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Furgone pieno di pacchetti

Oggi in Svizzera

Cari svizzeri all'estero,

In un Paese in cui le molte votazioni si giocano spesso sul filo del rasoio, dove si parlano diverse lingue e le piccole rivalità tra cantoni sono all'ordine del giorno, c'è una persona che mette d'accordo praticamente tutti: Roger Federer.

La sua assenza dai campi da tennis ha reso ancora più amari per i suoi fan questi ultimi mesi. Ma l'attesa è finita. A Doha, ieri, "King Roger" è tornato in campo vincendo un match impegnativo e, nel momento in cui questo bollettino vi è inviato, sta affrontando un altro avversario.

Speriamo che il suo ritorno sia di buon auspicio per un più generale ritorno alla normalità, non solo per gli appassionati di tennis. Nel frattempo, eccovi l'attualità di giornata. Buona lettura!  

Furgone pieno di pacchetti
Keystone / Peter Klaunzer

La Posta svizzera ha registrato un netto calo dell’utile nel 2020 rispetto all’anno precedente.

Benché l’invio di pacchi, complice il commercio online, sia aumentato considerevolmente durante il periodo di confinamento, le altre unità aziendali del “Gigante Giallo” hanno subito pesantemente le conseguenze della pandemia.

Un esempio è quello del servizio di trasporto AutoPostale, obbligato a garantire il servizio di base anche se il numero di passeggeri si è bruscamente ridotto.

Sito della centrale di Fukushima
Keystone / Jiji Press

Sono passati esattamente 10 anni dallo tsunami che ha provocato il disastro di Fukushima, in Giappone. Un evento che ha avuto conseguenze sulla politica energetica anche in Svizzera.

L’11 marzo 2011 uno tsunami si abbatte sulle coste orientali del Giappone danneggiando la centrale atomica di Fukushima e facendo piombare il mondo intero nell’incubo dell’incidente nucleare.

In Svizzera, il disastro nipponico dà una spinta decisiva verso lo spegnimento delle centrali atomiche e l’abbandono di questo tipo di produzione energetica.

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Dibattito
Moderato da: Luigi Jorio

Più rifiuti radioattivi, ma meno CO2: l’energia nucleare è una fonte irrinunciabile?

Il popolo ha sancito la fine del nucleare in Svizzera. C’è però chi vede nell’atomo la soluzione alla crisi climatica.

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Bar vuoto
Keystone / Jean-christophe Bott

Quasi uno svizzero under-50 su due vorrebbe che bar e ristoranti venissero riaperti già in marzo, secondo un sondaggio del Blick.

Le giornate si allungano, le temperature si alzano e le restrizioni introdotte per frenare i contagi da coronavirus cominciano a diventare pesanti per molti svizzeri, specie per chi fa parte delle fasce più giovani della popolazione.

Secondo un sondaggio del quotidiano svizzero-tedesco Blick, il 45% delle persone tra i 18 e i 50 anni di età vuole che i ristoranti e i bar riaprano a marzo, percentuale che scende al 36% tra chi è più anziano.

Logo Roche
Keystone / Georgios Kefalas

Nell’ambito della ricerca di un farmaco per trattare il Covid-19, dalla Svizzera arrivano oggi buone e cattive notizie.

Prima quella cattiva: a differenza di quanto aveva fatto sperare un recente studio britannico, l’azienda farmaceutica Roche ha smentito che un suo prodotto, l’actemera, abbia concreti benefici per i malati di coronavirus.

Quella buona è che un farmaco in parte sviluppato a Bellinzona, dal laboratorio Humabs, negli studi clinici ha ottenuto risultati oltre le più rosee aspettative riducendo dell’85% il rischio di un decorso grave della malattia.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

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