Anche la Svizzera contesta la pena di morte
In occasione della giornata mondiale contro la pena capitale, la Confederazione ha ribadito domenica il suo impegno a favore dell'abolizione in tutte le circostanze e ovunque nel mondo.
«La pena di morte costituisce un atto lesivo dei diritti umani fondamentali», ha ricordato la ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey. Nel comunicato si legge inoltre che «La sua applicazione non produce alcun effetto riparatore, non ha nessun carattere dissuasivo e pertanto non può migliorare la protezione della società».
La lotta per l’abolizione della pena di morte – è stato sottolineato – costituisce una delle priorità della politica estera svizzera in materia di diritti umani. Da diversi anni Berna si impegna per un mondo senza pena di morte e ha patrocinato la quarta edizione del Congresso mondiale contro la pena di morte, tenutosi in febbraio a Ginevra.
I due terzi dei paesi del globo hanno abolito la pena capitale nella legge o di fatto. «Il processo verso l’abolizione sembra irreversibile. La tendenza che si sta delineando a livello internazionale ci conforta e dev’essere incoraggiata», ha aggiunto Calmy-Rey.
Per questo motivo, la Svizzera accoglie con favore la recente istituzione della Commissione Internazionale contro la Pena di Morte (CIPM), che tra i suoi membri conta anche l’ex ministra Ruth Dreifuss. Berna ha infine lanciato un appello a tutti gli Stati affinché adottino una moratoria sulla pena capitale in vista dell’abolizione definitiva.
swissinfo.ch e agenzie
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