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Moratoria per gli OGM: un voto coerente

Gli svizzeri vogliono una pausa di riflessione di 5 anni Keystone

La scelta dei cittadini costituisce uno schiaffo per il governo e il parlamento, che avevano raccomandato di bocciare l'iniziativa.

Ma il principio della moratoria riflette un atteggiamento di fondo del popolo svizzero, ancora molto scettico nei confronti degli OGM.

In definitiva, il popolo svizzero ha fornito con questo risultato una dimostrazione di coerenza in favore di una proposta tutto sommato moderata sia nel contenuto sia nella durata. In vari recenti sondaggi, gli svizzeri hanno infatti ripetuto che non vogliono ritrovarsi nel piatto organismi geneticamente modificati.

Poche certezze della scienza

Un rifiuto determinato dalle paure che si nutrono dell’impossibilità per la scienza di fornire oggi una risposta definitiva sulla pericolosità di questi organismi. Gli svizzeri vogliono un’agricoltura di prossimità e rispettosa della natura.

Un atteggiamento di base che i grandi distributori hanno ben capito. Migros, Coop e Denner si guardano bene dal proporre negli scaffali prodotti geneticamente modificati, anche se la legge lo consentirebbe. Per questi prodotti non esiste mercato in Svizzera.

In pratica, ci si trova già oggi dunque in una situazione di moratoria. Una situazione che potrebbe cambiare se l’atteggiamento del consumatore dovesse cambiare, sottolineano i distributori. Ma il risultato scaturito dalle urne indica che questo cambiamento non è vicino.

L’ansia del mondo contadino

Le paure del cittadino consumatore si sono alleate per questa iniziativa con l’ansia diffusa nel mondo contadino per il futuro sempre più incerto. In vista dei negoziati nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, gli agricoltori sono preoccupati per il loro avvenire. In Svizzera sono scesi in piazza proprio qualche giorno fa per manifestare la loro preoccupazione.

Sarà interessante vedere se nei prossimi anni gli agricoltori sapranno trarre lo spunto da questo risultato per profilarsi in un mercato di nicchia con prodotti garantiti privi di modifiche genetiche.

Un’impresa poco comune

Il voto di stampo conservatore delle campagne, insieme a quello pieno di diffidenza delle città hanno permesso all’iniziativa di trionfare. Un’impresa non tanto comune, quando si pensa che dal 1891, questa è soltanto la 15esima iniziativa ad essere approvata, su un totale di 160. Si tratta poi della seconda iniziativa ad essere approvata da tutti i cantoni.

Da rilevare che questa iniziativa ha ottenuto il consenso in tutte le parti del paese e non si constata dunque alcun divario né fra città e campagna, né fra Svizzera latina e Svizzera tedesca, come è invece stato spesso il caso in passato.

Il risultato conferma in sostanza la posizione degli svizzeri, favorevoli alla ricerca genetica per la medicina, ma contrari ad esperimenti nel campo degli alimenti.

Durante la campagna, è stato più volte detto che l’iniziativa per la moratoria non riguarda la ricerca. E i fautori dell’iniziativa hanno detto di non essere contrari per principio alla ricerca in questo campo. Bisognerà però vedere se l’atteggiamento di sostanziale sfiducia nei confronti della scienza condizionerà, comunque, almeno indirettamente, la ricerca scientifica, come hanno ammonito gli avversari della moratoria.

Da rilevare, infine, che questa moratoria non sarebbe possibile in un paese dell’Unione europea. Una situazione imbarazzante in particolare per i socialisti, che nel loro congresso di questa fine settimana si sono pronunciati con forza in favore dell’adesione. Pur essendo favorevoli alla moratoria.

swissinfo, Mariano Masserini

Maggioranza del popolo (55,7%) e tutti i cantoni favorevoli all’iniziativa popolare in favore di una moratoria di cinque anni per la produzione di organismi geneticamente modificati (OGM) nell’agricoltura.

Gli svizzeri si inseriscono così in controtendenza, visto che le superfici coltivate con OGM si stanno espandendo in tutto il mondo.

In Europa, una moratoria era stata introdotta nel 1999, per essere soppressa nel 2004. Ma in numerosi paesi il dibattito resta acceso.

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