
Amnesty elogia il “rapido sostegno” ai rifugiati ucraini in Svizzera

Decine di migliaia di ucraini fuggiti in Svizzera dopo l'invasione del loro Paese da parte della Russia lo scorso anno hanno ricevuto un rapido sostegno, secondo Amnesty International. Ma il gruppo per i diritti ha affermato che la guerra in Ucraina ha messo in evidenza le lacune del sistema di asilo svizzero.
“Il rapido sostegno alle persone in fuga dall’Ucraina è stato in netto contrasto con i difetti delle norme applicate ai richiedenti asilo di altre nazionalità ammessi in via provvisoria”, ha scritto Amnesty nel suo rapporto annuale pubblicatoCollegamento esterno martedì.
Quasi 80.000 rifugiati ucraini sono fuggiti in Svizzera e alla maggior parte di loro è stato concesso uno status giuridico speciale.
A causa dell’arrivo dei rifugiati ucraini, diversi progetti volti a migliorare le condizioni di vita nei centri federali per richiedenti asilo sono stati rinviati. La sistemazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo rimane problematica.
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Per quanto riguarda i diritti dei migranti, Amnesty ha sottolineato le critiche mosse dalla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura sull’uso della contenzione parziale durante i rimpatri forzati, sull’incapacità di considerare adeguatamente i diritti dei bambini e sull’obbligo di sottoporre le persone da rimpatriare a test di Covid-19.
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Nel rapporto di quest’anno, il gruppo per i diritti ha anche posto l’accento su “forti prove di razzismo strutturale” contro le persone di origine africana. Il Gruppo di lavoro di esperti delle Nazioni Unite sulle persone di origine africana ha riscontrato che il razzismo in Svizzera è “sistemico”. Ha raccomandato di vietare esplicitamente il profiling razziale e di creare meccanismi di reclamo civili e indipendenti con autorità di controllo e disciplinare sulla polizia in ogni cantone.
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In altri punti del rapporto, Amnesty ha evidenziato le sue preoccupazioni per diverse proposte di riforma della legge sull’aborto. A maggio, un membro del partito dei Verdi ha lanciato un’iniziativa parlamentare per riformulare l’aborto come una questione di salute pubblica. Sono in corso due iniziative distinte, avviate nel dicembre 2021 da membri del Partito Popolare Svizzero, volte a limitare l’accesso all’aborto.
Per quanto riguarda il clima, il Parlamento svizzero “ha compiuto un passo significativo ma insufficiente verso il rafforzamento dell’azione per il clima”, ha aggiunto.
A settembre, il Parlamento ha adottato una proposta per inserire nella legge un obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050 e definire nuove misure per diverse industrie e settori. L’entrata in vigore è prevista per il 2023, in attesa di un referendum.
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