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Riscaldiamo il clima: un indizio in più

Le centrali a carbone - qui nel Brandenburgo - sono tra i principali produttori di CO2 Keystone

L'uomo è la causa principale del riscaldamento climatico: una tesi confermata anche dagli studi di due ricercatori svizzeri che hanno sviluppato un nuovo modello di calcolo fondato sui cambiamenti del bilancio energetico terrestre.

I 15’000 partecipanti alla conferenza mondiale sul clima di Durban produrranno una cosa sola: aria calda. Heinz Wanner non è l’unico a criticare senza mezzi termini il vertice climatico che si tiene in Sudafrica. Ma tra le voci critiche, la sua è di certo una delle più autorevoli. Il ricercatore svizzero è stato insignito del premio Vautrin Lud, una specie di Nobel per geografi.

Durban sarà probabilmente la classica montagna che partorisce un topolino. Qualunque sarà il risultato raggiunto dalla conferenza, il clima continuerà a riscaldarsi. E – stando alle ultime previsioni dell’Organizzazione mondiale della meteorologia (WMO) – lo farà in modo più consistente di quanto ritenuto finora.

Le ricerche di Reto Knutti e Markus Huber, dell’Istituto per l’atmosfera e il clima del Politecnico federale di Zurigo confermano: c’è da essere più che preoccupati.

La causa del riscaldamento climatico

Grazie ad un nuovo metodo, i due fisici sono riusciti a quantificare l’impatto delle attività umane sul riscaldamento climatico. Knutti e Huber hanno presentato il loro approccio nell’ultimo numero della rinomata rivista Nature Geoscience (dicembre 2011, vol. 4 nr. 12).

Finora, i ricercatori prendevano i valori delle emissioni, come l’anidride carbonica (CO2) o le radiazioni solari, e li inserivano singolarmente in modelli spaziali di temperatura. In seguito comparavano i risultati. In questo modo, si è appurato ad esempio che «il terreno si riscalda più rapidamente degli oceani, gli strati inferiori dell’atmosfera si riscaldano e quelli superiori si raffreddano», come spiega il professor Reto Knutti a swissinfo.ch.

I modelli hanno portato i ricercatori ad individuare nel CO2 – e di conseguenza nelle attività umane – la principale causa del riscaldamento climatico.

Bilancio energetico globale

«Questo approccio però non spiega né da dove arriva l’energia né dove va a finire», dice Knutti. «La Terra è un sistema che da un lato accoglie energia proveniente dall’esterno, dal sole, e dall’altro se ne libera attraverso radiazioni a onda lunga che lasciano l’atmosfera». È proprio su questi flussi di energia che si è concentrata l’attenzione di Knutti e Huber.

Per stabilire l’impatto antropico sul clima, i due ricercatori hanno allestito un bilancio energetico globale, in cui hanno riportato i valori dell’energia proveniente dal sole e di quella assorbita dagli oceani.

«Si potrebbe parlare di un budget energetico o di una contabilità. In base al principio della conservazione dell’energia, i conti energetici del sistema Terra devono chiudere in pareggio». Knutti fa l’esempio di una pentola d’acqua sul fuoco. La temperatura dell’acqua si può misurare con un termometro o calcolare. Per farlo, è necessario sottrarre dall’energia prodotta dal fornello quella restituita alla cucina dalla pentola. «Il risultato è la quantità d’energia a disposizione per riscaldare l’acqua, un dato che mi permette di calcolare la temperatura della stessa», spiega Knutti.

Per un’altra via allo stesso risultato

Più del 90% del riscaldamento climatico viene assorbito dagli oceani. «I mari sono profondi», spiega Knutti, «e l’acqua ha una grande capacità termica». In questo caso le cose sono più complicate che nell’esempio della pentola, ma grazie ai loro complessi modelli, Knutti e Huber possono allestire un buon bilancio energetico globale. In questo campo, Knutti è ritenuto uno dei maggiori esperti al mondo.

I risultati a cui sono giunti i due ricercatori del Politecnico di Zurigo combaciano con quelli ottenuti attraverso i metodi tradizionali. Dal 1950 la temperatura è aumentata di 0.56 gradi. Senza l’effetto raffreddante degli aerosol, il riscaldamento globale misurerebbe 0.85 gradi.

Quasi certezza

Molti esperti ritengono che il riscaldamento climatico sia dovuto almeno per il 74% all’uomo. Grazie ai calcoli di Knutti, la probabilità che questa affermazione sia vera è del 95%.

C’è quindi la quasi certezza che l’influsso antropico sul riscaldamento globale sia stato dominante. «L’impatto dei cambiamenti nell’attività solare – un argomento che viene evocato spesso – è stato contenuto», afferma Reto Knutti.

Per il ricercatore, i risultati del bilancio energetico globale sono «un importante pezzo di puzzle che s’inserisce molto bene nel quadro dell’influsso umano sul clima e lo completa». Knutti è convinto dell’elevata rilevanza scientifica dei suoi modelli.

Critici resistenti all’evidenza

Nonostante ciò, sa che chi non crede che l’uomo sia il principale artefice dell’effetto serra continuerà a far sentire la sua voce. «Sono persone che non si lasciano convincere dai dati. Un po’ come chi afferma che l’uomo non è mai stato sulla luna».

Realista, Knutti lo è anche per quanto riguarda l’impatto dei suoi studi sulla conferenza di Durban o, in generale, sulla discussione in ambito climatico. «Le trattative per arrivare ad un accordo successivo al protocollo di Kyoto sono solo marginalmente legate ai risultati scientifici», afferma. Si tratta, a suo avviso, di una discussione sostanzialmente politica, in cui si tratta di stabilire chi deve fare cosa e chi deve pagare la fattura.

Oggi, tutti i paesi del mondo riconoscono l’esistenza di problemi legati al riscaldamento climatico e la necessità di stabilire degli obiettivi per ridurre le emissioni di CO2. «Ma trovare una soluzione è una questione politica, economica e sociale», conclude Knutti. «Riconoscere che esiste un problema non significa ancora che si troverà una strada per risolverlo».

Il 38enne professore bernese è considerato uno dei massimi specialisti di modelli climatici complessi che simulano il clima globale.

Kutti ha ottenuto il dottorato all’Università di Berna e ha in seguito lavorato al National Center for Atmospheric Resaerch a Boulder, in Colorado.

Dal 2007 è professore di fisica del clima al Politecnico federale di Zurigo.

Le sue ricerche si concentrano sui cambiamenti nel sistema climatico globale dovute alle emissioni di gas a effetto serra riconducibili alle attività umane.

Il nuovo modello di calcolo sviluppato da Reto Knutti e dal suo dottorando Markus Huber conferma i risultati ottenuti con i metodi tradizionali e porta al 95% la probabilità che la causa del riscaldamento climatico siano le attività umane.

Reto Knutti è stato tra i coautori del rapporto pubblicato nel 2007 dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni unite (IPCC). Partecipa anche ai lavori per il prossimo rapporto, atteso nel 2013.

Heinz Wanner, professore emerito dell’Università di Berna e coautore del rapporto 2007 dell’IPCC, ha aspramente criticato la conferenza di Durban alla quale partecipano 15’000 persone.

«Questo tipo di conferenza è inefficiente, costa molto denaro e causa forti emissioni di CO2», ha dichiarato alla NZZ am Sonntag.

Secondo Wanner, alla conferenza partecipano troppe persone incompetenti. L’appuntamento è destinato a fallire anche per delle questioni organizzative.

Wanner trova particolarmente insostenibile che «alcune delegazioni si preoccupino più di fare festa che della conferenza e che passino il tempo a divertirsi in spiaggia piuttosto che a produrre dei risultati».

Per Wanner è importante lavorare in modo più efficiente. Nel comitato esecutivo dovrebbero sedere membri influenti, che discutano tra loro e trattino poi in piccoli gruppi con gli altri paesi. «I governi dei paesi davvero importanti, come la Cina, l’India o gli Stati uniti devono mettersi a un tavolo. Senza di loro, parlare di protezione del clima a livello mondiale è una farsa».

Traduzione, Doris Lucini

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