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L’uomo delle macchie

Un diavolo o un uccello? Una delle macchie del test di Rorschach istockphoto

Lo svizzero Hermann Rorschach, ideatore del controverso test con le macchie d'inchiostro, è protagonista di una mostra nella biblioteca dell'università di Berna.

Sebbene il test sia discutibile dal punto di vista scientifico, l’esposizione, che segna il 50° anniversario dell’archivio Rorschach, offre un’affascinante prospettiva sulla vita e l’opera dello psichiatra e su un capitolo importante della storia della psicologia.

«Rorschach era una personalità affascinante, aperto a tutto. Non aveva pregiudizi di sorta e questo si rispecchia nelle sue ricerche», afferma Rita Signer, direttrice dell’archivio Hermann Rorschach.

«Nelle sue lettere era anche molto spiritoso. La combinazione tra il suo rispetto per l’approccio scientifico e la sua intuizione lo rendono particolarmente attraente».

Hermann Rorschach, nato a Zurigo nel 1884, morì di peritonite all’età di soli 37 anni, nel 1922. Un anno prima era uscita la sua opera principale, «Psychodiagnostik», che presentava le esperienze fatte con il test delle macchie di inchiostro. Test che rimase indissolubilmente legato al suo nome.

Un uomo moderno

Nella mostra bernese oltre a esempi del lavoro scientifico di Rorschach, i visitatori possono ammirare anche fotografie, disegni, manoscritti e lettere che fanno luce sulla personalità dello psichiatra e psicanalista.

«Penso che fosse un padre molto tenero. Lo testimoniano i disegni che fece per i suoi bambini. È notevole che si dedicasse ad attività che all’epoca era riservate alle donne, come cambiare i pannolini dei bambini», osserva Rita Signer.

«Aveva idee molto moderne sulla divisione dei ruoli tra i sessi. Diceva che sua moglie (un medico) non doveva essere solo una madre. E riteneva un suo dovere partecipare alla cura dei figli».

Secondo Signer, Rorschach era legato più al suo paese che ai suoi concittadini. «Disse di non amare molto gli svizzeri, di non essere davvero un buon patriota, ma che se qualcuno avesse attaccato la Svizzera, l’avrebbe difesa per le sue montagne».

Alle porte della percezione

L’esposizione permette anche di scoprire le prime incursioni di Rorschach nella psiconanalisi, durante i suoi viaggi in Russia. «Credo che quei viaggi ebbero un ruolo fondamentale nell’aprire la sua mente», afferma Rita Signer. E anche nel dare avvio alle sue ricerche sulle immagini casuali, che stanno alla base del suo test.

Già altri scienziati prima di lui si erano dilettati con le macchie d’inchiostro, ma Rorschach fu il primo ad usarle per sviluppare una teoria sulla tendenza delle persone a interpretare stimoli visivi ambigui.

«In precedenza, i ricercatori erano interessati al livello di immaginazione e inventività delle persone. Per Rorschach fin dall’inizio il test doveva servire a misurare la percezione piuttosto che l’immaginazione».

Pubblicata nel 1921, il test delle macchie d’inchiostro fu tutt’altro che un successo immediato. «In Svizzera a teoria di Rorschach fu accolta in modo piuttosto freddo», ricorda Signer. «Fu solo quando il test arrivò negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti iniziò il boom».

Pseudoscienza

Se oggi il test di Rorschach continua ad essere impiegato e difeso da alcuni psicologi, ha però il difetto di essere scientificamente poco affidabile.

Negli Stati Uniti negli anni Quaranta e Cinquanta il solo fatto di citare Rorschach faceva reagire molti psicologi come il cane di Pavlov, grazie alla quasi miracolosa capacità di lettura della personalità da parte degli esperti del test.

Se sottoposti a verifiche basate su criteri scientifici, i test fallivano però miseramente. E questo già molto prima che alcuni scienziati comprendessero che i rorschachiani, inconsciamente, faceva uso della «lettura fredda», una tecnica usata da indovini, chiromanti e medium.

La mostra a Berna è dedicata però alla persona di Rorschach piuttosto che al suo test e permette di fare la conoscenza con uno dei più influenti psicologi del XX secolo.

swissinfo, Thomas Stephens
(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)

La mostra «Hermann Rorschach: uno psichiatra svizzero tra scienza e intuizione», ospitata nei locali della biblioteca universitaria bernese, rimarrà aperta fino al 23 febbraio 2008.

Nel test di Rorschach, alla persona da esaminare sono sottoposte dieci tavole che riproducono differenti macchie di inchiostro, alcune in bianco e nero, alcune colorate. La persona deve dire cosa vede.

Lo psicologo che applica il test deve poi valutare le reazioni rispetto a differenti variabili – per esempio non solo ciò che la persona dice di vedere, ma anche se gira l’immagine, se si concentra solo su una parte dell’immagine, se menziona i colori.

In teoria lo psicologo dovrebbe così essere in grado di riconoscere i tratti profondi della personalità del soggetto e soprattutto il suo stato di salute mentale.

Il test non corrisponde però a due criteri scientifici essenziali: la riproducibilità e la validità. Un test è affidabile se dà risultati simili indipendentemente da chi valuta le risposte (ciò che non è il caso del test di Rorschach). Un test è valido se misura ciò che intende misurare. Anche qui Rorschach fallisce, perché non è in grado di riconoscere in maniera affidabile i disturbi psichici.

Nonostante queste obiezioni, il test continua ad essere applicato in centinaia di migliaia di casi ogni anno in ospedali, tribunali, prigioni e scuole.

Hermann Rorschach naque a Zurigo l’8 novembre del 1884.

Cominciò gli studi in medicina nel 1904 e due anni dopo decise di dedicarsi alla psichiatria.

Nell’inverno 1906/1907 studiò a Berlino e si recò in Russia per la prima volta. Concluse gli studi nella primavera del 1909 a Zurigo.

Dopo gli esami di laurea tornò in Russia, dove soggiornò per vari mesi. Nel 1910 sposò la compagna di studi russa Olga Stempelin.

Di ritorno in Svizzera, nel 1914 accettò un posto di lavoro nella clinica psichiatrica del Waldau, nei pressi di Berna. L’anno dopo entrò nella direzione della clinica di Herisau, nella Svizzera orientale.

La sua opera principale, «Psychodiagnostik», fu pubblicata nel 1921. Rorschach morì l’anno dopo a causa di una peritonite.

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