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Gli antimilitaristi non mobilitano

L'iniziativa per l'abolizione dell'esercito ha ottenuto solamente il 22 per cento di sì Keystone

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito non ha saputo mobilitare il suo elettorato di riferimento. Si spiega così la secca sconfitta nelle votazioni del 2 dicembre.

Il chiaro no il 2 dicembre 2001 all’iniziativa popolare «per una Svizzera senza esercito» è da attribuire alla mancata mobilitazione dell’elettorato da parte degli ambienti pacifisti e al numero sempre più grande di sostenitori dell’esercito. È quanto emerge dall’analisi VOX, pubblicata giovedì, sullo scrutinio federale dello scorso dicembre.

Partecipazione diminuita a sinistra

L’iniziativa ha ottenuto solamente il 22 per cento di sì. Nel 1989, quando fu proposta la prima consultazione con questo intento, i promotori raccolsero il 14 per cento in più di consensi. Da una votazione all’altra, la partecipazione è diminuita soprattutto fra l’elettorato di sinistra e quello dei senzapartito. I cittadini non hanno fatto differenza fra i due testi proposti dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE): respinta dal 77 per cento dei suffragi, l’iniziativa «per un servizio civile per la pace» è rimasta nell’ombra.

Interessi personali, l’esistenza dell’imposta sul patrimonio e il rifiuto sistematico di tutte le nuove tasse, sono stati i fattori determinanti per l’esito dell’«Iniziativa per un’imposta sugli utili da capitale» (66 per cento di no).

Opposizione alla svolta energetica

Secondo l’analisi VOX, la sconfitta dell’iniziativa popolare «per garantire l’AVS – tassare l’energia e non il lavoro!» conferma l’opposizione del popolo alle innovazioni in fatto di politica energetica. Nel caso specifico, il no a nuove spese e il timore di un aumento del prezzo dell’energia hanno avuto un ruolo importante.

Infine, il «Decreto federale sul freno all’indebitamento», plebiscitato dall’85 per cento dei voti, ha ottenuto una maggioranza persino dei sostenitori del Partito socialista (64 per cento), che raccomandava invece di votare no.

L’analisi si basa su un sondaggio dell’istituto GfS condotto nelle due settimane successive alle votazioni su 1004 persone delle tre grandi regioni linguistiche.

swissinfo e agenzie

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