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“Il governo non deve tacere!”

Ampio schieramento contro l'iniziativa: i consiglieri nazionali Lustenberger (democristiano), Heim (socialista) e Genner (verde) del comitato per il no Keystone

Durante le campagne per le votazioni federali, il Consiglio federale deve poter dire la sua. Lo chiede il comitato interpartitico che si oppone all'iniziativa popolare "Sovranità del popolo senza propaganda di governo", in votazione il 1° giugno.

L’iniziativa, lanciata da ambienti della destra nazional-conservatrice, intende limitare fortemente l’attività di comunicazione del governo e dell’amministrazione prima delle votazioni popolari.

Il governo potrebbe esprimersi solo nell’opuscolo ufficiale che accompagna il materiale di voto – dando contemporaneamente spazio agli argomenti degli avversari – e in una presa di posizione del ministro responsabile.

I fautori dell’iniziativa ritengono che il governo debba mantenersi al di sopra delle parti e quindi non intervenire nei dibattiti. Secondo il comitato contrario – che riunisce tutti i grandi partiti ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC) – la proposta rischia però di privare gli elettori d’informazioni importanti e di togliere la parola ad uno degli attori principali nel dibattito politico.

“Non vogliamo proibire al Consiglio federale di prendere la parola”, ha affermato martedì in una conferenza stampa a Berna il consigliere nazionale democristiano Ruedi Lustenberger. La costituzione garantisce una libera formazione dell’opinione dei cittadini, ha ricordato il deputato . Per potersi fare un’opinione sugli oggetti in votazione, la popolazione ha però bisogno di essere informata.

E una parte di questa informazione, stando a Lustenberger, deve provenire dal governo, che ha il mandato costituzionale di tenere al corrente l’opinione pubblica sulle sue attività. “È necessario che il Consiglio federale possa informare in maniera oggettiva, equilibrata e proporzionata prima delle votazioni”.

Controprogetto indiretto

“Chiaramente eccessiva e addirittura pericolosa, l’iniziativa deve essere respinta”, ha detto dal canto suo il consigliere agli Stati radicale Didier Burkhalter, autore di un controprogetto indiretto all’iniziativa approvato dal parlamento e che entrerà in vigore se l’iniziativa sarà bocciata.

Il controprogetto ha riconosciuto la necessità di legiferare in questo ambito – finora l’attività d’informazione in vista delle votazioni federali era regolamentata solo da direttive interne all’amministrazione.

Ma a differenza dell’iniziativa, ha detto Burkhalter, il controprogetto “non imbavaglia il Consiglio federale, ma riafferma al contrario l’importanza del legame tra i cittadini e l’autorità (…). Si basa sulla fiducia, non sulla diffidenza”.

Il controprogetto stabilisce l’obbligo per il governo di informare prima delle votazioni, seguendo quattro principi guida: la completezza, la continuità, l’oggettività e la proporzionalità. Il Consiglio federale non può tuttavia difendere una posizione diversa da quella delle camere federali.

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Risposta a campagne menzognere

Per il comitato contro la cosiddetta iniziativa museruola, si tratta anche di evitare che le campagne di voto siano dominate da gruppi privati dotati di importanti risorse finanziarie. L’iniziativa permetterebbe “al lupo di entrare nell’ovile”, ha affermato metaforicamente la deputata socialista Bea Heim.

Impedire al governo di partecipare ai dibattiti in vista di votazioni federali permetterebbe a singoli attori di dominare l’opinione pubblica con campagne di propaganda menzognera, senza alcuna istanza in grado di rimettere nella giusta luce la posizione espressa in modo democratico dal parlamento.

Il lupo, agli occhi di Bea Heim, ha soprattutto l’aspetto dell’unico grande partito che sostiene l’iniziativa: “I 16 milioni di franchi investiti dall’UDC nelle ultime elezioni federali sono soltanto un assaggio di quanto potrebbe verificarsi”, ha detto. La deputata socialista ha tuttavia ricordato anche i milioni spesi da santésuisse, l’associazione delle assicurazioni malattia, per combattere l’iniziativa per una cassa malattia unica e sociale.

Spiegazioni chiare nella politica estera

Sulla barca degli oppositori all’iniziativa sono saliti anche i Verdi, nonostante il partito “sia talvolta tutt’altro che entusiasta degli interventi pubblici di alcuni membri del governo”, ha rilevato Ruth Genner.

“L’interruzione dell’attività d’informazione del Consiglio federale renderebbe più grave lo squilibrio già esistente rispetto ai mezzi a disposizione dei vari gruppi di interesse”, ha aggiunto la presidente dei Verdi.

Ruth Genner ha anche ricordato che l’iniziativa è stata lanciata da ambienti contrari all’apertura internazionale della Svizzera. “Ma proprio nell’ambito della politica estera è necessaria una presa di posizione chiara del Consiglio federale, che presenti gli effetti positivi e negativi di una determinata decisione”.

swissinfo, Andrea Tognina

L’iniziativa “Sovranità del popolo senza propaganda di governo”, lanciata dal comitato “Cittadini per i cittadini” e consegnata nell’agosto del 2004 alla cancelleria federale, intende limitare l’attività di informazione del governo prima delle votazioni ad una sola breve comunicazione da parte del ministro responsabile e alla pubblicazione dell’opuscolo ufficiale, in cui gli argomenti delle due parti dovrebbero essere presentati in maniera «equilibrata».

Sull’iniziativa il popolo svizzero si esprimerà il prossimo 1° giugno. Trattandosi della modifica di un articolo costituzionale, per essere approvata deve ottenere l’appoggio della maggioranza del popolo e dei cantoni.

Se l’iniziativa non sarà approvata, entrerà in vigore la revisione della legge sui diritti politici approvata dal parlamento come controprogetto indiretto all’iniziativa.

La revisione ancora il dovere di informazione da parte del governo a quattro principi: completezza, oggettività, proporzionalità e continuità. Inoltre il governo non può più esprimere una posizione contraria a quella del parlamento.

Lo scorso febbraio o cittadini del canton Uri hanno respinto nettamente un’iniziativa dell’UDC che intendeva vietare l’attività di propaganda delle autorità cantonali in vista delle votazioni.

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