussione?

JD.: Bisogna farsi ascoltare. L’OMC funziona sulla base del consenso. Ci vuole sempre l’unanimità perché una soluzione venga accettata: è il principio democratico portato all’estremo, visto che ogni membro può bloccare tutto.

È chiaro che è difficile per un singolo membro, su 148, essere quello che blocca tutto. Da qui vengono i raggruppamenti di paesi che hanno interessi simili, il che è anche un mezzo per facilitare i negoziati. Non si può sempre essere 148 intorno ad un tavolo. Negoziamo a gruppi di 20.

Insieme ai giapponesi rappresento i 9 paesi del G10. Tre o quattro paesi rappresentano i G20 (paesi emergenti), più i commissari dell’Unione Europea.

swissinfo: Spesso le posizioni del G10 e dell’Unione europea sono vicine. Non sarebbe più efficace creare un gruppo comune?

J.D.: Collaboriamo scambiandoci quotidianamente delle informazioni, e cercando di portare avanti un’azione coordinata. Ma per diverse ragioni non formiamo un gruppo unico. Da un lato è già complesso consolidare la posizione dell’Europa a 25.

D’altro canto più le discussioni si approfondiscono, più i gruppi si uniranno per difendere posizioni comuni. Se il G10 percorre la stessa linea insieme ai paesi del ACP (Africa-Caraibi-Pacifico) e l’Unione europea, formiamo già un gruppo di 128 paesi.

Intervista swissinfo: Pierre-François Besson, Hong Kong
Traduzione: Raffaella Rossello

La 6a conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) ha luogo dal 13 al 18 dicembre a Hong Kong.

In quanto organo supremo dell’organizzazione, deve intraprendere le fasi conclusive dei «negoziati di Doha», lanciati nel 2001.

All’appuntamento partecipano i rappresentanti di 149 paesi membri.

Le aspettative sono state ridotte, vista la lentezza dei negoziati.

Guida la delegazione svizzera il ministro dell’economia, Joseph Deiss.

Presieduto dalla Svizzera, il G10 raggruppa 9 paesi: Corea del Sud, Mauritius, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Norvegia e Taiwan.

Questi paesi hanno deciso di unire le proprie forze sul dossier agricolo solamente in occasione dell’ultima conferenza ministeriale di Cancùn.

La Bulgaria ha lasciato il gruppo al momento della presentazione della sua domanda di adesione all’Unione europea.

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