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Più luce nei salotti dorati

Riuscirà il governo ad illuminare maggiormente le sale del potere economico? Keystone

Il governo intende favorire una maggiore trasparenza all'interno del dorato mondo dei manager e delle loro retribuzioni attribuendo maggiori diritti al popolo degli azionisti.

Il progetto di revisione del diritto azionario, che chiede ad esempio l’elezione annuale dei membri dei consigli d’amministrazione, viene tuttavia accolto con scetticismo dal mondo economico.

Meno salari stellari e più trasparenza nelle aziende. La proposta di revisione del diritto azionario, che dovrebbe sfociare in un messaggio al parlamento entro la fine dell’anno, s’inserisce nel contesto di una discussione e di una ricerca di correttivi lanciate da tempo. L’ultimo impulso è giunto la scorsa settimana dal governo.

“Tutti sono proprietari ma nessuno dispone del potere necessario per influenzare le scelte aziendali: tutto ciò ricorda un po’ i tempi del comunismo”, ha detto il ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher, descrivendo con un’immagine perlomeno inusuale la situazione attuale degli azionisti.

In effetti, almeno per quel che riguarda le società quotate in borsa, l’azionariato è talmente diffuso che i piccoli azionisti hanno poche possibilità di far sentire la propria voce e determinare le strategie e le politiche remunerative dei dirigenti delle loro imprese.

“È compito dello Stato assicurare la protezione dei proprietari delle società”, ha aggiunto Blocher, che intende dunque garantir loro più poteri ed un maggior accesso alle informazioni che contano.

Rielezione di anno in anno

Il governo chiede ad esempio che gli azionisti abbiano ogni anno la possibilità di decidere se rinnovare o meno il mandato di ogni singolo membro dei Consigli di amministrazione (oggi, di regola, i mandati durano 3 anni). Nel farlo, gli azionisti dovrebbero inoltre essere a conoscenza della remunerazione dei manager in questione.

Cìò dovrebbe limitare o evitare l’attribuzione di onorari multimilionari, una questione della quale negli ultimi mesi tanto si parlato: i più di 20 milioni all’anno incassati da manager quali Marcel Ospel (UBS) e Daniel Vasella (Novartis) hanno indignato non pochi cittadini, tra i quali pure numerosi esponenti dell’economia.

“Gli eccessi salariali innervosiscono anche me”, ha rilevato al proposito Gerold Bührer, presidente dell’organizzazione padronale Economiesuisse che, in fase di consultazione, ha tuttavia pesantemente criticato i piani del governo.

“Dei mandati di un solo anno per i consiglieri di amministrazione significherebbero un notevole rinforzo della posizione delle direzioni societarie”, aggiunge Bührer, precisando che questo squilibrio creerebbe danni alle aziende, alla continuità delle loro strategie e, in ultima analisi, agli stessi azionisti.

I piani del governo prevedono inoltre la riduzione delle soglie di capitale necessarie per richiedere revisioni speciali e delle modifiche al sistema della rappresentanza istituzionale degli azionisti.

Anche in questo caso Economiesuisse non condivide, temendo che le nuove regole finiranno per concedere fin troppo potere ai piccoli azionisti.

“Proposte troppo timide”

Di opinione diametralmente opposta è invece Claudio Kuster, segretario dell’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive” che sta cercando di raccogliere le 100’000 firme necessarie per giungere al voto.

“Sostanzialmente la revisione va nella giusta direzione, quella d’instaurare una maggiore trasparenza, ma è troppo timida”, dice Kuster a swissinfo. “Nel testo della nostra iniziativa abbiamo incluso 25 punti. Di questi, soltanto 4 sono compresi nella proposta di revisione elaborata dal governo”.

L’iniziativa, il cui termine per la raccolta delle firme scadrà il 1. maggio 2008, chiede ad esempio che siano gli azionisti a determinare gli indennizzi del Consiglio d’amministrazione e della direzione. Altra richiesta: l’abolizione delle indennità di buonuscita (i cosiddetti “paracaduti dorati”) per i manager.

“Vedremo cosa succederà in parlamento”, prosegue Kuster, ritenendo tuttavia che, molto probabilmente, le camere federali limeranno ulteriormente la proposta governativa.

“La maggior parte dei deputati borghesi fanno parte di un qualche consiglio d’amministrazione: la revisione che adotteranno non sarà dunque molto muscolosa”, sottolinea.

Nonostante il governo intenda accendere qualche lampadina nei salotti dorati dell’economia, i promotori dell’iniziativa vogliono dunque proseguire per la loro strada.

swissinfo, Marzio Pescia

Il sistema di autoregolazione introdotto nel luglio 2002 dalla Borsa svizzera chiedeva alle società soltanto la pubblicazione del montante globale delle remunerazioni dei membri del consiglio d’amministrazione.

Nel 2007 è entrata in vigore una nuova legge che obbliga le 300 società quotate in borsa a comunicare nel dettaglio i salari e le indennità ricevute direttamente o indirettamente dagli amministratori o dai loro famigliari.

Con queste disposizioni, le autorità federali vogliono permettere agli azionisti di esercitare in modo più efficace la loro funzione di controllo.

Ma il processo non è ancora terminato: oltre alla revisione del diritto azionario, che sfocerà in un messaggio al parlamento entro fine anno, è in atto la raccolta di firme per un’iniziativa popolare contro le “retribuzioni abusive”.

Secondo uno studio realizzato nell’autunno scorso dall’Università di San Gallo e dalla società di consulenza KPMG, le pratiche di remunerazione dei dirigenti svizzeri sono, di regola, soddisfacenti.

La maggior parte dei salari dei responsabili sono definiti “ragionevoli” (media: 657’000 franchi). I casi di stipendi multimilionari rappresentano delle eccezioni “inevitabili”.

Lo studio critica tuttavia l’alto numero di manager coinvolti direttamente nella definizione delle loro retribuzioni.

In questo senso, il 59% delle imprese interpellate ammette che nei consigli d’amministrazione i compensi dei manager sono decisi senza discussione.

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