Prospettive svizzere in 10 lingue

Timori per il dumping salariale

La Polonia nell'Ue: i sindacati svizzeri temono l'effetto sui salari Keystone

L'Unione sindacale svizzera è preoccupata per le conseguenze sul mercato del lavoro elvetico dell'allargamento a Est dell'Unione europea.

L’ingresso nell’Ue di 10 nuovi paesi non va assolutamente sfruttato per imporre il dumping sociale e salariale, affermano i sindacati.

L’Unione sindacale si dice disposta ad appoggiare un’estensione dell’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone, soggetta al referendum facoltativo, solo se saranno prese misure adeguate.

Il rischio di far naufragare l’insieme degli accordi bilaterali non spaventa i sindacati. «Quando la Danimarca ha detto una volta no, ciò ha provocato una discussione salutare in seno all’Unione europea», ha argomentato Paul Rechsteiner, presidente dell’USS.

Periodo transitorio

In una conferenza stampa tenuta martedì mattina a Berna, la centrale sindacale ha chiesto un periodo transitorio durante il quale le restrizioni attuali – precedenza ai residenti e contingenti – sull’importazione di manodopera dovrebbero continuare ad essere applicate.

«Preconizzare l’estensione della libera circolazione come fanno le associazioni padronali, i partiti di destra ma anche il Segretariato di stato dell’economia, sostenendo tra l’altro che ciò permetterà di reclutare manodopera a buon mercato, significa calpestare gli interessi dei lavoratori», ha protestato Rechsteiner.

Primi segnali delle possibili conseguenze

La base sta già avvertendo chiari segnali delle possibili conseguenze di un allargamento dell’Ue a Est, soprattutto nelle regioni di confine e negli agglomerati urbani, ha avvertito Vasco Pedrina, presidente del Sindacato edilizia e industria
SEI).

Uno sguardo alla Germania mostra quali conseguenze potrebbe avere un’estensione dei bilaterali senza misure accompagnatorie: nell’edilizia tedesca si assiste già a un vero e proprio processo di degrado, con l’arrivo massiccio di lavoratori illegali – fino a 100’000 dalla sola Polonia – impiegati a condizioni che non rispettano i contratti.

Differenze socioeconomiche

Serge Gaillard, segretario dirigente dell’USS, ha rilevato le grosse differenze socioeconomiche fra 10 i paesi candidati e gli attuali membri dell’Ue: il prodotto interno lordo pro capite dei primi è pari solo al 30-70 per cento della media europea. E la forbice si allarga ancor più quando si fa il raffronto con la Svizzera.

Con l’apertura del mercato si creerà dunque automaticamente una forte pressione sui salari e sulle condizioni di lavoro, tanto più che i cittadini dei paesi candidati beneficiano di una buona formazione che ne aumenta l’attrattiva come manodopera e che all’Est il tasso di disoccupazione è molto alto: nel 2000 era per esempio del 16,5 per cento in Polonia e del 18,9 per cento in Slovacchia.

Le contromisure chieste dal sindacato

I sindacati esigono dunque una serie di misure che permetteranno di limitare le ripercussioni negative. Essi insistono in particolare sull’adozione di un meccanismo transitorio simile a quello di cui beneficiano l’Austria e la Germania, membri dell’Ue.

La priorità alla forza lavoro nazionale e il sistema dei contingenti vanno mantenuti in un primo tempo. Le autorizzazioni dovranno tuttavia dipendere più fortemente dalle condizioni di lavoro.

Al fine di assicurare questa verifica, l’USS preconizza l’assunzione di ispettori del lavoro: uno ogni 25’000 impieghi. Secondo le sue stime ci vorrebbero 150 ispettori per effettuare i controlli. La Confederazione dovrebbe assumesi il 30 per cento dei costi di questa misura.

Estensione dei contratti collettivi

I sindacati auspicano pure che sia modificata la legislazione sui contratti collettivi di lavoro, in modo da poter dichiarare un CCL esistente di obbligatorietà generale non solo in caso di provato ed esteso abuso ma anche a titolo preventivo se si riscontra un motivato pericolo di dumping salariale.

L’USS reclama infine l’introduzione nel Codice delle obbligazioni elvetico delle linee direttive Ue sul contratto di lavoro scritto e il rafforzamento della protezione contro i licenziamenti dei rappresentanti sindacali.

swissinfo e agenzie

PIL dei nuovi membri Ue: 30-70 inferiore a quello degli altri paesi Ue

La Federazione delle imprese svizzere economiesuisse e l’Unione svizzera degli imprenditori non sono d’accordo con la rivendicazione sindacale .

Le misure proposte dall’Unione sindacale svizzera (USS) sono manovre inutili che però mettono a repentaglio l’accettazione politica dell’intero pacchetto di accordi bilaterali con l’UE, si legge in un comunicato congiunto delle due associazioni padronali.

Con nuove motivazioni – affermano – l’USS vuole riportare sul tavolo delle trattative postulati che non erano stati attuati negli accordi bilaterali.

Dall’entrata in vigore di questi ultimi – prosegue la nota – non si sono registrate ondate di immigranti dai 15 paesi che già sono già da tempo membri dell’UE, visto che comunque possono venire solo nel caso in cui hanno già trovato un posto di lavoro. E la protezione da pressioni sul salario è garantita anche senza ritocchi.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR