La Svizzera non è uno Stato membro dell'UE. La sua politica europea è basata su accordi settoriali bilaterali. È dall'Accordo di libero scambio del 1972 e dopo che nel 1992 i votanti hanno rifiutato l'adesione allo Spazio economico europeo (SEE), che Berna ha imboccato la via bilaterale tessendo una rete sempre più fitta di accordi con Bruxelles.
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Realizzatore di film documentari e di animazione, Michele è di Berna e ha studiato cinema all'Università delle arti di Zurigo. È giornalista presso swissinfo.ch dal 2004 ed è particolarmente interessato allo sviluppo di nuovi formati video per i dispositivi mobili, unendo gli stili dell'animazione e del documentario.
Grazie al suo grande mercato interno, superiore a quelli degli Stati Uniti e della Cina, l’UE non solo è la più grande potenza economica del mondo, ma svolge anche un ruolo importante per la pace e la stabilità nel Vecchio Continente, essendo un’alleanza di 28 Stati membri.
In diverse votazioni l’elettorato svizzero ha confermato il percorso bilaterale. Tuttavia, nel febbraio 2014, la maggioranza dei votanti ha approvato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che prevedeva limitazioni dell’immigrazione. Da allora le relazioni tra la Svizzera e l’UE sono diventate più difficili.
Oggi, l’ulteriore sviluppo del percorso bilaterale dipende da una soluzione delle questioni istituzionali. Un nuovo accordo quadro, che dovrebbe essere concluso quest’autunno, disciplinerebbe l’interpretazione uniforme degli accordi sull’accesso al mercato e la soluzione delle controversie giuridiche.
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