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La consegna di Milosevic nei commenti della stampa elvetica

La procuratrice del TPI Carla del Ponte e l'ex presidente yugoslavo Slobodan Milosevic swissinfo.ch

Benché unanimi nel descrivere l'estradizione di Milosevic al tribunale penale internazionale dell'Aja (TPI) come un avvenimento storico, molti quotidiani elvetici si soffermano sulla strana sensazione d'imbarazzo dovuta alle condizioni in cui è avvenuta la consegna dell'ex dittatore, sotto la pressione cioé degli aiuti finanziari alla Yugoslavia. La stampa svizzera sottolinea anche l'importante ruolo svolto dalla procuratrice del TPI Carla del Ponte.

“La perseveranza di Carla del Ponte è stata pagante”. Per il 24Heures il lavoro svolto dalla procuratrice del Tribunale Penale Internazionale è encomiabile. Solo nel gennaio scorso la Del Ponte era stata trattata da “studentessa di diritto” dal presidente federale Kostunica, in occasione di una sua visita a Belgrado.

La Tribune de Genève riporta le dichiarazioni di soddisfazione espresse dalla procuratrice svizzera all’annuncio dell’estradizione, che spera potrà facilitare la trasferta all’Aja di altri criminali di guerra.

Ma ora il TPI deve mostrare di essersi veramente guadagnato l’autorevolezza necessaria a celebrare il processo Milosevic: questo il parere della Neue Zürcher Zeitung. Insomma il TPI no può solo esercitare la giustizia dei vincitori. Anche le ingiustizie commesse in Kosovo dagli albanesi sui serbi andranno perciò punite, sottolinea la NZZ.

“La giustizia dei vincitori”: questo è proprio il titolo del commento di Le Temps.”Si è tentati di interpretare questa estradizione come l’ultimo atto della tragedia balcanica” scrive l’editorialista. In realtà, anche se tutti siamo felici di vedere Milosevic nelle mani della giustizia, sul piano giuridico l’estradizione è un atto di forza e bisogna riflettere sulle sue finalità e sugli effetti che avrà nei balcani.

L’estradizione di Milosevic, continua Eric Hoesli, “è il risultato di una straordinaria pressione finanziaria sul giovane governo di Belgrado, tanto che non pare esagerato dire che è stata “acquistata”. Dello stesso parere anche la Neue Zürcher Zeitung e il Tages Anzeiger che nel commento “Vendita di un criminale di guerra” precisa anche il prezzo: circa tre miliardi di franchi.

Un tribunale internazionale è, per Le Temps, necessario laddove uno stato si è disintegrato o è assente, come nel caso della Bosnia o del Ruanda, ma il quotidiano si chiede se un processo Milosevic a Belgrado, come si augurava il presidente democratico Kostunica, avrebbe davvero avuto un effetto terapeutico minore sulla società serba. Più equo sarebbe stato, per il quotidiano romando, seguire gli esempi del Sud Africa e del Cile, che hanno giudicato da soli i propri tiranni, favorendo la riconciliazione civile.

Sia il Bund che il Tages Anzeiger mettono l’accento sulla lotta di potere tra il premier yugoslavo Zoran Djindjic, responsabile dell’estradizione di Milosevic, e il presidente della federazione yugoslava Vojislav Kostunica. Se anche a causa dei disaccordi interni sull’estradizione si dovesse arrivare ad elezioni anticipate in Yugoslavia, per il Bund non sarebbe necessariamente negativo. Si riuscirebbe anzi a separare definitivamente “il grano dalla paglia”

“Senza la rivolta del popolo serbo” la consegna di Milosevic non sarebbe stata possibile, sottolinea da parte sua Le Matin, che si augura che il destino dell’ex dittatore serbo, serva da deterrente per altri tiranni che minacciano il pianeta.

Per terminare La Tribune de Genève fa notare come sia ormai necessario che venga creata una Corte penale internazionale permanente che sia meno soggetta alla “realpolitik” delle superpotenze e più portavoce di un’etica universale. Il giornale romando ricorda che l’accordo di pace di Dayton (1995) per la Bosnia-Herzegovina era stato firmata, sotto l’egida degli Stati Untiti, anche da un certo Milosevic, che non era allora meno colpevole di quanto lo sia oggi.

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