
Processo Ticinogate:condanna per Cuomo e Verda

Dopo 6 ore di Camera di Consiglio, la Corte delle Assise correzionali di Lugano presieduta da Giovanna Roggero- Will ha emesso mercoledì pomeriggio la sentenza: condanna a 18 mesi con la condizionale per l'ex presidente del Tribunale penale Franco Verda e 10 mesi sospesi condizionalmente per il presunto boss del contrabbando di sigarette Gerardo Cuomo, contro cui scatta pure l'espulsione per 5 anni dalla Svizzera.
Si chiude così la prima parte del Ticinogate, l’intricata vicenda giudiziaria che ha proiettato inquietanti ombre sulla Giustizia del cantone e da cui è scaturita l’altra grossa inchiesta sui permessi di soggiorno facili tutt’ora in corso.
Per Verda – accusato di corruzione passiva aggravata, favoreggiamento e di aver ripetutamente istigato a violare e violato lui stesso più volte il segreto di ufficio – il Procuratore straordinario aveva chiesto una pena a due anni da espiare; per Cuomo, imputato di complicità in corruzione passiva aggravata e di aver trasgredito la legge federale sulla dimora degli stranieri, una condanna a 12 mesi e all’espulsione immediata e per 15 anni dalla Svizzera. La Corte ha riconosciuto il reato di corruzione passiva per entrambi, ha assolto Verda dall’accusa di favoreggiamento e ha scagionato Cuomo dall’imputazione di aver trasgredito la legge sulla dimora, poiché il divieto di entrata in Svizzera contro di lui era all’epoca ingiustificato.
Gli avvocati difensori, Mauro Mini per Cuomo e Mario Molo per Verda, nelle loro arringhe avevano tentato invano di smontare l’accusa principale di corruzione passiva in relazione al dissequestro, ordinato nel giugno del ’99 dall’ex magistrato, dei tre milioni di franchi che appartenevano a Francesco Prudentino, attualmente detenuto in Italia per omicidio e associazione mafiosa. Per Giudici dal dissequestro Verda voleva guadagnarci 800 mila franchi come ricompensa e grazie all’intermediazione di Cuomo. Soldi che sarebbero serviti a tamponare la difficile situazione finanziaria di Desirée Rinaldi, all’epoca fidanzata e oggi moglie di Verda, che aveva accumulato quattro milioni di debiti con la società Acque minerali San Bernardino. E la Corte ha condiviso in buona sostanza questa tesi, ma ha tenuto conto del grave stato di salute di Verda, che è affatto da un cancro, e dalla sua angoscia per i debiti della Rinaldi.
Prudentino, ritenuto dagli inquirenti italiani un esponente di spicco dell’organizzazione criminale Sacra Corona Unita, riavuto il suo denaro non versò la “beneficenza” che aveva patteggiato con Cuomo a favore dell’ex magistrato. Ad aiutare la Rinaldi era stato, invece, proprio il presunto boss del contrabbando con “prestiti” a più riprese, e sempre senza ricevuta, per un ammontare di mezzo milioni di franchi. Un aiuto che doveva risucchiare Verda in un’amicizia che alla fine gli ha distrutto alle soglie della pensione trent’anni di carriera nella magistratura.
Si chiude così almeno in primo grado un processo che era partito dall’Italia con la mega inchiesta della Procura di Bari sul contrabbando internazionale di sigarette, riciclaggio, e altri pesanti reati che ha coinvolto sino adesso un centinaio di persone, tra le quali una decina di ticinesi.
All’ex giudice viene dunque risparmiata l’ulteriore onta di nuova carcerazione, mentre la Rinaldi, la cui posizione è stata stralciata da questo processo, è accusata dal procuratore Giudici di falsità in documenti e tra qualche mese comparirà davanti ad un’altra Corte. Cuomo, che soffre pure di un cancro al pancreas, verrà subito estradato in Italia, dove il 17 luglio parteciperà ad un udienza preliminare davanti ai giudici di Bari che lo accusano di contrabbando e associazione mafiosa.
Ma il Ticinogate non finisce qui. Resta ancora aperto il capitolo dell’inchiesta sui “permessi di dimora facili” che ha per protagonisti l’avvocato faccendiere Francesco Moretti e Alberto Zoppi, giurista presso il Dipartimento Cultura il secondo. Moretti è tuttora in carcere, nel suo studio in una cassaforte la polizia trovò 12 milioni di franchi in contanti, mentre Zoppi è stato scarcerato dopo una breve detenzione.
Contro di loro ha puntato il dito anche Cuomo, il quale sostiene che i due volevano “farlo fuori” mettendolo in cattiva luce con le autorità e ostacolando il rinnovo del suo permesso di soggiorno in Ticino, per facilitare così il rientro nel traffico delle sigarette di Ciro Mazzarella, nipote di Michele Zaza che per la polizia italiana è uno dei capi della camorra. E alcune intercettazione telefoniche ascoltate nel dibattimento di Lugano sembrano confermare le sue accuse.
Elisabetta Pisa

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