SIC: un centinaio di soggetti a rischio in Svizzera a novembre
(Keystone-ATS) Nel mese che volge al termine oggi, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) ha registrato un centinaio di soggetti che rappresentano un rischio e 93 viaggiatori con finalità jihadiste.
Il numero di casi trattati durante il monitoraggio della jihad è passato dai 497 di fine 2016 a 550 nel novembre di quest’anno.
Questi individui “costituiscono una minaccia per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera”, precisano il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport e il SIC in un comunicato congiunto odierno. Oltre ai jihadisti, il SIC rileva anche “le persone che sostengono o incoraggiano il terrorismo e ogni atto di estremismo violento”.
Il 10% di soggetti che rappresentano un rischio rilevati in più dal SIC tra maggio e novembre del 2017 è costituito da persone che si sono radicalizzate in Svizzera, ma che non si sono recate in zone di conflitto. Tutte intrattenevano contatti con l’autoproclamato Stato islamico, si precisa nella nota.
Tutti gli individui che rappresentano un rischio sono oggetto di una segnalazione alle competenti autorità federali (fedpol e Ministero pubblico della Confederazione). Il SIC tratta questi casi in coordinamento con i Cantoni e le autorità interessate e applica le misure di prevenzione che rientrano nella sua sfera di competenza.
Nel quadro della prevenzione del terrorismo, il SIC procede anche al monitoraggio dei siti Internet pubblici nonché dei media e dei forum sociali specifici utilizzati da jihadisti. Fino a oggi, circa 550 internauti sono stati rilevati dal SIC dopo aver diffuso in Svizzera o a partire dalla Confederazione materiale che favorisce l’ideologia jihadista, oppure perché si connettono con persone che sostengono i medesimi ideali.
L’aumento del 10% registrato nel 2017 del numero dei casi nel monitoraggio della jihad rispetto all’anno precedente “si spiega con il fatto che i media sociali ‘aperti’, come Facebook, vengono abbandonati dagli utenti a favore di programmi di messaggistica criptati”.
Quando vi sono degli elementi che indicano che un soggetto si è radicalizzato, il SIC organizza audizioni preventive e chiede l’applicazione di misure in materia di diritto degli stranieri, ad esempio divieti d’entrata in Svizzera ed espulsioni, revoche dello statuto di soggiorno e segnalazioni per la ricerca del luogo di dimora. In caso di sospetti reati, il SIC trasmette i casi alle autorità di perseguimento penale, si spiega nel comunicato.
Il SIC pubblica anche un’altra statistica, quella relativa ai viaggiatori con finalità jihadiste. Il numero degli individui partiti dalla Svizzera che sono stati o sono attualmente in zone di conflitto è passato da 89 in agosto a 93 in novembre. I quattro nuovi casi riguardano persone che si trovano in tali zone da anni e che sono state individuate solo recentemente dal SIC, si precisa nella nota. Dal 2016 non sono state constatate partenze in questo senso dalla Confederazione.
Dal 2001 a oggi sono state rilevate 78 partenze verso la Siria e l’Iraq e 15 verso la Somalia, l’Afghanistan, il Pakistan e lo Yemen. Ventisette persone sono decedute (in 21 casi la morte è confermata), alcune si trovano tuttora nelle zone di conflitto e altre sono rientrate in Svizzera. In totale 17 persone vi hanno fatto rientro (14 casi confermati).
Tra queste 93 partenze, 33 persone sono in possesso della nazionalità svizzera, di cui 19 hanno la doppia nazionalità, precisa il comunicato.