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Meno ostacoli al commercio con l’UE per ridurre i prezzi

La ministra dell'economia Doris Leuthard crede nella qualità dei controlli europei Keystone

Il governo elvetico ha posto in consultazione mercoledì il progetto di revisione legislativa per introdurre anche in Svizzera il cosiddetto principio del "Cassis de Dijon".

Secondo questo principio, i prodotti già commercializzati nell’Unione europea (UE) dovrebbero poter essere venduti anche nella Confederazione senza ulteriori controlli.

Per centinaia di prodotti, la Confederazione ha prescrizioni diverse da quelle dell’UE, ciò che ne rincara e complica l’importazione.

Intenzionate a lottare contro i prezzi estremamente cari che caratterizzano la Svizzera, le Camere, attraverso interventi parlamentari, ma anche il Consiglio federale sostengono l’introduzione del cosiddetto principio del “Cassis de Dijon”. Obiettivo: permettere ai prodotti legalmente posti sul mercato in Europa di circolare liberamente in Svizzera.

Nel contempo, la revisione della legge sugli ostacoli tecnici al commercio, in consultazione fino al 16 marzo, cercherà di evitare che i produttori svizzeri siano discriminati di fronte ai concorrenti europei. Di conseguenza, per potersi battere ad armi pari, le imprese elvetiche avranno il diritto di fabbricare e vendere in Svizzera i loro prodotti secondo le regole in vigore nell’UE.

Regole e eccezioni

Il principio del “Cassis de Dijon” dovrà avvantaggiare i generi alimentari, i prodotti cosmetici, i tessili, le biciclette, i sistemi d’allarme antincendio e quelli contro i furti. I medicinali, invece, non saranno toccati.

Come è in uso nell’UE, questo alleviamento non si applicherà ai prodotti sottoposti a omologazione, né a quelli la cui importazione è vietata o sottoposta ad autorizzazione.

All’applicazione del “Cassis de Dijon” saranno poste una serie di eccezioni legate alla protezione della salute, dell’ambiente o dei consumatori. Dalle 129 iniziali, il numero di quelle suscettibili d’essere prese in considerazione è stato ridotto a 40, ha precisato la ministra dell’economia Doris Leuthard.

Per esempio, la Svizzera intende distanziarsi dall’UE per quel che concerne i fosfati nei detersivi, che dovranno continuare a essere vietati, come pure in materia di alcopop, il cui tenore alcolico va indicato sulla bottiglietta o lattina.

Introduzione unilaterale

Il governo intende introdurre il principio del “Cassis de Dijon” in modo unilaterale, perché questa soluzione permette una grande rapidità nell’applicazione. Consente inoltre di decidere autonomamente quali prodotti continueranno a beneficiare di un’eccezione alla regola generale. Lo svantaggio di questa via consiste nel fatto che agli esportatori svizzeri l’Ue non garantirà la reciprocità.

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Consultazione

Questo contenuto è stato pubblicato al La consultazione è la procedura attraverso la quale viene richiesto il parere a tutti gli ambienti interessati o toccati da una modifica legislativa. Durante la preparazione di leggi importanti o di progetti di considerevole portata, il Consiglio federale o il Dipartimento incaricato del dossier presentano l’idea ai cantoni, ai partiti, ai comuni e alle varie…

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Favorire la crescita

Il “Cassis de Dijon”, che è uno dei capitoli del pacchetto di misure per stimolare la crescita, è destinato a dinamizzare la concorrenza in Svizzera e a ridurre i costi per le aziende e i prezzi per i consumatori. In quest’ottica, esso completa le leggi sui cartelli e sul mercato interno, già rivedute.

Sono inoltre in corso colloqui esplorativi in vista di un eventuale accordo di libero-scambio con l’UE nel settore agricolo. Al riguardo, Doris Leuthard ha precisato che il Consiglio federale si pronuncerà probabilmente in primavera sull’opportunità di aprire negoziati.

Partiti soddisfatti

Per il presidente del partito socialista (PS) Hans-Jürg Fehr il principio del “Cassis de Dijon” è un passo necessario nella lotta ai prezzi troppo alti praticati in Svizzera. “Tuttavia, l’impatto sui prezzi sarà limitato”, ha dichiarato.

Il partito liberale-radicale e il partito popolare-democratico salutano i piani per ridurre gli ostacoli tecnici al commercio che, dicono, causano solo costi e non portano nessun beneficio al consumatore.

Da parte sua, l’Unione democratica di centro (UDC) si mostra invece scettica: se da un lato si rallegra che l’economia potrà beneficiare della riduzione degli ostacoli, dall’altro deplora che la Svizzera riprende ancora una volta “ciecamente” il diritto europeo.

Alcuni timori

Anche economiesuisse si rallegra dell’avvio della procedura di consultazione. Ma, secondo l’organizzazione padronale, occorrerà che le eccezioni al “Cassis” siano ridotte al minimo.

A tinte più fosche la reazione della Fondazione per la protezione dei consumatori, che teme per la riduzione dei loro diritti e si oppone in particolare alla soppressione della dichiarazione di origine dei prodotti alimentari.

swissinfo e agenzie

Il principio del Cassis de Dijon risale a una decisione della Corte di giustizia delle Comunità europee del 1979 sulla distribuzione in Germania dell’omonimo liquore francese.

Esso stabilisce che un prodotto legalmente fabbricato in uno Stato membro dell’Unione europea e in esso commercializzato può liberamente circolare negli altri Stati membri.

Il libero commercio può essere bloccato solo se si dimostra la pericolosità di un prodotto per la salute dei cittadini.

Tra la Svizzera e l’Unione europea il principio non è ancora applicato.

In Svizzera lo stesso prodotto costa in media il 20% in più che nei paesi confinanti dell’Unione europea. Ciò sarebbe dovuto non tanto ai costi di produzione, quanto alle normative svizzere, che ostacolano le importazioni e falsano la concorrenza.

Per i prodotti brevettati sono proibite le importazioni parallele fintanto che non è esaurita l’offerta interna.

Per altri prodotti le importazioni parallele sono autorizzate, ma rese difficoltose da leggi e prescrizioni come quelle sugli imballaggi. Inoltre, soprattutto nel settore agricolo, le importazioni sono gravate da dazi doganali.

L’introduzione del Principio del Cassis de Dijon permetterebbe d’importare merci dall’Unione europea senza adattarle alle normative svizzere.

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