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Le sorti dei minareti si giocano nel segreto delle urne

Una torre fra molte altre: il minareto del centro islamico albanese a Winterthur Keystone

Ai quattro minareti esistenti in Svizzera se ne potranno aggiungere degli altri? La risposta uscirà il 29 novembre dalle urne, giorno in cui l'elettorato è chiamato a pronunciarsi sulla proposta di introdurre nella Costituzione federale il divieto di costruirli.

Il testo sottoposto al voto consiste in un’unica e semplice frase: “L’edificazione di minareti è vietata”. Un capoverso brevissimo che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro e divampare le polemiche, e che attira l’attenzione internazionale sulla Svizzera. Trattandosi di una modifica costituzionale, per la sua approvazione sarà necessaria la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni.

L’iniziativa popolare “Contro l’edificazione di minareti” è stata lanciata nel maggio 2007, in seguito alla diatriba sui piani di costruzione di un minareto a Wangen, nel canton Soletta, e di uno a Langenthal, nel canton Berna.

Presentati nel bel mezzo di tensioni internazionali fra paesi occidentali e paesi islamici, i due progetti si sono scontrati con un’ondata di opposizioni di cittadini che associano la religione musulmana a fondamentalismo e terrorismo. La battaglia giuridica, approdata sui banchi della Corte suprema, si è conclusa in favore dei minareti.

Il conflitto si è quindi spostato sul terreno politico. Dopo vari tentativi falliti a livello di legislativi cantonali, rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e dell’Unione democratica federale (UDF, destra che si ispira ai principi della Bibbia) hanno imboccato la strada della democrazia diretta a livello federale. Il primo passo è riuscito: nel luglio 2008, i promotori hanno depositato l’iniziativa munita di quasi 114mila firme valide.

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Iniziativa popolare

Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa popolare permette ai cittadini di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, deve essere sottoscritta da almeno 100’000 aventi diritto di voto nello spazio di 18 mesi. Il Parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa. Può pure rifiutarla o preparare un controprogetto. In ogni caso viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere…

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Una patata bollente

Per Berna la situazione è delicata. Il relatore speciale dell’ONU sul razzismo Doudou Diène aveva già segnalato l’iniziativa nel settembre 2007 al Consiglio dei diritti umani come esempio di “islamofobia”. Berna aveva allora sottolineato che non si trattava di una proposta del governo o del parlamento svizzero e che nel sistema di democrazia elvetico sono promosse molte iniziative popolari, ma rare sono quelle che sono poi accettate in votazione.

Perciò, quando sono state depositate le firme, l’esecutivo federale si è di nuovo distanziato immediatamente dall’iniziativa. Fatto senza precedenti, il giorno stesso ha comunicato che avrebbe chiesto a parlamento, popolo e cantoni di respingerla.

Una promessa mantenuta in un tempo da primato. Nemmeno tre settimane dopo, il governo ha trasmesso il messaggio al parlamento.

L’esecutivo ha rilevato nel testo difficoltà di applicazione, contraddizioni con principi fondamentali della Svizzera e incompatibilità con alcune disposizioni internazionali. Tuttavia, ha giudicato che non viola le regole imperative del diritto internazionale. Perciò ha esortato il parlamento a sottoporre l’iniziativa a votazione federale, senza opporle controprogetto, raccomandando all’elettorato di rifiutarla.

La posizione governativa è stata condivisa dalla stragrande maggioranza del parlamento, che non ha invalidato l’iniziativa ma l’ha bocciata invitando il popolo a fare altrettanto. La Camera del popolo l’ha silurata con 132 voti contro 51 e 11 astensioni, la Camera dei Cantoni con 39 voti contro 3 e 2 astensioni.

UDC isolata in parlamento

L’unico gruppo parlamentare che ha approvato l’iniziativa è stato quello dell’UDC. I sostenitori hanno argomentato di voler proibire il minareto non come simbolo religioso, ma come simbolo di potere e conquista islamici. Hanno affermato che questo elemento architettonico non è indispensabile per l’esercizio della religione musulmana. Prova ne è che anche nei paesi islamici ci sono migliaia di moschee che ne sono sprovviste.

Tutti gli altri partiti l’hanno invece respinta, giudicando discriminante il divieto di costruire minareti, poiché colpisce un’unica religione. Anche i campanili delle chiese cristiane, infatti, non sono un elemento necessario per l’esercizio della fede. Gli avversari dell’iniziativa hanno ritenuto che questa proibizione mette in pericolo la pace religiosa e rischia di rafforzare le tendenze fondamentaliste islamiche.

I parlamentari rosso-verdi hanno anche chiesto di dichiarare irricevibile l’iniziativa, sostenendo che il divieto di costruire minareti viola i principi di libertà di credo e di uguaglianza sanciti dalla Costituzione federale e da Convenzioni internazionali firmate dalla Svizzera. Ma i partiti di centro hanno seguito il parere governativo e hanno fatto pendere la bilancia dalla parte della validazione. Il verdetto finale spetterà dunque all’elettorato. (Per gli argomenti di sostenitori e oppositori, vedi Minareti: opinioni a confronto)

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

In Svizzera nel 2000, anno dell’ultimo censimento, c’erano circa 311mila musulmani. Attualmente si calcola che ve ne siano fra i 350mila e i 400mila.

In tutta la Confederazione ci sono quattro minareti. Il primo fu costruito a Zurigo nel 1963, il secondo a Ginevra nel 1978, il terzo a Winterthur nel 2005 e il quarto a Wangen (canton Soletta) nel 2009. Nessuno di essi è utilizzato per chiamare i fedeli alla preghiera.

Il numero dei centri culturali e luoghi di preghiera islamici sono stimati fra i 130 e i 160. La maggior parte è situata in appartamenti o in edifici industriali senza segni di riconoscimento esterni.

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