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L’«altra Africa» al centro della conferenza annuale della DSC

Costruzione di una casa in Mozambico, con il sostegno della DSC Keystone

Durante la conferenza, il consigliere federale Joseph Deiss si è schierato contro il pessimismo che circonda l’Africa. Il Mozambico, uno dei paesi prioritari della DSC, può servire da esempio per dimostrare le possibilità di sviluppo del continente nero.

L’altra Africa esiste, l’Africa che ha successo, l’Africa con prospettive per il futuro. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli affari esteri Joseph Deiss in occasione della conferenza annuale per la cooperazione allo sviluppo. tenuta a Bienne. Il Mozambico rappresenta un esempio tipico dei successi ottenuti dalla Direzione della cooperazione e dello sviluppo (DSC), impegnata in attività di ricostruzione e democratizzazione del paese africano.

Secondo Deiss, l’Africa non può essere presa in considerazione soltanto per le crisi e le guerre o per la sua grande diversità culturale. Il continente nero è fonte, nel contempo, di preoccupazioni e di speranze. Per il ministro degli esteri non bisogna pretendere risultati rapidi: «il cammino è lungo e arduo», ma la solidarietà può sicuramente permettere di rafforzare le tendenze positive in Africa.

L’evoluzione positiva, registrata in Mozambico, non ha subìto un arresto neppure in seguito alle devastanti inondazioni dello scorso febbraio, ha sottolineato Thomas Greminger, incaricato d’affari svizzero a Maputo e coordinatore della cooperazione allo sviluppo. Le catastrofiche inondazioni avevano colpito oltre due milioni di persone, provocando 600 morti e lasciando mezzo milione di abitanti senza tetto.

Sei mesi dopo il paese dell’Africa australe affronta le sfide della ricostruzione: almeno 450 milioni di dollari sono necessari per riparare i danni delle alluvioni. Il contributo svizzero per l’emergenza alluvione, aiuto governativo e Catena della solidarietà, ammonta a 29 milioni di franchi. Priorità attuale, gestita dall’aiuto umanitario, è di ricreare condizioni accettabili di esistenza per oltre 500 mila persone che hanno perso tutto, costrette ad abbandonare abitazioni e campi per rifugiarsi sulle alture vicine ai grandi fiumi.

Nonostante le gravi inondazioni, il Mozambico ha avuto negli ultimi anni un’evoluzione politica ed economica che può essere considerata positivamente. Negli anni ’80, a causa della guerra, delle grandi siccità e di una politica economica insufficiente, in Mozambico regnava una costante situazione di emergenza. Circa 6 milioni di persone, rifugiati e sfollati, necessitavano di aiuti umanitari internazionali. Il processo di pace è culminato nel 1992 con il trattato di pace e nel 1994 con le prime elezioni multipartitiche.

Da allora il Mozambico ha imboccato con un discreto successo la strada della pace e delle riforme e ha adottato una buona politica economica, progredendo negli ultimi anni dall’ultimo al settimo posto nella classifica dei paesi più poveri. L’inflazione è scesa dal 70 per cento, nel 1994, a meno del 6 per cento. La crescita annua del PIL si mantiene attorno al 7 per cento; risultati notevoli nel contesto africano.

Progressi comunque sempre ancora insufficienti: oltre il 70 per cento della popolazione (circa 18 milioni di abitanti) vive al di sotto del livello di povertà e dispone di un reddito di circa 50 centesimi al giorno. La speranza di vita è di 42 anni, l’analfabetismo tocca i tre quarti delle donne e metà degli uomini e solo il 30 per cento della popolazione ha accesso all’acqua.

La Direzione della cooperazione e dello sviluppo impiega annualmente dai 30 ai 35 milioni di franchi per sostenere il Mozambico, uno dei principali destinatari a livello mondiale degli aiuti svizzeri. I principali settori di attività riguardano la gestione degli affari pubblici (democratizzazione, decentralizzazione, riforma della polizia), le misure di sdebitamento, il contributo alla bilancia dei pagamenti e la riforma fiscale, il rifornimento d’acqua potabile, la sanità e la promozione della società civile.

Il Ministro delle Finanze del Mozambico, la Signora Luisa Diogo, ha rilevato che la Svizzera svolge spesso un ruolo di precursore. A titolo di esempio ha menzionato il contributo al budget introdotto nel settore sanitario all’inizio degli anni Novanta, oppure le nuove modalità dell’aiuto alla bilancia dei pagamenti, applicate dalla metà degli anni Novanta.

Claudia Iseli

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