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Il WEF si concentra sul mondo che cambia

L'esercito collabora allo svolgimento dell'edizione 2011 del forum. Keystone

L'edizione 2011 del Forum economico mondiale di Davos (WEF) opta per un approccio più proattivo, al fine di identificare i rischi e le possibili soluzioni in un contesto sempre più mutevole.

La 41esima riunione annuale nella località grigionese incomincia il 26 gennaio: sullo sfondo, le crescenti divisioni tra le strategie dei paesi che cercano di trovare una propria via per uscire dalle difficoltà economiche e garantire la crescita futura. Intanto presidente russo Dimitri Medvedev terrà come previsto il discorso d’apertura, nonostante la sua presenza fosse incerta in seguito al grave attentato avvenuto lunedì all’aeroporto Domodedovo di Mosca.

Il rapido sviluppo economico degli Stati emergenti contrasta con il pesante debito pubblico e il periodo di austerità che stanno vivendo parecchi paesi occidentali. Una situazione, questa, che sta modificando i rapporti economici – e per certi versi anche politici – a livello mondiale.

«Il mondo non è mai stato confrontato a così tante sfide impegnative nello stesso tempo. Stiamo vivendo in una realtà completamente nuova: la vera sfida è definirne i contorni», afferma il fondatore del WEF, Klaus Schwab.

Discutere apertamente

Tom Malnight, professore di gestione all’International Institute for Management Development di Losanna, è a sua volta convinto che i tempi stanno cambiando. «La velocità con cui avvengono questi mutamenti – ancora più carichi di conseguenze della crisi finanziaria – aumenta di anno in anno ed è molto superiore a quella del passato».

Per confrontarsi su questi temi, anche quest’anno 2’500 leader politici ed economici nonché rappresentanti della società civile di una novantina di paesi si incontrano a Davos. Come sempre, la lista dei partecipanti comprende nomi di spicco quali il primo ministro britannico David Cameron, il presidente sudafricano Jacob Zuma, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy.

«I problemi attuali possono essere risolti unicamente facendo sedere al medesimo tavolo tutti questi attori. Ogni incontro – anche se la situazione non evolve rapidamente come certi vorrebbero – è un progresso, poiché a Davos le persone possono parlare apertamente, libere dalla pressione di dover prendere a tutti i costi una decisione», sottolinea André Schneider, responsabile del WEF per dodici anni.

Verso il G20

Nel corso degli anni, il WEF è stato spesso criticato da chi ne mette in dubbio la reale utilità. In particolare, molte persone giudicano l’incontro di Davos un semplice momento d’incontro in cui gli uomini d’affari stipulano accordi commerciali. Due anni or sono – in piena crisi finanziaria – ai partecipanti del WEF era stato chiesto di mettere da parte i cocktail e le cene di gala, rimboccandosi le maniche per trovare soluzioni.

Quest’anno Schwab cercherà di far fare al WEF un ulteriore passo in avanti verso il G20, dove vengono prese le decisioni che contano. «Vogliamo dare un contributo importante ai processi del G20», dichiara, aggiungendo che il modello del WEF – con la partecipazione di rappresentanti dei vari settori della società – dovrebbe essere almeno parzialmente adottato dal più potente “club politico” del mondo. Schwab conta di affrontare questo tema con il presidente francese Sarkozy.

Crescita importante

Nel mese di dicembre, il WEF ha introdotto il Risk Response Network, un sistema che consente di sfruttare circa 600 esperti provenienti da orizzonti diversi al fine di individuare i rischi maggiori per la stabilità globale, cercando nel contempo di trovare i necessari correttivi.

Il rapporto annuale sui rischi del WEF ha peraltro già identificato alcuni punti critici su cui lavorare: la corruzione, la scarsità di risorse idriche, la sicurezza informatica, la sovrappopolazione così come le armi biologiche e nucleari.

E il WEF spera di fornire il proprio contributo: «Quando ho cominciato a lavorare per il Forum, nel novembre del 1998, l’organizzazione aveva meno di 90 impiegati e introiti per 50 milioni di franchi. Oggigiorno questa cifra è quadruplicata, il forum impiega circa 400 persone e dispone di uffici negli Stati Uniti, in Cina e in Giappone», sottolinea André Schneider prima di concludere: «In dodici anni, da semplice incontro di discussione siamo diventati una fonte di iniziative e idee».

Il Forum economico mondiale è stato fondato da Klaus Schwab nel 1971 a Davos, inizialmente con il nome di Management Symposium, con lo scopo di facilitare i contatti tra i leader europei e quelli nordamericani.

Da allora il WEF organizza l’incontro annuale nella località grigionese. L’unica eccezione è stata l’edizione 2002, trasferita a New York, in omaggio alle vittime degli attentati dell’11 settembre 2011.

La sede del WEF è a Cologny, nel canton Ginevra. Il suo budget annuale è finanziato dal migliaio di aziende affiliate.

Oltre ad organizzare l’appuntamento annuale di Davos, il WEF promuove simposi, gruppi di lavoro e studi in diversi paesi del mondo. Il WEF svolge diverse analisi globali e particolari su incarico dei propri membri.

Il tema scelto per l’edizione 2011 (26-30 gennaio) è Shared Norms for the New Reality (letteralmente: regole condivise per la nuova realtà).

(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

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