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Didier Calame, un agricoltore biologico di destra arriva in Parlamento

Persona
Didier Calame gestisce un'azienda agricola con un centinaio di mucche a Les Planchettes, una frazione di 200 abitanti vicino a La Chaux-de-Fonds. Thomas Kern / swissinfo.ch

L'inaspettata elezione di Didier Calame all'Assemblea federale è simbolo del ritorno sulla scena dell'ala agricola dell'UDC, partito conservatore di destra. L'agricoltore, originario delle montagne di Neuchâtel, intende promuovere un'agricoltura ecologica e la crescita del settore.

“Sono un uomo di campagna”. Così si descrive Didier Calame, il nuovo deputato dell’Unione Democratica di Centro (UDC, destra conservatrice) del Cantone di Neuchâtel.

Con il suo modo di parlare schietto, l’agricoltore biologico punta sull’autenticità. Calame ha 51 anni e vive a Les Planchettes, un villaggio vicino alla cittadina di La Chaux-de-Fonds. Accoglie SWI swissinfo.ch nel suo ufficio, situato direttamente sopra alla stalla dove si trovano circa un centinaio di animali, mentre fuma un sigaro. “Sono rimasto lo stesso di sempre”, afferma.

La semplicità è stata anche il filo conduttore della sua campagna elettorale. “Sui cartelloni pubblicitari per la mia candidatura ci siamo io e le mie mucche. Le foto le abbiamo scattate con uno smartphone, in un quarto d’ora avevamo già finito”, racconta. In occasione delle elezioni ha aperto un account Facebook “con l’aiuto di un amico”, precisa. “Io sono più abituato alla carta che all’elettronica”.

Lo scorso ottobre, 56 nuove e nuovi parlamentari hanno fatto la loro entrata all’Assemblea federale. L’UDC, l’Alleanza del Centro e il Partito socialista (PS), ossia le tre formazioni che hanno guadagnato di più in queste Elezioni federali, contano il maggior numero di volti nuovi al Parlamento.

Al contrario I Verdi, grandi perdenti della tornata elettorale 2023, non sono riusciti a portare nuova linfa a Berna. In questa serie di articoli, swissinfo.ch traccia un ritratto di nove parlamentari che muovono i primi passi nel legislativo federale.

La formula si è rivelata vincente, e l’elezione di Calame ha permesso all’UDC di Neuchâtel di riconquistare il suo seggio al Consiglio nazionale (la Camera bassa del Parlamento svizzero), perso nel 2019. Si è trattato di una sorpresa, racconta Adrien Juvet, caporedattore del gruppo di radio regionali BNJ FM: “In molti non si aspettavano che Calame ottenesse un così buon risultato. Il suo successo si deve alla campagna che ha condotto, vicina alla base”, commenta Juvet. “Ha saputo parlare alle persone e far passare il suo messaggio”.

Primo piano
Quando è a Berna, Didier Calame delega il lavoro in azienda e nella sua attività di sanificazione al suo personale, ma quando è lì, è lui il capo. Thomas Kern / swissinfo.ch

Lo stesso Calame non prevedeva di ottenere un seggio in Parlamento. La domenica delle elezioni federali era in viaggio per una gara di tiro a segno. Quando i risultati hanno cominciato a pendere in suo favore è stato chiamato d’urgenza a Neuchâtel. L’agricoltore dice che comunque la speranza di vincere ce l’aveva: “A 51 anni non mi sono candidato solo per fare la comparsa”.

>> Guarda la reazione di Didier Calame quando scopre di essere stato eletto, ripresa dalla RTS

L’elezione del neocastellano è simbolo della rimonta dell’ala agricola all’interno dell’UDC, che all’inizio degli anni Duemila era stata eclissata dall’ala del partito più radicale e anti-immigrazione, nota come “blocheriana” (dal nome dell’ex leader del partito, Christoph Blocher).

“Sono una persona conciliante, capace di dialogare con i miei avversari politici. È una cosa che piace alla gente”, riflette Calame, che si definisce come parte dell’UDC “di sinistra”.

La sua apertura al dialogo è apprezzata lungo tutto lo spettro politico. “Calame è una persona misurata e sobria”, commenta il deputato dei Verdi Fabien Fivaz. “Sto imparando a conoscerlo meglio adesso, anche se abbiamo già lavorato insieme nel Gran Consiglio neocastellano”. Nonostante le loro differenze, Fivaz ritiene di poter collaborare con il nuovo deputato dell’UDC. “È calmo, riflessivo, e per niente estremista”.

Un agricoltore bio, senza stereotipi

Fivaz ritiene di poter trovare un accordo con l’agricoltore neocastellano sulle questioni di politica agricola. “Anche i Verdi sono a favore dei piccoli produttori e a promuovere il consumo locale”, commenta Fivaz. “Immagino però che Calame si occupi di agricoltura biologica anche per motivi economici, e non solo per amore della natura”, afferma.

“Fivaz si sbaglia”, replica prontamente Calame. “Non guadagno di più con l’agricoltura biologica”. Da quando, nel 2015, ha deciso di passare al biologico, percepisce 200 franchi in più all’anno per ettaro di terreno, sotto forma di pagamenti diretti (prestazioni statali), ma sostiene che questa somma non basti a coprire i costi aggiuntivi. “Al giorno d’oggi gli incentivi economici per produrre in modo ecologico non sono sufficienti”, afferma. “Chi lo fa, è perché è veramente intenzionato a proteggere la propria terra”.

Calame non è “un agricoltore biologico che porta i capelli lunghi e il classico maglione di lana”, come ha dichiarato lui stesso in un’intervista alla rivista di agricoltura svizzera Schweizer Bauer.

Il neo-deputato dell’UDC spiega che la sua visione politica è diversa da quella dei Verdi, perché vuole promuovere il miglior rendimento agricolo possibile. “Utilizzo grandi macchinari e fertilizzanti biologici”, spiega, “ottengo il massimo dalla mia azienda, mentre un ecologista convinto accetterebbe di produrre meno”.

L’agricoltura come questione prioritaria

L’agricoltura sarà al centro della sua azione politica a Berna, presso l’Assemblea federale. “Ho deciso di concentrarmi su ciò che conosco meglio”, racconta.

Calame si batterà per far rimanere stabile il bilancio agricolo e per far sì che “non si cerchi più di costringere gli agricoltori a produrre meno. L’idea è lodevole, ma il problema è che i prezzi non si aggiustano di conseguenza”, afferma, accusando la grande distribuzione di incassare margini consistenti mentre i produttori, costretti ad accettare prezzi bassi, vedono diminuire i loro redditi.

politica didier calame in grafica

Secondo il neo-deputato, è altrettanto importante limitare le restrizioni e la proliferazione delle regole imposte al settore agricolo. “Certo, le norme sono necessarie”, afferma. “Ma la situazione ormai è fuori controllo. Oggi chi ha un’attività in questo settore passa più tempo a compilare documenti per registrare le sue attività che non a svolgerle”.

Gli agricoltori svizzeri però, ammette Calame, sono messi meglio dei loro vicini europei. Dice di comprendere le ragioni che di recente hanno spinto questi ultimi a scendere in piazza, ma ritiene che azioni di tale portata non sarebbero state giustificate in Svizzera.

“Qui ci sono più aiuti statali e siamo meno esposti alla concorrenza aggressiva dai Paesi dell’Europa dell’Est, che esportano una quantità impressionante di prodotti a basso costo all’interno dell’UE”, spiega. Per proteggere gli agricoltori svizzeri suggerisce quindi di non avvicinarsi troppo all’Unione Europea.

L’impegno politico nel sangue

Calame ha sempre avuto un forte richiamo per l’impegno civico. Sta ancora prendendo confidenza con gli intricati meccanismi della politica federale, ma ha già una solida esperienza alle spalle: ha cominciato a occuparsi di politica a 24 anni, entrando nell’organo legislativo del suo comune, Les Planchettes, prima di essere eletto nell’esecutivo, dove tuttora mantiene il suo incarico.

All’inizio militava nel Partito liberale radicale (PLR, di destra), ma quando è stata creata una sezione neocastellana dell’UDC non ha esitato a registrarsi.

“L’ho fatto per opportunismo, sapevo di avere più possibilità di essere eletto nel Gran Consiglio del Cantone di Neuchâtel con l’UDC”, ammette. La strategia si è rivelata vincente: è riuscito non solo ad entrare nel Parlamento del suo Cantone, ma anche a rimanerci per 15 anni.

“L’elezione al Consiglio nazionale è un po’ la ciliegina sulla torta della mia carriera politica”, racconta Calame con soddisfazione. La sua ambizione però sembra non fermarsi qui. “Sono più portato per gli incarichi esecutivi”, commenta.

Prossima tappa, un ministero presso il Consiglio federale? È troppo presto per pensarci. “Prima cercherò di fare del mio meglio durante la legislatura 2023-2027, e poi magari di essere rieletto”, dice, senza escludere del tutto una futura candidatura al Governo.

Persona su divano
Durante le sessioni parlamentari, Didier Calame torna a casa a Les Planchettes ogni volta che può, poiché la sua fitta agenda gli lascia poco tempo per vedere la moglie. Thomas Kern / swissinfo.ch

Nella sua famiglia c’è già stato un consigliere federale: il cugino di suo nonno era il ministro Pierre Aubert, che ha fatto parte del Governo elvetico dal 1978 al 1987. Calame cerca anche di trasmettere la sua passione ai tre figli. “Mia figlia di 17 anni è interessata alla politica, ma è più di sinistra di me”, rivela. La vede bene tra i Verdi, cosa che sta già provocando qualche discussione animata a tavola.

Il lavoro come valore centrale

Didier Calame è la riprova che l’ascensore sociale in Svizzera funziona. Non ha mai completato il suo apprendistato come agricoltore, e non lo nasconde. “A 16 anni me ne sono andato di casa per svolgerlo, ma avevo troppa nostalgia”, racconta. “Mio padre mi ha permesso di lasciar perdere e tornare a casa, a condizione di trovare un impiego. E così ho fatto”.

Il lavoro è diventato un valore così centrale nella vita del neocastellano che oggi, oltre agli impegni come politico e come agricoltore, Calame ha una seconda attività professionale: un’azienda di pulizia e disotturazione delle tubature, che ha diversi impiegati. “Non smetterei di lavorare neanche se diventassi improvvisamente milionario”, afferma.

Con un’agenda così piena di impegni, per riuscire a presenziare in Parlamento deve organizzare il suo tempo con molta attenzione. “Quando sono a Berna delego tutto ai miei e alle mie dipendenti per potermi concentrare sulla politica”, racconta. “Ma quando sono qui, sono io il capo”, aggiunge subito. Dovrà anche rinunciare ad alcune passioni: “Non credo che avrò molto tempo per esercitarmi al poligono”.

I legami con la terra natale sono troppo forti per immaginare di vivere all’estero, e Calame ha pochi contatti con la Quinta Svizzera. Ma in Parlamento sosterrà l’introduzione del voto elettronico, per consentire alla diaspora di esercitare più facilmente i propri diritti civili. “Anche se hanno lasciato il Paese, gli svizzeri all’estero devono continuare a poter esprimere il loro parere su ciò che succede qui”, afferma.

Una pensione al sole? Non fa per lui. “Qui ho tutto quello che mi serve”, dice, anche se ogni tanto considera l’acquisto di una casa nella regione di Aubrac, in Francia, per trascorrervi alcuni mesi all’anno. “Adoro quella zona”, confida. “È da lì che vengono le mie mucche”.

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A cura di Pauline Turuban e Samuel Jaberg

Traduzione di Vittoria Vardanega

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