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I rifugiati fra di noi

Per l'Osar dovrebbero essere puniti i passatori e non i profughi in fuga Keystone

"I rifugiati fanno parte della nostra società": questo il messaggio di diverse organizzazioni e delle principali chiese per la giornata dedicata ai richiedenti l'asilo.

La giornata nazionale dedicata dei rifugiati ha avuto il suo atto ufficiale sul Rütli, il praticello, culla della Confederazione. Più di 1’500 persone hanno raqggiunto a piedi o con il battello il luogo per dimostrare la propria solidarietà. Un atto simbolico, come conferma Alberto Achermann dell’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (Osar): “Con questo gesto vogliamo dire ai rifugiati che anche loro fanno parte della nostra società”.

“Insieme” è il motto della giornata e Achermann continua: “Solo insieme potremo costruire una Svizzera aperta e tollerante. Dobbiamo renderci conto della fragilità di queste persone e la loro esperienza umana, raccolta in paesi segnati da gravi conflitti, deve farci riflettere”.

La fuga non ha confini

Recentemente a Siviglia, durante un incontro di una sessantina di organizzazioni non governative provenienti da 30 paesi, i delegati hanno espresso le loro preoccupazioni per la crescente insofferenza e addirittura xenofobia che si vive in Europa.

Secondo lo specialista di diritto umanitario e direttore dell’Osar, è necessaria una guida morale che riesca a difendere i valori umanitari: “Importante è inoltre che l’Europa rimanga aperta nella questione dell’asilo politico. Le vie del continente non dovrebbero essere sbarrate per chi ha veramente bisogno d’aiuto”.

Misure contro il commercio umano

Achermann chiede per questo “permessi di soggiorno agevolati per i perseguitati, diritto d’asilo già dall’ambasciata nei paesi colpiti e rinuncia alle pene per le compagnie aeree che trasportano passeggeri con documenti non in regola”.

“Solo così – ribadisce Achermann – sarà possibile combattere il cancro dei passatori che trasportano in condizioni disumane le carovane dei disperati.

Gli accordi di Schengen e Dublino hanno definito la politica d’asilo europea. Per Achermann gli accordi non hanno fatto che confermare la debolezza della politica d’asilo europea. “Si è creata una concorrenza per la legge più restrittiva. Alcuni paesi adottano degli standard bassissimi per poter rispedire i rifugiati oltre confine”.

L’isola elvetica

“Un’adesione agli accordi di Schengen, sarà inevitabile a medio o lungo termine – si dice convinto Achermann – altrimenti diventeremo un paese di riserva, dove i rifugiati che si vedono rifiutata la richiesta riparano per presentare un secondo procedimento”. Sarebbe una Caporetto del sistema umanitario interno, prevede l’esperto.

Per il direttore dell’Osar le leggi severe non bastano da deterrente contro l’immigrazione dei perseguitati politici. “non saranno meno ad arrivare, ma molti di più moriranno nella fuga – senza dignità”.

Gaby Ochsenbein/ Traduzione e adattamento Daniele Papacella

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