
In arrivo un conto bancario per la Quinta Svizzera?

Aprire un conto bancario nella Confederazione è costoso e spesso impossibile per gli svizzeri e le svizzere che vivono all'estero. "La cautela delle nostre banche è patologica", afferma il consigliere agli Stati Mauro Poggia.
Un conto bancario perla cittadinanza all’estero: l’iniziativa arriva inaspettata. Sorprendente è anche il fatto che non provenga dai circoli dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), ma da un avvocato d’affari di Ginevra.
Il consigliere agli Stati Mauro Poggia vuole ottenere che gli svizzeri e le svizzere all’estero possano avere un conto bancario elvetico a condizioni simili a quelle della clientela residente nella Confederazione.
Poggia punta a PostFinance, una società controllata dalla Posta che appartiene alla Confederazione. In una mozioneCollegamento esterno chiede al Consiglio federale di adeguare di conseguenza l’ordinanza sulla Posta. Il 25 settembre il Consiglio degli Stati si pronuncerà in merito.
Condizioni eque per chi vive all’estero
La questione sembrava chiusa. Per anni i membri del Parlamento legati all’OSE hanno presentato una serie di mozioni al Parlamento federale, tutte con lo stesso obiettivo: la Confederazione deve obbligare le banche svizzere a offrire condizioni eque ai cittadini e alle cittadine all’estero.
Le banche, infatti, hanno imposto alla diaspora svizzera commissioni sempre più elevate, in alcuni casi esorbitanti. Si sono verificate anche chiusure arbitrarie di conti. Il malcontento della diaspora è generalizzato, tanto che si è parlato apertamente di discriminazione.
Alcuni membri del Parlamento vicini all’OSE si sono opposti a questa situazione. Le loro mozioni hanno chiamato in causa le grandi bancheCollegamento esterno UBS e Credit Suisse, rilevanti per il sistema, e già allora anche PostFinanceCollegamento esterno.
Mozioni respinte
Ma è stato tutto inutile. Il Consiglio federale e la maggioranza parlamentare hanno ritenuto che la Confederazione non potesse interferire con la libertà economica delle singole imprese, nemmeno in quanto azionista di tali imprese, come nel caso di PostFinance.
Nel 2018 l’OSE ha rinunciato alla via parlamentare. Da allora, la lobby degli svizzeri e delle svizzere all’estero ha concentrato i propri sforzi su soluzioni dirette con le singole banche. Il regime bancario elvetico nei confronti della cittadinanza all’estero, introdotto in fretta e furia, sembrava intoccabile.
“Rigore eccessivo”
Questo stato delle cose è durato fino a ora. “La cautela delle nostre banche ha assunto connotati patologici”, dice Mauro Poggia a Swissinfo. Adesso che le ultime onde della tempesta bancaria proveniente dagli Stati Uniti si sono placate, Poggia considera la severità delle banche svizzere “esagerata e sproporzionata”.

Poggia ritiene che vi sia “una paura dei rischi, una paura dello straniero, in particolare degli Stati Uniti, che si ripercuote anche sulla clientela con mezzi modesti”.
Tale timore risale al periodo successivo alla fine del segreto bancario ed è anche una conseguenza della crisi finanziaria. Nel 2008, gli Stati Uniti in primis hanno iniziato a setacciare le banche svizzere alla ricerca di patrimoni non dichiarati. La pressione sulle banche svizzere è stata forte.
Nel corso degli anni, le banche elvetiche hanno quindi chiuso tutti i conti che avevano un riferimento agli Stati Uniti. Anche i conti con riferimento ad altri Paesi sono diventati più costosi, poiché i requisiti normativi richiedevano uno sforzo supplementare.
Un danno per la piazza finanziaria svizzera
Ma cosa spinge Mauro Poggia a percorrere nuovamente questa strada costellata di sconfitte? Il consigliere agli Stati ginevrino, membro del movimento populista regionale ginevrino MCG, ha avuto a che fare in prima persona con le banche svizzere come avvocato a Ginevra. Poggia racconta di un investitore straniero che voleva fondare una società per operare in Svizzera.
“Aveva bisogno di un conto elvetico per poter lavorare qui. Ma nessuna banca era disposta a permettergli di aprirlo”. Il cliente ha dovuto ripiegare sulle Bahamas e Poggia è giunto alla conclusione che “le nostre banche danneggiano così la piazza finanziaria svizzera”, sebbene ciò non sia intenzionale.
Conto bancario per la Quinta Svizzera
Nella sua mozione, firmata da altri dieci membri del Consiglio degli Stati di tutti i partiti, Poggia difende le esigenze della cittadinanza all’estero.

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Senza un conto bancario in Svizzera, la diaspora affronta grandi problemi, si legge nel testo, per esempio per il versamento delle pensioni, il pagamento delle fatture in Svizzera o le visite in patria.
L’OSE utilizza le stesse argomentazioni. “Considerate le esigenze specifiche degli svizzeri e delle svizzere all’estero – ad esempio per quanto riguarda il versamento delle pensioni, i mutui ipotecari o le operazioni bancarie quotidiane – l’accesso senza discriminazioni a un conto bancario svizzero rimane una questione fondamentale”, afferma Lukas Weber, direttore dell’OSE. “L’OSE accoglie quindi con favore ogni nuovo tentativo di raggiungere finalmente questo obiettivo”.
“Ci sono rischi e rischi”
Il promotore della mozione Poggia vede proprio nel bisogno quotidiano della maggior parte dei servizi bancari un argomento per riconsiderare la questione. “Ci sono rischi e rischi”, afferma, “la maggior parte degli svizzeri e delle svizzere all’estero non sono certamente grandi clienti”. Di conseguenza, il rischio per le banche è minimo.

Poggia relativizza così un argomento avanzato dal Consiglio federale contro la sua proposta. Quest’ultimo scrive infatti nella sua presa di posizione sulla mozione: “L’obbligo di offrire un conto a tutti gli svizzeri e le svizzere residenti all’estero costringerebbe PostFinance ad assumersi maggiori rischi legali e reputazionali”.
Il Governo federale rimanda alla FINMA. “L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) controlla anche che PostFinance, in quanto fornitore del servizio universale, corra il minor numero possibile di rischi nell’attuazione del suo mandato di servizio universale”, sostiene.
Il ruolo della FINMA
I conti degli svizzeri e delle svizzere all’estero rappresenterebbero davvero un rischio che PostFinance non può assumersi? Swissinfo ha chiesto chiarimenti alla FINMA.
Quest’ultima non si esprime su PostFinance stessa, come su nessun singolo istituto. In generale, tuttavia, “la definizione della propensione al rischio e della tolleranza al rischio spetta all’istituto”.
In parole povere, fintanto che PostFinance si assume la propria responsabilità in materia di rischi, la FINMA non si oppone all’obiettivo della mozione. Concretamente, “l’istituto finanziario deve rispondere alla propensione al rischio assunto, anche in materia di gestione dei conti per la clientela, con una gestione efficace dei rischi”, scrive. Ciò relativizza un argomento centrale del Consiglio federale a favore del rigetto della mozione.
Il Consiglio federale sostiene inoltre che PostFinance potrebbe subire uno svantaggio competitivo se fosse l’unica banca ad avere l’obbligo di offrire un conto bancario alla cittadinanza all’estero.
Un servizio “proporzionato”
“Mi preoccupa che il Consiglio federale riconosca il problema e tuttavia argomenti in questo modo”, commenta Poggia. PostFinance non sarebbe obbligata ad assumersi tutti i rischi, ma solo a non escludere tutta la clientela all’estero, bollandola come potenziale rischio. “Ogni attività bancaria comporta dei rischi. Dipende da dove si pone il limite”.
Anche l’OSE la pensa così: “Dal nostro punto di vista, è proporzionato incaricare PostFinance di fornire tale servizio di base”, afferma il direttore Lukas Weber.
Rimane la questione di chi debba sostenere i costi di un servizio di base così ampliato. “Se il finanziamento debba essere effettuato autonomamente da PostFinance o con il sostegno della Confederazione è una questione politica che deve essere discussa in modo aperto e trasparente”, sostiene Weber.
A cura di Samuel Jaberg
Traduzione di Sara Ibrahim
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