Senegal chiama Svizzera

Per la seconda volta in quindici anni un capo di Stato senegalese ha visitato ufficialmente la Svizzera. Dopo Abdou Diouf nel 1986, il presidente Abdoulaye Wade è stato accolto a Berna. Sotto la lente, il processo di integrazione africano e il piano di sviluppo del continente.
Giovedì pomeriggio Abdoulaye Wade ha dovuto fare a meno della compagnia del presidente della Confederazione Moritz Leuenberger per recarsi all’Istituto di microtecnica di Neuchâtel. Leuenberger ha difatti dovuto disdire il pomeriggio ufficiale in seguito alla carneficina nel Parlamento di Zugo. Wade aveva già incontrato Leuenberger e il ministro degli esteri Joseph Deiss giovedì mattina.
Leuenberger – intervenendo a una conferenza stampa – ha definito la Svizzera e il Senegal «vicini», non per la posizione geografica, ma per la cultura. Secondo il presidente della Confederazione, entrambi i paesi hanno un sistema elettorale democratico e conoscono il problema del plurilinguismo.
Leuenberger ha toccato anche il tema del terrorismo: sia la Svizzera che il Senegal fanno il possibile affinché il finanziamento di operazioni come il recente attacco agli USA non avvenga tramite i loro circuiti finanziari. Il presidente Wade ha inoltre sottolineato che l’Africa partecipa alla lotta internazionale contro il terrorismo.
Mercoledì in un discorso pronunciato al «Club suisse de la presse» di Ginevra, Wade ha illustrato l’importanza della nuova «Iniziativa africana» e si è felicitato con il G8 per il sostegno garantito all’iniziativa durante il summit di Genova lo scorso mese di luglio. L'”Iniziativa africana” è un insieme di piani elaborati dal presidente sudafricano Thabo Mbeki e da Wade, destinata a raddrizzare l’economia dei paesi africani.
Wade ha insistito sulla dimensione regionale dell’Iniziativa. Essa deve mettere in comune i bisogni e le risorse su sette priorità: infrastrutture, educazione, salute, nuove tecnologie, agricoltura, accesso al mercato e indebitamento. Il presidente senegalese ha lanciato un appello alle autorità elvetiche affinché sostengano il progetto.
Sul piano bilaterale, la cooperazione tra Dakar e Berna deve essere rafforzata, ha sottolineato Wade, il quale punta ad uno sviluppo delle relazioni commerciali e del settore della formazione tra i due paesi.
L’Africa ha sempre avuto e continua ad occupare un posto privilegiato nella politica estera della Svizzera. La Confederazione è presente sul continente con una quindicina di ambasciate ed una dozzina di uffici per la cooperazione allo sviluppo, ricorda Thomas Kupfer, responsabile della divisione Africa e Medio Oriente del DFAE.
Oltre all’aiuto allo sviluppo, la politica della Confederazione è imperniata sulla promozione della democrazia e del rispetto dei diritti dell’uomo, senza parlare dell’impegno e del ruolo importante di Berna nel regolamento dei conflitti interni.
swissinfo e agenzie

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