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I tamburi degli sciamani

Dipinti su un tamburo di uno sciamano dell'Altai

È nel suo genere una prima mondiale la nuova esposizione temporanea che il Museo Etnografico dell'Università di Zurigo dedica ai tamburi degli sciamani.

Presentando un centinaio di tamburi – il più importante attributo degli sciamani – la mostra vuol far luce sulle pratiche religiose e di guarigione delle popolazioni nord asiatiche.

Se la mostra si è concentrata su un unico oggetto è perché esso occupa un ruolo centrale in tutte le pratiche sciamaniche. Questo strumento, infatti, da secoli ha accompagnato, e in alcuni casi accompagna ancora oggi – le azioni rituali di guaritori, guide spirituali e veggenti appartenenti, in particolar modo, ad alcune popolazioni nord asiatiche.

“I tamburi che lei vede qui non sono solo pezzi rarissimi, ma sono anche monumenti delle vecchie culture della Siberia”, spiega l’etnologo Michael Oppitz che ha curato l’esposizione.

Ma i tamburi che occupano le vetrine della mostra zurighese non provengono solamente dalla Siberia, considerata dagli studiosi la culla dello sciamanesimo. Numerosi sono quelli appartenenti a popolazioni dell’Himalaya, ma anche scandinave, della regione artica, e del nord America.

L’unicità di ogni differenza

Questo scenario transcontinentale spiega anche la varietà dei modelli presenti nell’esposizione che, malgrado alcune caratteristiche comuni come la cornice in legno e la membrana in pelle, si differenziano a seconda del luogo, dell’etnia, della cultura locale a cui appartengono e della pratica sciamanica a cui sono legati.

Ovali, di modeste dimensioni e ricoperti di un’unica membrana sono i tamburi degli sciamani appartenenti alla popolazione dei Sami – più noti come Lapponi – della Scandinavia.

Superano i 70 cm di diametro quelli della regione dell’Altai, nella Siberia meridionale, che oltre che per la dimensione, s’identificano perché nell’impugnatura verticale è riconoscibile una figura con testa, braccia e gambe.

Una caratteristica dei tamburi della regione artica è invece un’impugnatura esterna, il più delle volte molto corta. Mentre quelli provenienti dal Nepal e più in generale dalla regione dell’Himalaya centrale oltre ad un’impugnatura esterna lunga, si distinguono perché rivestiti sui due lati.

Il tamburo dello sciamano

Al di là delle singole differenze che fanno di ogni strumento un pezzo unico, i tamburi degli sciamani sono sempre a cornice e sono costruiti solo con materiali precisi.

“I tamburi sono nati da esseri viventi: da un albero, abbattuto per costruire la cornice dello strumento e da un animale selvatico, ucciso per usare la sua pelle come membrana” spiega Michael Oppitz. “E poiché è stato creato con questi due esseri viventi ed esso stesso è uno strumento per evocare le forze soprannaturali, il tamburo è considerato come un essere vivente.”

Un essere vivente che diventa mezzo per comunicare con il mondo ultraterreno per chiedere il soccorso delle forze benevole, come anche per scacciare o annientare gli spiriti maligni.

“In questo caso – sottolinea Michael Oppitz -, il tamburo è usato come una vera e propria arma acustica, perché religione nello sciamanesimo significa guerra. Religione è il confronto con le forze soprannaturali che vogliono nuocere agli esseri umani. E lo sciamano è colui che, grazie al suo tamburo, aiuta a vincere il confronto con le forze negative.”

Una rappresentazione cosmografica del mondo

Lo sciamano non si sposta senza il suo tamburo, sia che il suo intervento sia richiesto per invocare lo spirito degli antenati, che per comunicare con il mondo ultraterreno, per diagnosticare e combattere una malattia, per recitare miti collettivi o prevedere il futuro.

Il tamburo è anche uno strumento fortemente simbolico che, già solo nella sua forma rotonda, rappresenta l’universo. In alcuni casi immagini stilizzate del cosmo vengono anche dipinte direttamente sulla sua membrana.

L’uso e il tempo hanno lasciato solo qualche flebile traccia di questi disegni nei tamburi esposti, così alle pareti la mostra presenta 60 acquarelli che ne ricostruiscono i disegni originali.

Suono e ritmo

Il tamburo non è soltanto una rappresentazione simbolica del cosmo. Gli sciamani nord asiatici e americani lo consideravano un oggetto degno di venerazione perché il suo suono forte e lungo è il polso o il cuore che batte nel centro dell’universo; è la voce del grande spirito e consente la comprensione del mistero e della forza di tutte le cose.

Nel tamburo sono assopite diverse funzioni. Quando accompagna i canti mitici degli sciamani, viene usato per accentuare il metro del verso; quando è usato nelle sedute di guarigione serve ad accelerare o rallentare la recitazione del guaritore.

Come strumento d’accompagnamento alle danze, ha il compito di mantenere il ritmo che aiuta lo sciamano a procedere nel suo viaggio verso il mondo ultraterreno. Ma, a seconda del suono e del ritmo che egli acquista, da accompagnatore si fa protagonista e diventa anche la voce di spiriti e divinità.

Per dar un’idea della varietà dei ruoli svolti dai tamburi, la mostra propone numerosi documenti sonori di riti sciamanici, registrati sul campo nel secolo scorso in diverse regioni dell’Asia.


swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

La mostra “I tamburi degli sciamani” in corso al Museo Etnografico dell’Università di Zurigo, rimarrà aperta fino al 3 agosto 2008. I tamburi raccolti nell’esposizione provengono da collezioni private e musei etnografici di tutto il mondo e in particolare da quelli della Siberia e di San Pietroburgo.
Il museo presenta parallelamente l’esposizione fotografica “Un’etnografia in immagini” -aperta fino al 16 marzo 2008 -, dedicata al reportage fotografico che l’etnologo Michael Oppitz dell’Università di Zurigo, considerato il più grande esperto di sciamanesimo, ha realizzato nel nord del Nepal tra 1977 e 1984.

Nelle società sciamaniche la malattia e la sfortuna sono interpretate come un conflitto di relazione tra gli uomini e le forze soprannaturali. Gli sciamani sono gli specialisti religiosi che operano in qualità di mediatori tra il mondo terrestre e quello ultraterreno e il loro compito è di ristabilire un equilibrio armonico tra i due mondi.

Guaritori, sacerdoti e veggenti, gli sciamani dei popoli asiatici in ogni seduta di guarigione, pratica religiosa o rituale propiziatorio collettivo, sono sempre accompagnati dal loro tamburo.

Le due esposizioni proposte dal Museo Etnografico di Zurigo consentono al visitatore di avvicinare e comprendere in modi differenti la cultura e l’opera degli sciamani. Tecnico e scientifico l’approccio proposto dalla mostra sui tamburi, esso mette a fuoco anche alcuni aspetti simbolici delle comunità sciamaniche.

Decisamente sensoriale l’approccio scelto dalla mostra fotografica che grazie alla combinazione di immagini, testo e suono permette di prendere parte all’opera degli sciamani mostrandone le azioni sacre, ma anche gli ambienti ad esse legate, non ultima la significativa atmosfera del paesaggio locale.

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