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La pandemia spinge l’industria dei videogiochi

La pandemia ha spinto l'industria dei videogiochi KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) L’industria dei videogiochi ha registrato una forte crescita con lo scoppio della pandemia di Covid.

È quanto emerge da uno studio pubblicato oggi dalla società di consulenza Deloitte, che rileva come in Svizzera il fenomeno sia tuttavia meno diffuso rispetto ad altri Paesi europei.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

A livello mondiale il fatturato annuo del settore è salito fino a toccare i 150 miliardi di franchi durante la crisi sanitaria. Secondo Deloitte, questa cifra supera persino i ricavi dell’industria cinematografica e musicale ed è alimentata anche dalla crescente popolarità degli e-sport, ossia le competizioni di videogiochi di livello agonistico e professionistico.

In Svizzera, il 45% circa degli interpellati ha dichiarato di aver giocato con un videogioco almeno una volta negli ultimi sei mesi. Il tempo medio settimanale è stato di otto ore, il che, secondo lo studio, è dovuto principalmente a un gruppo di “giocatori incalliti”.

Nel confronto europeo la Svizzera rimane lontana dalle prime posizioni: sul continente circa il 55% della popolazione ha giocato con videogiochi negli ultimi sei mesi. Anche il tempo medio settimanale è quasi doppio rispetto a quello elvetico e si attesta a circa 15 ore.

Per lo studio – denominato “Let’s Play! 2022” – sono state interrogate a fine estate circa 14’000 persone in Europa e 1267 in Svizzera di età compresa tra i 16 e i 65 anni.

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