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Anche la Svizzera fa i conti con l’«eco-terrorismo»

Un'azione dimostrativa degli animalisti del PETA nel centro di Basilea Keystone

Attaccano i negozi di pellicce, i macellai, i circhi e le voliere nei parchi, come pure i Mc Donald's e i laboratori di sperimentazione animale. Il Fronte di liberazione degli animali fa degli emuli anche in Svizzera. Bisogna aver paura degli «animalisti»?

Lo scorso mese di luglio, ignoti hanno approfittato dell’oscurità per forzare la grata della voliera del parco Mon-Repos di Losanna, a pochi passi dalla sede del Tribunale federale. Gli uccelli «liberati» hanno probabilmente reso felici le volpi che si aggiravano nei dintorni…

Per la terza volta in 16 mesi, queste voliere di cocorite e piccoli pappagalli sono state il bersaglio degli «animalisti».

Schiavitù e colonizzazione

I militanti di questo movimento in pieno sviluppo – per i quali la vita di un coniglio o di un gatto vale quanto quella di un uomo – sostengono che rompere una vetrina non rappresenta un atto di violenza.

«Il modo in cui si trattano gli animali, considerandoli dei beni di consumo e negando i loro interessi, è altrettanto illegittimo della tratta dei neri, della schiavitù e del colonialismo». A Losanna è il movimento LausAnimaliste ad essere il più attivo. Formato da alcune decine di membri, soprattutto giovani, organizza incontri informativi e manifestazioni per le strade. Senza però inneggiare alla violenza, eccezion fatta per le vetrine frantumate.

Come si legge sul suo sito internet, LausAnimaliste è impegnata su cinque fronti: la pelliccia, il foie gras, il consumo di animali per la loro carne o la produzione di prodotti derivati, la vivisezione e lo sfruttamento e l’imprigionamento degli animali per il piacere dell’uomo.

«Non vogliamo gabbie più grandi o ammaestratori “affettuosi” – dichiara l’associazione AZOT (Aktion Zirkus ohne Tiere) di Lucerna – ma esigiamo la liberazione degli animali da ogni abuso e sfruttamento».

Spettacoli degradanti

«Questi animali – sostiene AZOT – sono costretti ad esibirsi in spettacoli degradanti e a compiere esercizi inaccettabili: gli elefanti, ad esempio, devono alzarsi sulle gambe posteriori, un movimento raramente osservato in libertà, a parte durante l’accoppiamento. Per gli elefanti, questa posizione rappresenta un grande supplizio».

Hans Vanja Palmers, 60 anni, è l’erede dell’azienda produttrice della biancheria intima Calida, rivenduta alla morte del padre. Grazie ai mezzi finanziari della sua fondazione Felsentor, l’ex hippie segue l’intera tournée del circo nazionale Knie.

«Nessun animale del circo Knie è nato in cattività: tutti sono stati strappati dal loro ambiente naturale. Per diventare docili hanno subito le peggiori sevizie», accusa Hans Vanja Palmers, discepolo dello psicologo americano Timothy Leary, che all’epoca si era battuto per la legalizzazione delle droghe psichedeliche e dell’LSD.

Il direttore tecnico del circo e addestratore di elefanti, Franco Knie, rifiuta ogni confronto: «Non accettiamo di dialogare con gente che non dispone di conoscenze professionali adeguate. Da Knie tutto è pubblico: le ripetizioni con gli animali, il serraglio e il trasporto delle bestie».

«Al contrario – aggiunge – discutiamo regolarmente a livello scientifico con la Protezione svizzera degli animali».

Due linci, quattro procioni…

L’estate scorsa, un’azione contro lo zoo di Magliaso, vicino a Lugano, è stata rivendicata dal sito internet di ALF, il Fronte di liberazione degli animali, basato a West Palm Beach (Florida).

Due linci, quattro procioni, due avvoltoi e un gufo reale sono stati liberati nei campi circostanti. Il gesto è stato rivendicato sul sito Bite-Black Magazine dell’ALF, nello stesso momento in cui veniva attaccato un negozio di Losanna (vedi a fianco).

Bisogna dunque aver paura degli «animalisti»? Nei centri urbani i venditori di pellicce temono per le loro vetrine; i loro clienti si fanno invece apostrofare per strada. Alcune macellerie, ristoranti e Mc Donald’s sono stati imbrattati con della pittura rossa; sui manifesti dei circhi Nock e Knie sono apparse scritte che annunciano falsamente l’annullamento della tournée. Delle azioni di protesta tutto sommato poco malvagie?

Misure severe

«Cosa succederà il giorno che uno di loro tenterà di aprire le gabbie degli animali feroci?», s’interroga preoccupato un ispettore di polizia losannese.

Partito dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, il movimento si è diffuso nell’Europa continentale, Svizzera inclusa. La ragione? Le autorità anglosassoni hanno adottato misure severe per contrastare gli «eco-terroristi» che agiscono spesso mascherati o incappucciati.

Alcuni tra i militanti più violenti sono dietro alle sbarre. Considerati dei «prigionieri politici» dai loro compagni di fede, preferiscono oramai dei terreni meno minati.

swissinfo, Olivier Grivat
(traduzione dal francese di Luigi Jorio)

Un tribunale svizzero ha condannato per la prima volta un militante animalista che nell’aprile 2007 a Losanna (Vaud) aveva danneggiato dei negozi di pellicce ed una roulotte del circo.

Il giovane 20enne ha ammesso di aver lanciato, a tre riprese, una pietra contro un negozio del centro cittadino, rompendo tre vetrine. Ha pure preso di mira un altro negozio e le roulotte del circo Nock, sui quali ha scritto a colpi di spray «Schiavitù e tortura per animali innocenti».

L’attivista è stato inoltre accusato di diffamazione, calunnia e ingiuria per aver scritto «Assassini di cuccioli di foca – Abbasso le pellicce» sul marciapiede.

A sua difesa, il giovane ha spiegato che i suoi gesti «servono a denunciare alcune violenze inutili e pratiche immorali che causano sofferenze e stress negli animali».

Il tribunale lo ha condannato ad una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere a 20 franchi, sospesa con una condizionale di 5 anni, per danneggiamento e diffamazione.

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