
Chiaro consenso per una votazione senza entusiasmo

Oltre il 70% di sì per due argomenti che non hanno suscitato dibattito: l'introduzione dell'iniziativa popolare generica e la partecipazione dei cantoni al finanziamento dei costi ospedalieri.
Riforma dei diritti popolari e finanziamento dei costi ospedalieri approvati con una partecipazione tra le più basse mai registrate nella storia della democrazia svizzera.
Il terzo peggior risultato
Paradossalmente, questa volta i cittadini dovevano esprimersi anche su un tema che riguarda proprio i diritti popolari. Per decidere se introdurre un nuovo strumento nella panoplia dei diritti già a disposizione del popolo, meno di uno svizzero su tre si è scomodato per recarsi alle urne o per votare per corrispondenza.
La percentuale quasi da primato negativo del 28,6 per cento è indiscutibilmente il fatto più saliente di questo appuntamento con la politica. Si tratta del terzo peggior risultato di tutta la storia. Una percentuale molto vicina agli abissi d’indifferenza del 26,7 per cento, raggiunti nel 1972, quando si votò su temi di carattere economico. Il primato dell’astensionismo questa volta è andato al Vallese, dove oltre l’85 per cento degli elettori ha ignorato le urne.
Niente fossati
La riforma dei diritti popolari è stata approvata in tutti i cantoni, con 934’264voti (70,33 per cento) contro 394’055. Le punte massime di consensi si sono registrate a Friburgo, Neuchâtel, Basilea Città, Giura e Vaud (tutti con percentuali superiori al 75 per cento), mentre relativamente più tiepidi sono stati i «sì» espressi da Uri, Glarona e Sciaffusa, gli unici che abbiano registrato tassi di accettazione inferiori al 60 per cento.
La portata del «sì» ha sorpreso più di un osservatore tenendo conto che tra i partiti governativi solo Radicali e Popolari democratici sostenevano la revisione, mentre Socialisti e Unione democratica di centro si erano schierati tra i contrari, assieme a Verdi, Liberali ed altre formazioni minori.
Sorprende anche perché dal 1900 si è votato una ventina di volte su proposte di estensione dei diritti popolari e nella maggior parte dei casi l’esito è stato negativo.
Questa volta l’argomento ha suscitato consensi in tutto il paese. I fossati riscontrati in occasione di altre votazioni popolari fra città e campagna o regioni linguistiche non si sono verificati.
Reazioni scontate
Soddisfazione nei ranghi del Partito liberale radicale (PLR) e del partito popolare democratico (PPD) che avevano sostenuto la riforma (i radicali con alcune defezioni cantonali). Sorpresa per il chiaro verdetto ma delusione non troppo sofferta di Unione democratica di centro e socialisti che vi si erano moderatamente opposti.
Per PPD e PLR il sì alla riforma è un piccolo ma ragionevole passo nella giusta direzione, un chiaro rafforzamento dei diritti popolari.
Per l’UDC la riforma non porta alcun miglioramento e il partito continuerà a battersi per l’elezione popolare del Consiglio federale.
Contarriamente all’UDC, il Partito socialista giudica la riforma un miglioramento. Questo è tuttavia talmente piccolo che sarebbe stato meglio rifiutare la riforma e battersi per un vero miglioramento. La sinistra aveva combattuto la riforma soprattutto perché riteneva troppo alto il numero richiesto di firme (100’000) per l’»iniziativa popolare generica».
Commentando la doppia opposizione da destra e da sinistra, il politologo Claude Longchamps ha detto alla tv svizzero tedesca che nei distretti dove l’UDC gode di un forte sostegno, il «sì» alla riforma dei diritti popolari è stato più contenuto: segno, ha affermato il politologo, che la base UDC non ha disatteso completamente le indicazioni del partito.
Diversa invece la situazione nelle aree che sono roccaforte del partito socialista: in queste regioni l’accettazione della riforma è stata persino superiore alla media a dimostrazione che a sinistra si è verificata una netta spaccatura tra base e vertici del PS.
Nuovi diritti popolari
La democrazia semi-diretta svizzera prevede strumenti con i quali la popolazione può introdurre modifiche nella costituzione federale e influire sul processo legislativo. All’iniziativa popolare (referendum costituzionale) e al referendum legislativo (che permette di abrogare una legge) si affiancano dunque due nuovi strumenti.
L’iniziativa generica permetterà di proporre modifiche sul piano legislativo. Finora, per proporre una nuova legge al di fuori dei canali parlamentari era necessario passare per l’iniziativa popolare e quindi agire sul piano costituzionale. Si tratta quindi di una sorta di referendum propositivo.
La seconda proposta di modifica dei diritti popolari è l’estensione ai trattati internazionali del referendum facoltativo. I trattati internazionali saranno perciò sottoposti al referendum facoltativo se contengono disposizioni che modificano il quadro legislativo.
swissinfo, Mariano Masserini
Per quanto riguarda la partecipazione al voto, si tratta del terzo peggior risultato di tutta la storia.
Approvazione netta dei due temi in tutto il paese, senza fossati tra città e campagna o tra regioni linguistiche.
70,3% di consensi per la riforma dei diritti popolari
77,4% in favore della partecipazione di cantoni al finanziamento dei costi ospedalieri
28% la partecipazione

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