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Immigrazione: la Svizzera sulla stessa linea dell’UE

Per la ministra svizzera Simonetta Sommaruga, la gestione italiana dell'ondata di profughi tunisini non è sostenibile Keystone

La Svizzera è solidale con l'Unione europea, con la quale condivide le preoccupazioni e le possibili soluzioni per far fronte a ciò che la Francia chiama enfaticamente "una crisi migratoria mediterranea".

Una “crisi” con due parti. Da un lato ci sono più di 400mila persone fuggite dalla Libia in guerra, tra cui numerosi migranti eritrei, sudanesi, egiziani, tunisini, ecc. Circa 200mila di loro sono ancora in campi di profughi, in particolare ai confini egiziani e tunisini. Si tratta di permettere loro di vivere in condizioni dignitose. Peraltro, un migliaio di persone sono arrivate a bordo di barconi sull’isola di Malta. Anche loro hanno bisogno di aiuto.

D’altra parte, più di 25mila migranti hanno lasciato la Tunisia per l’Italia, una pratica tappa, nel viaggio verso la Francia e, in misura minore, verso la Svizzera. Costoro devono tornare a casa.

La solidarietà si riferisce quindi al primo tipo di immigrati. Non si tratta di mettere in atto la procedura speciale di “protezione temporanea”, come fatto dall’Europa per il Kosovo nel 1999. Comunque si deve aiutare Malta a gestire la situazione. Diversi paesi si sono impegnati ad ospitare tra 10 e 300 profughi.

Lunedì in Lussemburgo, nell’ambito del comitato misto, riunito a margine del Consiglio europeo dei ministri degli interni dedicato in gran parte all’immigrazione, Simonetta Sommaruga ha optato per un altro mezzo di solidarietà: “Ultimamente, i nostri consolati hanno ricevuto 200 domande di asilo, presentate soprattutto da cittadini eritrei. Le esamineremo molto rapidamente. È così che ci assumiamo le nostre responsabilità”, ha detto la ministra elvetica di giustizia e polizia.

Tunisia

La solidarietà riguarda anche la Tunisia. Lunedì, la maggior parte dei ministri degli interni dell’UE si sono impegnati ad aiutare economicamente Tunisi. Ma tutti hanno legato questo aiuto a una condizione: che il nuovo governo si impegni fermamente a lottare contro la migrazione e a riprendere i migranti economici.

Simonetta Sommaruga è sulla stessa linea: “Anche la Tunisia deve fare degli sforzi. L’UE deve ottenere al più presto un accordo di riammissione e la Tunisia deve migliorare la lotta contro le bande organizzate di traffici di esseri umani. In compenso, l’Europa può aiutarla a controllare i propri confini e sostenere i suoi sforzi per la stabilità economica e politica”.

Un dare per avere chiaro, che sarà messo sul tavolo martedì 12 aprile a Tunisi dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Il 18 aprile sarà seguito dalla Svizzera: a Tunisi si recheranno il segretario di Stato agli affari esteri Peter Maurer con una delegazione dell’Ufficio federale della migrazione.

Al confine

Nel frattempo, le guardie di confine svizzere hanno intensificato i controlli mobili alle frontiere con l’Italia. Roma infatti rilascia ai tunisini dei permessi di soggiorno temporanei per viaggiare per tre mesi nello spazio di Schengen. Permessi rilasciati a condizione che soddisfino determinati criteri, tra cui l’obbligo di avere “mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e per il ritorno nel paese di origine”.

“Il mese scorso, è stato constatato che il numero di persone provenienti dal Nordafrica giunte alle nostre frontiere è triplicato, raggiungendo quota 150 persone. La maggior parte sono immigrati venuti per cercare lavoro. Devono tornare in Italia perché è lì che sono entrati nel territorio di Schengen”, afferma Simonetta Sommaruga. “L’iniziativa italiana è legale, ma non aiuta a trovare soluzioni ai problemi dell’immigrazione”, ha puntualizzato la consigliera federale.

Collera italiana

Il ministro italiano Roberto Maroni è peraltro stato attaccato da diversi colleghi europei. Il leghista ha lasciato furioso Lussemburgo, dichiarando: “Mi chiedo se far parte di questa Europa abbia ancora senso. Un’Europa più svelta a salvare le banche e ad andare in guerra che a dimostrare solidarietà”.

Il dibattito su Schengen e sull’immigrazione non è chiuso: un Consiglio straordinario dei ministri degli interni dell’UE è convocato il 12 maggio. Dovrà presentare proposte ai dirigenti dei 27 per la fine di giugno.

Sicilia. Da gennaio, oltre 20mila tunisini giunti clandestinamente in Sicilia, per sfuggire alla situazione economica nel loro paese.

Obiettivo Francia. I fuggiaschi non chiedono asilo in Europa, ma dicono apertamente di voler andare soprattutto in Francia, dove hanno parenti e amici in grado di aiutare.

Permessi provvisori. Il governo italiano ha deciso di rilasciare ai tunisini permessi temporanei che consentono loro di viaggiare per tre mesi nei paesi membri dello spazio di Schengen. Una decisione che gli altri stati membri non accettano.

Lampedusa. Gli sbarchi di immigrati intanto proseguono a Lampedusa. Sulla piccola isola sono ormai presenti quasi 1500 migranti provenienti dall’Africa. Un migliaio sono tunisini e dovrebbero essere rimpatriati. La tensione è alta.

Il 5 giugno 2005, il popolo svizzero ha approvato l’adesione della Confederazione allo spazio di Schengen e alla convenzione di Dublino.

L’accordo di Schengen regola ed agevola la libera circolazione delle persone, grazie in particolare all’abolizione sistematica dei controlli alle frontiere tra gli Stati che lo hanno sottoscritto.

Le polizie e i corpi delle guardie di confine collaborano tra di loro, in particolare grazie al sistema informatico europeo SIS.

I paesi che hanno aderito allo spazio di Schengen hanno pure adottato una regolamentazione comune in materia di visti turistici.

L’accordo di Dublino riguarda invece il diritto d’asilo. All’interno dell’Unione europea, un richiedente può depositare una sola domanda d’asilo.

(traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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