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I cantoni alpini vogliono più soldi per la loro acqua

L'energia idraulica copre il 60% del fabbisogno energetico svizzero Keystone

L'annunciata penuria di elettricità e il riscaldamento climatico faranno dell'acqua una risorsa preziosa. I cantoni alpini esigono di conseguenza un migliore indennizzo per la loro forza idraulica.

La richiesta prevede un aumento di un quarto del cosiddetto canone d’acqua, il quale dovrebbe comportare un rialzo del prezzo dell’elettricità di 0,3 centesimi per kilowattora.

La fattura dell’elettricità in Svizzera potrebbe in futuro subire un sostanziale aumento. Visto il valore crescente della forza idraulica, i cantoni alpini svizzeri – che costituiscono il bacino idrico del paese – rivendicano un risarcimento più generoso per lo sfruttamento della loro acqua.

La richiesta è stata formulata lunedì a Berna dalla Conferenza dei governi dei cantoni alpini (CGCA), la quale vorrebbe che i gestori delle centrali idroelettriche siano chiamati a pagare un’aliquota di 100 franchi (invece degli attuali 80) per ogni kilowatt di potenza lorda (kWl) prodotta.

La CGCA ha inoltre auspicato l’introduzione di una tassa di accumulazione pari a 50 franchi/kWl al massimo, destinata a rimunerare gli sforzi necessari per accumulare l’acqua nei bacini.

Un aumento «moderato»

I costi dell’elettricità potrebbero così salire di 0,3 centesimi per kilowattora (kWh). Un aumento «moderato» secondo la consigliera di Stato ticinese Laura Sadis.

La CGCA ha in effetti sottolineato che il rincaro del canone appare contenuto, se paragonato alla crescita del prezzo dell’elettricità, passato dai 2,8 centesimi del 1999 agli 11,8 centesimi del 2006.

Oltre a ciò, ha rilevato il consigliere di Stato vallesano Thomas Burgener, «le centrali idroelettriche sono riuscite a diminuire i costi, migliorando così i loro profitti».

«Il prezzo della corrente elettrica in Svizzera rimarrebbe ad ogni modo inferiore alla media europea, sia per le economie domestiche che per le industrie», ha aggiunto il suo collega urano Markus Züst.

Il valore dell’acqua

Per incitare le autorità federali ad occuparsi di questo dossier sono state avanzate diverse argomentazioni, a cominciare dall’inflazione. Secondo la CGCA, il rincaro intervenuto dopo l’ultimo adattamento del canone d’acqua nel 1997 giustifica, da solo, il passaggio del limite massimo da 80 a 87,50 franchi/kWl.

I cantoni alpini vogliono poi giocare la carta ambientale. L’acqua rappresenta un’energia indigena e rinnovabile che non comporta emissioni di CO2, hanno rammentato i membri della CGCA.

La forza idraulica svolge inoltre un ruolo sempre più importante non soltanto in ambito climatico, ma anche in vista della penuria di elettricità annunciata a partire dal 2020.

In questo contesto, i cantoni alpini si dicono quindi pronti a sostenere l’estensione delle capacità di produzione e delle installazioni, a patto di essere indennizzati «in modo appropriato».

Il canone consente a Vallese, Grigioni, Glarona, Nidwaldo, Obwaldo, Ticino e Uri di incassare ogni anno 270 milioni di franchi su un totale di 400 milioni. Aumentando l’aliquota minima a 100 franchi e introducendo una tassa di accumulazione, questi cantoni potrebbero beneficiare di ulteriori 145 milioni.

Un aumento che nuoce alla concorrenzialità

Per l’Associazione delle aziende idroelettriche svizzere (AES) un aumento del canone d’acqua è fuori discussione. No anche al supplemento per capacità d’accumulazione e all’indicizzazione automatica al rincaro.

In una nota odierna, l’AES sostiene che un incremento dell’indennità versata ai cantoni alpini per lo sfruttamento dell’acqua nuocerebbe alla concorrenzialità di questa forma di energia rispettosa dell’ambiente.

L’associazione a difesa dell’ambiente Pro Natura stima dal canto suo che l’aumento del canone è auspicabile solamente se correlato a prestazioni ecologiche.

L’Ufficio federale dell’energia (UFE) non ha voluto commentare nei particolari le rivendicazioni dei cantoni alpini. «Tuttavia si tratta di richieste legittime», ha sostenuto Pascal Previdoli, responsabile della sezione affari internazionali, strategia e politica dell’UFE.

«Prima di esprimerci in merito, intendiamo però esaminare da vicino le richieste della CGCA», ha aggiunto.

Per concretizzare le sue rivendicazioni, la CGCA farà leva sul Consiglio degli Stati (camera alta), dove siedono i rappresentanti dei cantoni. Un atto parlamentare dovrebbe essere depositato in autunno. Poi si tratterà di procedere alla relativa revisione legislativa.

swissinfo e agenzie

L’energia idraulica è la più importante e la più antica fonte d’energia rinnovabile in Svizzera. Copre circa il 60% del fabbisogno energetico del paese.

Siccome i siti adatti alla costruzione di una grande centrale idroelettrica sono già stati sfruttati, è previsto un aumento del numero delle piccoli centrali (con capacità massima di 10 megawatt).

Secondo l’Ufficio federale dell’energia, questi impianti hanno un potenziale d’espansione di circa 2200 gigawatt all’anno.

L’Ufficio federale per l’energia (UFE) prevede che senza un cambiamento di rotta dal 2020 il paese sarà confrontato ad una penuria di energia.

La penuria dovrebbe essere più pronunciata nell’ambito dell’energia elettrica, perché attorno al 2020 le prime centrali nucleari dovranno essere chiuse per raggiunti limiti di età. Nello stesso tempo scadranno alcuni contratti a lungo termine con la Francia per l’importazione di energia.

L’UFE calcola che il consumo di energia crescerà entro il 2035 tra il 18% e il 24%.

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