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La casa di Einstein, una finestra sull’universo

Albert Einstein nell'"anno miracolo" 1905. Albert-Einstein-Archiv, Jerusalem, Lucien Chavan

È stato riaperto il museo Albert Einstein a Berna, che getta uno sguardo alla quieta ma produttiva vita del fisico nella capitale svizzera.

Esattamente 100 anni fa nel suo modesto appartamento nella città vecchia, il famoso scienziato ha elaborato una delle teorie più rivoluzionarie della fisica.

Il discreto edificio è uno tra i tanti della Kramgasse di Berna, con un’entrata che si affaccia sulle famose arcate della città vecchia.

I visitatori devono salire due rampe di scale per poter accedere al piccolo appartamento dove Einstein fece alcune delle sue più importanti scoperte.

Il fisico arrivò a Berna nel 1902, spinto dalla necessità dopo non essere riuscito ad assicurarsi un posto di insegnante a Zurigo. Nella capitale, trova un lavoro modesto, ma ben pagato. Impiegato all’Ufficio federale dei brevetti, nel suo tempo libero si spinge ai confini della scienza.

L’appartamento della Kramgasse 49 è solo uno dei nove posti dove Einstein visse durante i sette anni trascorsi nella capitale. È però qui che nel 1905 – «anno miracolo» come lo hanno chiamato gli scienziati – cambia la storia della fisica.

Gli articoli che pubblica in quell’anno ancora oggi influenzano la fisica, afferma Gerd Grasshof, professore di storia della scienza all’Università di Berna.

«Nel 2005 quando si parla di strutture cosmologiche e di fisica dello spazio e del tempo, la teoria generale della relatività di Einstein è ancora l’approccio standard», dice Grasshof a swissinfo.

Le sue teorie sono del resto operative in ambiti ben più ordinari. Ad esempio, il Global Positioning Systems – GPS – utilizzato per identificare un punto qualunque sulla superficie del pianeta coi satelliti, funziona grazie alle applicazioni della teoria della relatività.

Un balzo indietro nel tempo

L’alloggio di due locali di Einstein è solo una parte del rimodernato museo. Per accedere alla seconda parte, dedicata alla vita e ai lavori dello scienziato, i visitatori devono salire un’altra rampa di scale.

L’appartamento è stato restaurato per somigliare il più possibile ad un’abitazione di inizio secolo. I muri sono coperti di enunciati e di foto d’epoca della capitale.

Non stupirebbe se il fisico avesse scritto alcuni dei suoi memorabili lavori su un tavolo simile a quello nella stanza che si affaccia sulla strada.

«Il nostro obiettivo era di presentare la stanza di Einstein il più possibile com’era in realtà», dichiara Barbara Bürki, dipendente del museo. «Vogliamo dar un’idea ai visitatori delle sue condizioni di vita».

Secondo Barbara Bürki, Berna era certamente un luogo di lavoro ideale per una persona come Einstein, totalmente straniero alla città.

«Era un posto dove si sentiva a suo agio e dove non aveva molti amici. Aveva bisogno solo di qualche conoscenza con cui condividere le sue idee e non doveva così spendere troppe energie nei contatti sociali», prosegue.

Gerd Grasshof aggiunge che il suo lavoro all’Ufficio dei brevetti gli lasciava la libertà di proseguire coi suoi progetti nel tempo libero, svincolato da qualunque considerazione accademica.

«Poteva procedere secondo la sua agenda», dice il professore bernese. «Se fosse stato assunto come assistente in un laboratorio, probabilmente avrebbe dovuto lavorare su un soggetto che interessava il laboratorio».

Non solo il museo

Prima di chiudere per i lavori di rinnovo, la casa di Einstein attirava circa 10’000 visitatori l’anno. I responsabili del museo sperano che quest’anno la cifra sia ancora superiore.

A detta di Barbara Bürki, l’interesse per Einstein è certamente aumentato in quest’anno del centenario e non solo tra i turisti.

«Normalmente, i nostri principali visitatori sono gli stranieri, ma quest’anno molta gente della regione bernese ha dimostrato un grande interesse per la vita di Einstein».

A Berna non vi è comunque solo la casa di Einstein. Dall’inizio del mese, una speciale passeggiata si snoda attraverso 88 punti particolarmente interessanti della città.

«Si può avere un quadro molto differente di come poteva essere Berna 100 anni fa, al tempo di Einstein», dice Gerd Grasshof.

Un altro importante avvenimento è l’apertura a metà giugno della mostra dedicata al famoso scienziato al Museo storico di Berna. Nelle sale si potranno scoprire molti aspetti della vita di Einstein e i segreti della sua scienza.

In ottobre sarà poi il turno della Biblioteca Nazionale, che darà spazio alle preoccupazioni sulla fisica espresse dallo scrittore svizzero Friederich Dürrennmatt.

Un’appropriazione tardiva

La lista degli eventi si allunga comunque di giorno in giorno. «Anche i ristoranti dove Einstein era solito andare stanno preparando qualcosa di speciale», afferma Barbara Bürki. «Penso che la genta sia fiera del fatto che abbia vissuto qui».

L’ostinazione con la quale Berna sta celebrando Einstein sembra essere un po’ sproporzionata per una città che all’epoca ignorò completamente il suo genio.

Secondo Barbara Bürki, tutta questa attenzione è comunque positiva: «Credo sia importante avere qualcuno di cui essere fieri; penso che la devozione della gente vada ben al di là della ricerca di fare soldi con un nome famoso».

swissinfo, Scott Capper
(traduzione di Daniele Mariani)

Albert Einstein nacque a Ulm, in Germania, il 14 marzo 1879.
Poco tempo dopo la sua famiglia si trasferì a Monaco di Baviera, poi in Italia e successivamente in Svizzera.
Einstein continuò la sua educazione ad Aarau e nel 1896 entrò al Politecnico di Zurigo.
Nel 1901 diventò cittadino svizzero e un anno dopo iniziò a lavorare all’Ufficio dei brevetti di Berna.
Nel 1905 pubblicò cinque articoli sulla fisica teorica.
Nel 1909 fu nominato professore a Zurigo e nel 1911 si trasferì a Praga.
Nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica.
Dopo l’avvento di Hitler emigrò negli Stati Uniti.
Einstein morì il 18 aprile 1955 a Princeton, nel New Jersey.

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