Lettere da Amazonia
Il XIX secolo fu per la Svizzera il "secolo dell'emigrazione". Più di 400'000 persone lasciarono il Paese per ricominciare altrove. La vita di questi emigranti è raccontata nelle lettere dell'epoca.
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Contrariamente a quanto si potrebbe pensare dal nome, la colonia Amazonia non si trova in Sud America, ma nel nord-ovest dello Stato americano del Missouri. Nel XIX secolo, coloni provenienti da tutta Europa si stabilirono su queste fertili colline, sperando in giorni migliori.
Peter Moser, originario di Wattenwil, nel cantone di Berna, era uno di loro. Intorno al 1834, partì per il Nuovo Mondo con suo fratello Johannes, e dopo aver girovagato un po’ raggiunse la punta nord-ovest del Missouri. A quel tempo, la popolazione indigena che inizialmente abitava queste terre era già stata deportata a ovest, oltre il fiume, verso il Kansas e il Nebraska.
Durante la “Platte PurchaseCollegamento esterno” del 1836, gli indigeni si impegnarono a ritirarsi nelle riserve a loro destinate e a cedere le loro terre allo Stato per una somma modesta. Questo capitolo poco glorioso della storia americana spinse molti coloni a lanciarsi nello sfruttamento di nuovi possedimenti agricoli.
Così, dopo aver ottenuto un vantaggioso credito statale, anche Peter Moser divenne proprietario terriero. Nel giugno del 1857, si unì a un gruppo di emigranti di varia provenienza per acquistare un grande terreno nella contea di Andrew. I terreni furono suddivisi in lotti edificabili e venduti ai nuovi arrivati, garantendo loro un’opportunità di vita migliore. La piccola città di Amazonia era nata, e con essa una nuova storia. Si dice che il suo nome esotico derivi da una nave chiamata The Amazonia, che si era inabissata non lontano da lì, nel fiume Missouri.
Peter Moser era inizialmente uno dei pochi emigranti svizzeri Collegamento esternodella regione. Tuttavia, non lo rimase a lungo. Ben presto, molti compatrioti si stabilirono sulle rive del Missouri. Molti provenivano dal cantone di Berna, il che valse ad Amazonia e dintorni il nome di “colonia bernese”.
La storia di questa colonia e la vita quotidiana ad Amazonia sono documentate in modo straordinario nei racconti che due emigranti inviarono al loro paese natale. I due narratori provenivano da Frutigen, nell’Oberland bernese.
Samuel Egger era un insegnante e un mastro di posta. Le ragioni che lo spinsero a emigrare sono rimaste poco chiare. Rudolf Urwyler, invece, era chiaramente intenzionato a ricominciare da capo. Dopo una serie di peripezie, la piccola fabbrica di fiammiferi che aveva acquistato nel 1866 a Wydi/Frutigen fu chiusa per decisione delle autorità. I numerosi procedimenti giudiziari avevano lasciato Rudolf Urwyler senza un soldo.
La famiglia Egger arrivò ad Amazonia nella primavera del 1881. Il primo articolo di Samuel Egger apparve il 18 marzo 1882 sul giornale Täglicher Anzeiger für Thun und das Berner Oberland con il titolo Notizie dall’America. Egger descrive la situazione geografica di Amazonia in questi termini: “Sebbene non sia lontana dal fiume Missouri, non è possibile alcuna inondazione, poiché la colonia lo sovrasta quasi quanto il Längenberg domina l’Aar.”
Rudolf Urwyler e la sua famiglia lasciarono la Svizzera nel mese di ottobre del 1882. Urwyler raccontò il viaggio in una serie di cinque articoli pubblicati sullo stesso giornale con un titolo pieno di speranza: Verso il continente del futuro. All’arrivo ad Amazonia, la famiglia Urwyler fu accolta calorosamente dagli Egger. Questi ultimi conducevano già una vita molto prospera, come sottolineato da Rudolf Urwyler nel suo articolo: “Il signor Egger […] regna sul suo dominio di 100 acri come un grande proprietario terriero, e possiede 4 cavalli, 3 mucche, 1 bue, 9 maiali ben ingrassati, 12 porcellini, molte galline e un’abbondante raccolta di pesche e mele […]”.
Dopo un periodo difficile come bracciante, Rudolf Urwyler si ritrovò con un capitale sufficiente per poter affittare terreni. Da quel momento, gli articoli dei due emigranti apparvero regolarmente sulla Thuner Zeitung, spesso con il titolo Lettera da Amazonia.
Nei loro racconti, i due neo-contadini, in modo del tutto logico, davano ampio spazio all’evoluzione dell’agricoltura. Indicavano e commentavano i prezzi dei prodotti agricoli, menzionavano le intemperie (cicloni, ondate di caldo e freddo) e i rendimenti delle colture, spesso irregolari. Sembra che Samuel Egger volesse, prima di tutto, evidenziare la dura realtà della vita dei coloni. Nella primavera del 1882, indirizzò ai suoi compatrioti che stavano pensando di emigrare un messaggio che suonava come un avvertimento: “Pensate bene alla decisione che state per prendere; migliaia di emigranti sarebbero rimasti a casa se avessero saputo cosa li aspettava qui”.
Nonostante le condizioni difficili, la popolazione di Amazonia continuava a crescere, come dimostrano gli articoli che menzionano l’aumento del prezzo delle fattorie (a causa dell’elevata domanda) e l’inaugurazione della nuova chiesa (la vecchia non poteva più accogliere tutti).
Samuel Egger e Rudolf Urwyler raccontavano regolarmente le storie di alcune famiglie di coloni, come quella di Christian Bachmann: nel 1869, all’età di 51 anni, quest’ultimo lasciò Buchholterberg (a nord-est di Thun) con la moglie e i dieci figli per ricominciare da zero ad Amazonia. Dopo 13 anni di duro lavoro, Christian Bachmann, diventato un grande proprietario terriero, dichiarò: “Tutto ciò che possediamo è stato pagato e sono libero da ogni debito”. Tuttavia, non tutti hanno avuto un tale successo.
Negli anni successivi, i racconti di Amazonia riportarono numerose morti tra i compatrioti. Il destino non risparmiò neanche gli autori. Rudolf Urwyler raccontò così la morte del figlio di due anni, Walter, nell’estate del 1888, stroncato dalla malaria, e quella della figlia Flora, dieci anni dopo, all’età di 25 anni, a causa di una setticemia.
Questi racconti permisero inoltre ai lettori e alle lettrici di scoprire le usanze del Nuovo Mondo. Rudolf Urwyler era spesso irritato dalle leggi domenicali (divieto di vendere alcolici, ballare, giocare a carte). Anche il sistema scolastico sembrava essere fallimentare. Secondo i due amici, gli insegnanti formati negli Stati Uniti avevano il livello di un buon studente della scuola elementare svizzera. “[…] qui in America, i buoni insegnanti, in altre parole quelli che sanno qualcosa, sono rari”.
I racconti delle feste e delle celebrazioni erano più positivi. Samuel Egger a volte teneva discorsi in occasione di festività e i canti del coro maschile rendevano felici le famiglie dei coloni svizzeri. “Lacrime di nostalgia scorrevano talvolta sulle guance dei nonni quando voci pure e limpide intonavano canzoni della patria d’origine.”
Le lettere di Samuel Egger, che la redazione del giornale aveva affettuosamente soprannominato “Papa Egger”, divennero più rare all’inizio del nuovo secolo. Dopo un incidente in carrozza nel 1901, la sua salute rimase fragile. Anche la corrispondenza di Rudolf Urwyler si esaurì gradualmente. Il suo ultimo articolo apparve nell’edizione del 7 maggio 1914. In particolare, vi annunciava la morte di sua moglie Albertine, avvenuta a seguito di un ictus all’età di 70 anni.
A oltre un secolo di distanza, in uno dei cimiteri di Amazonia, le lapidi di Peter e Anna Moser, Samuel e Rosina Egger, Rudof e Albertine Urwyler, e di molti altri emigranti svizzeri, continuano a mantenere viva la memoria della colonia bernese.
Reto Bleuer è collaboratore volontario del Servizio archeologico del Canton Berna.
L’articolo originale sul blog del Museo nazionale svizzeroCollegamento esterno
Traduzione di Daniele Mariani
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