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Volontari di tutto il mondo, unitevi

iyv-forum

Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2001 anno internazionale del volontariato. Un modo per mettere in luce l'attività di milioni di persone che creano ricchezza e socialità, al di fuori dei circuiti del lavoro salariato e spesso senza grandi riconoscimenti. Anche in Svizzera.

Secondo l’Ufficio federale di statistica in Svizzera più di due persone su cinque svolgono o hanno svolto attività di volontariato. Ogni mese forniscono 44 milioni di ore di lavoro gratuito. Il valore del loro lavoro, se calcolato sull’arco di un anno, si avvicina ai 20 miliardi di franchi.

Negli Stati Uniti si stima che il numero di volontari superi i 100 milioni. In Canada le attività di volontariato corrispondono a più di mezzo milione di posti di lavoro a tempo pieno. E così via.

Un fenomeno imponente, dunque, il volontariato. Molto più diffuso di quanto ci s’immagini comunemente. Eppure poco conosciuto e poco riconosciuto, anche perché non si presta ad essere definito con precisione.

Naturalmente vi sono comprese le attività di assistenza sociale, alle quali il pensiero va più facilmente. Ma è volontariato anche l’attività di chi allena gratuitamente una squadra di calcio o raccoglie firme per una petizione oppure dedica il suo tempo libero ad allestire una mostra sulla storia locale.

«Il concetto di volontariato sta evolvendo», ci dice Marilù Zanella, del comitato di iyv-forum, l’associazione creata in Svizzera per accompagnare l’anno delle Nazioni Unite. «Il volontariato non è più legato solo alla visione tradizionale di un’attività in ambito sociale, caritativo, assistenziale», prosegue, «ma si estende anche all’ambito culturale, di cooperazione internazionale, alla protezione dell’ambiente, all’animazione giovanile, allo sport, e così via».

In un documento dell’Onu si tenta di definire il volontariato in quattro grandi categorie, non esaustive, ma indicative: il mutuo soccorso, in cui fornitori e fruitori di servizi sono le stesse persone; le associazioni filantropiche, più diffuse nei paesi sviluppati, in cui l’aiuto è rivolto a terzi; l’associazionismo, che rappresenta una forma di partecipazione dal basso alla vita delle società civili; le campagne di sensibilizzazione su temi sociali o ecologici.

Sarebbe tuttavia riduttivo considerare il volontariato solo come attività altruistica. «Il volontariato è anche uno spazio di realizzazione personale», dice ancora Marilù Zanella, «dove si possono instaurare nuove relazioni, sviluppare nuove competenze. Inoltre permette di partecipare attivamente alla società».

L’eterogeneità delle attività che passano sotto il nome di volontariato rappresenta certamente una ricchezza, ma è anche fonte di qualche problema. Gli stessi volontari provengono da esperienze molto diverse e non è sempre facile trovare delle forme di collaborazione e un’identità comune.

«Non è scontato trovare delle linee comuni», conferma la rappresentante della Svizzera italiana nell’iyv-forum. Ma, a suo avviso, proprio l’anno del volontariato rappresenta un’opportunità unica, che permette alle varie associazioni «di fare un lavoro comune, di discutere, di riflettere assieme su quelli che sono i principi di base, i valori che motivano il lavoro volontario».

È quanto ha tentato di fare, spiega Marilù Zanella, il gruppo di lavoro iyv-forum della Svizzera italiana. Seguendo il motto «Volontario. Solidale. Competente» – un motto che è una sorta di programma minimo comune – il gruppo intende innanzitutto informare sulla realtà del volontariato, nella speranza di stimolare anche l’impegno di altre persone. Particolare attenzione è posta sul tema della competenza, e quindi della formazione, perché il lavoro volontario «non può essere improvvisato».

Il culmine delle manifestazioni nell’ambito dell’anno internazionale dei volontari in Svizzera si avrà il 22 settembre a Bellinzona, dove è in programma una grande festa nazionale a cui parteciperanno volontari provenienti da tutta la Svizzera.

Accanto a questo momento conviviale, vi è però un’altra iniziativa di iyv-forum che promette sviluppi interessanti. Si tratta del progetto di «certificato di impegno sociale», un attestato delle attività non-profit che si vorrebbe veder riconosciuto in tutta la Svizzera.

Un modo per riconoscere concretamente il bagaglio di esperienze professionali che l’attività volontaria comporta. Il progetto sarà lanciato ufficialmente in settembre, ma sulla questione sono già in corso colloqui con l’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia. Recentemente l’iniziativa ha ricevuto l’avallo anche dell’Unione svizzera degli imprenditori. Se ne dovrà riparlare…

Andrea Tognina

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