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Ursula Koch: profilo

Ursula Koch nasce nel 1941 a Zurigo in una famiglia apolide ebrea. Cresce a Stäfa, sul lago di Zurigo. È dottoressa in chimica. Dal 1970 al 1976 è stata assistente all'Istituto di chimica organica dell'Università di Zurigo.

Nel 1972 entra nel Partito socialista svizzero. Si impegna attivamente dal 1976: per tre anni è segretaria della sezione cantonale zurighese. Dal 1979 al 1986 è direttrice della Fondazione svizzera per l’energia (SES).

Nel 1979 è eletta nel Gran Consiglio zurighese; il suo rifiuto di pronunciare la formula di giuramento maschile provoca un piccolo scandalo. Nel 1986 entra in municipio, dove dirige fino al 1998 il Dicastero delle costruzioni.

Sono gli anni delle lotte ideologiche sulla Limmat, tra gli ambienti economici, che vogliono bruciare le tappe nello sviluppo della città, e la coalizione rosso-verde, più attenta all’ecologia e alla qualità della vita dei cittadini. Per i borghesi, Ursula Koch diventa la «strega rossa», lei difende con forza le sue posizioni.

Il 28 giugno 1997 il congresso straordinario di Thun la elegge prima presidente donna del PS svizzero. Nonostante la mancanza di esperienza in politica federale viene preferita al grigionese Andrea Hämmerle, più gradito al presidente uscente Peter Bodenmann.

Non passa però troppo tempo che nascono quei conflitti di personalità che terranno impegnati i media nei due anni successivi. Nel dicembre 1997 la consigliera nazionale Barbara Haering Binder annuncia le dimissioni dalla carica di segretaria generale del PS per non aver trovato il «feeling» con la Koch. Al suo posto è eletto lo storico friburghese Jean-François Steiert, fino a quel momento portavoce. Poco dopo i media parlano già di tensioni con la presidente.

A forte maggioranza il congresso di Montreux – 24 ottobre 1998 – conferma Ursula Koch alla presidenza, nonostante le forti critiche cui era stata sottoposta alla vigilia. Alle elezioni federali del 1999 fa finalmente il suo ingresso in Parlamento realizzando un risultato di tutto rispetto: con 122 846 suffragi è la più votata a livello nazionale, seconda solo al grande rivale Christoph Blocher.

Le critiche al suo stile di guida del partito non cessano. Il portavoce del PS Peter Peyer le rimprovera pubblicamente cocciutaggine e incapacità di accettare le critiche: nel novembre 1999 viene sospeso. Anche in conseguenza del risultato non proprio brillante alle elezioni, personalità del cosiddetto «clan- Bodenmann» attaccano la Koch rimproverandole macanza di idee e conseguente assenza del partito dalla scena politica.

Il 19 febbraio il comitato centrale del PS tiene una seduta a porte chiuse – caratterizzata dalla presenza di un psicologo – che dovrebbe permettere di ricomporre i dissidi interni. Ma già dal giorno dopo le querele si ravvivano. La posizione rimane di stallo, la resa dei conti sembra rimandata al congresso di ottobre a Lugano. Ma non si arriva a tanto: il 15 aprile la Koch decide di ritirarsi dal Consiglio nazionale e dalla guida del partito. La Koch ha sempre difeso con successo la sua vita privata dalle ingerenze dei media. Vive nella città vecchia di Zurigo ed è divorziata.

swissinfo e agenzie

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